Have no fear, Flash is here…
In Gara-1 aveva cominciato a giocare dal secondo tempo in poi, indirizzando la partita verso una facile vittoria degli Heat; in questa Gara-2 invece Dwayne Wade ha deciso di mettere subito in chiaro quale fosse il pericolo pubblico numero uno per Washington.
In una serata in cui Shaquille O'Neal non è sembrato ancora al 100%, per stessa ammissione del suo allenatore, c'era bisogno del miglior “Flash” per contenere la voglia di rivincita della banda di Eddie Jordan, battuta nettamente nella prima sfida ma intenzionata a vendere cara la pelle per tutta la serie.
Probabilmente conscio di un'autonomia limitata e preoccupato di cadere nuovamente in problemi di falli come in Gara-1, Shaq ha comiciato forte già dal primo quarto, forse con l'intenzione di intimidire gli avversari e di mettere a tabellone un vantaggio psicologicamente importante per Miami.
Ed in effetti ci è riuscito, segnando 10 dei suoi 16 punti finali nella prima frazione, spazzando via in diverse occasioni i malcapitati Brendan Haywood (altra serata da incubo per lui, uscito per 6 falli e molto impreciso al tiro) e Michael Ruffin.
“Certo Shaq non è al 100%, e questo lo possono intuire tutti, però anche in precarie condizioni fisiche è ancora il centro più dominante della lega”, ha commentato Stan Van Gundy a fine gara, “Non credo ci siano tanti lunghi con le sue statistiche nei playoff; se giocherà sempre così le nostre possibilità di vittoria rimarranno alte”.
Quello che però dovrebbe confortare maggiormente il più giovane dei Van Gundy è la strepitosa prestazione offerta dall'altra superstar della sua squadra.
Con il risultato ancora in equilibrio, un +3 per gli Heat gentile concessione di una tripla di Damon Jones, è stato infatti Dwayne Wade a firmare con la collaborazione di un prezioso Eddie Jones il mini-parziale che dalla metà del terzo quarto ha lanciato Miami fino al +14 con 3 minuti da giocare.
I 31 punti con un fantastico 10 su 15 dal campo non hanno incrinato le convinzioni difensive degli Wizards tanto quanto i 15 assist, record di franchigia per una partita di playoff, distribuiti al termine delle solite immarcabili penetrazioni.
“Sto lavorando molto per diventare un buon playmaker”, ha affermato Wade dopo l'incontro, anche se la sua forza sta proprio in quell'essere giocatore atipico, difficile da marcare e sostanzialmente impossibile da accoppiare in transizione.
Le praterie che si sono aperte per i tiratori di Miami in seguito alle scorribande di “Flash” sono state sfruttate alla perfezone dai cecchini di Van Gundy, a dimostrazione del fatto che questa squadra è stata sapientemente costruita in estate con un disegno tecnico-tattico ben preciso.
La percentuale dal campo superiore al 57%, soprattutto se confrontata con il 41% degli avversari, non può che sottolineare il grande lavoro svolto da Van Gundy e dal demiurgo Pat Riley.
Nonostante una serie di errori dalla lunetta (18 su 40 tentativi con lo zampino classico di Shaq), Miami ha amministrato con relativa tranquillità il finale di partita, soffrendo solo nelle situazioni di transizione scaturite da palla persa: ben 20 nell'arco dell'intera partita che hanno fruttato a Washington 15 punti.
Il risultato finale di 108-102 consegna a Shaq e compagni un 2-0 nella serie che non deve però far credere che i giochi siano fatti.
Washington infatti ha recuperato energie e per tre quarti di gioco ha battagliato alla pari con la miglior formazione dell'Est, grazie alle visionarie soluzioni di Gilbert Arenas (28 punti in 47 minuti) ed alla ritrovata presenza in area di Antawn Jamison, 32 punti con il 50% dal campo.
Sembra proprio l'ex Tar-Heel il giocatore più difficile da controllare per la difesa degli Heat, perché la sua forza fisica e la sua capacità di portarsi sotto canestro creano problemi di accoppiamento a giocatori “piccoli” come Eddie Jones e la sua mobilità (4 su 8 da tre ieri notte) mette in difficoltà giocatori verticali come Udonis Haslem.
Il giocatore che invece mette in crisi con maggiore frequenza la difesa capitolina e manda in fumo tutti i piani difensivi di Jordan è ovviamente Wade, che in pieno rispetto del suo motto: “Have no fear, Flash is here” ha tranquillizzato tutti i tifosi dell'American Airlines Arena che vedevano gli ospiti a contatto nel punteggio con un terzo periodo da incorniciare.
“La chiave per la nostra difesa nella serie è tentare di limitare Wade”, ha osservato con tono lapalissiano Jamison nel dopo gara, “Stasera ci ha distrutto con le sue penetrazioni; dobbiamo cercare di farlo rimanere sul perimetro il più possibile, deve restare lontano dall'area”.
Il fatto è che in molte occasioni tutti sanno che Wade penetrerà , ma nessuno può farci nulla, neppure quel Larry Hughes che per il tanto dannarsi in difesa su “Flash” è rimasto a bocca asciutta per tre quarti per poi infilare 5 canestri sostanzialmente inutili nell'ultimo periodo.
Washington torna ora nella capitale sotto 0-2, nella stessa situazione in cui si era trovata nel turno precedente contro Chicago, ma chi è disposto a scommettere ora su quattro vittorie consecutive di Gilberto e compagni come contro i Bulls?