Big Ben Wallace ha dominato in gara 1 portando i Pistons alla vittoria
L'ultima volta che queste due squadre si sono ritrovate al Palace di Auburn Hills la partita era stata posticipata di 90 minuti per un allarme bomba (fasullo) che annunciava un ordigno nello spogliatoio dei Pacers. La penultima… dovreste conoscerla (Malice at the Palace, Basket-brawl, e altre simpatiche definizioni). Come dichiarava Rasheed Wallace subito prima di gara 1: “Non vedo l'ora! Non vedo l'ora di essere insultato in tutti modi possibili quando giocheremo a Indianapolis, non vedo l'ora di ricevere allarmi bomba in albergo. E' questo che rende la vittoria speciale”. Logica stravagante quanto volete, ma che non dispiacerebbe al grande assente della serie, quel Ron Artest cui il giudice sportivo ha inflitto la squalifica di un anno forse proprio per evitare che ritornasse sul luogo del delitto durante i playoff.
Palace of Auburn Hills, semifinali della Eastern Conference, gara 1.
Ci siamo, dunque.
La partita: i Pacers partono col quintetto base ormai consolidato delle ultime gare, con Tinsley in cabina di regia, Dale Davis a coprire le spalle (soprattutto quella parzialmente fuori uso) di Jermaine O'Neal, Stephen Jackson da ala piccola e lo zio Reggie in guardia. Larry Brown va ovviamente anche lui con i soliti primi 5: Billups, Hamilton, i Wallaces, il principe, Tayshaun Prince, più quell'altro giocatore adorato dal coach che di nome fa “Play” e di cognome “the right way”.
Inizio equilibrato, con Indiana che si affida quasi esclusivamente a Jermaine O'Neal, che si carica la squadra sulla spalla (quella sana) e segna 12 dei primi 16 punti dei suoi per tenere i Pacers in linea di galleggiamento. Nel secondo quarto i lunghi dei Detroit Pistons piazzano il break che manda avanti la squadra di Motown: 16 dei 29 punti del quarto arrivano dal trio Wallace-Wallace-McDyess che, con il contributo di un concretissimo Rip Hamilton, permettono ai Pistons di concludere il primo tempo avanti per 52-38.
Nella seconda metà si è trattato solo di gestire il vantaggio: grazie alla difesa innanzitutto, che sembra tornata ai livelli dell'anno scorso. Detroit concede ai Pacers solo il 39% dal campo e forza 18 palle perse per la squadra di Carlisle. In attacco viene coinvolto moltissimo Ben Wallace, che finirà la serata con 21 punti, 15 rimbalzi e 4 furti, nonostante uno shaquillesco 5/15 ai tiri liberi. Miglior marcatore della squadra risulterà comunque Hamilton, che finirà a quota 28, facendo in tempo a diventare durante la gara il quinto giocatore della storia della franchigia a raggiungere i 1000 punti segnati nei playoff.
I Pacers sono apparsi molto stanchi, reduci dall'impegnativa (mentalmente, più che fisicamente) serie contro i Celtics, conclusa solo due giorni prima: Reggie Miller ha sofferto moltissimo Hamilton in difesa, e in attacco non è riuscito a trovare gli spazi per liberarsi al tiro, grazie agli aiuti dei lunghi sui blocchi e alle perfette rotazioni degli uomini di Larry Brown. Stephen Jackson ha tirato dal campo con il 31% (e non ci vuole Sherlock Holmes per capire perchè, visto che lo marcava Prince), mentre Tinsley è apparso ancora non completamente recuperato (solo 21 minuti in campo per lui, e 6 perse).
Nelle dichiarazioni postgara tutti vogliono mantenere un basso profilo e non “montare” la rivalità tra le due squadre (e qualcosa ci dice che un paio di telefonate dall'Olympic Tower di New York sono partite ad abbonati dell'Indiana e del Michigan…). Il protagonista, Big Ben, dice: “Abbiamo lasciato il passato alle spalle. E' stata una partita fisica, ma pulita e onesta. In attacco volevo attaccare il canestro e mi sembra di esserci riuscito. Peccato per quelle percentuali ai liberi…”. L'allenatore dei Pacers, Rick Carlisle analizza alcuni fattori nei quali la sua squadra può e deve migliorare se vuole avere una chance: “Dobbiamo avere una migliore visione di quello che succede in campo. A questo punto della stagione la buona esecuzione dei fondamentali è importantissima. Quando guarderemo i video ci renderemo conto di quante cose sbagliate abbiamo fatto”.
Il suo omologo sull'altra panchina, Larry Brown, ovviamente non si lascia prendere da facili entusiasmi: “Loro vengono da una serie emotivamente molto forte, ed è difficile cambiare subito registro. Mi aspetto da loro una grande prestazione in gara 2”.
Questa gara-1 è stata sorprendentemente sopra media per quanto riguarda i punteggi: nella serie dell'anno scorso i Pistons segnarono 75.2 punti di media e i Pacers 72.7 in 6 partite. Difficile che la difesa di Detroit lasci ad Indiana grandi percentuali e punteggi alti. L'unica speranza sarebbe allora di tenere la squadra di Brown a punteggi contenuti. Impresa difficile, ma questi Pacers ci hanno abituato a grandi reazioni d'orgoglio.