Aprile nelle Majors

Elezione scontata per il Player of the Month di American League: Brian Roberts dei Baltimore Orioles.

E' passato circa un mese dall'inizio di questa regular season 2005 e già  abbiamo assistito a diverse sorprese ma anche a molte conferme.

Vediamo dunque quali sono stati i giocatori, o le squadre, che si sono distinti particolarmente in questo mese di aprile e chi, al contrario, ha incontrato le maggiori difficoltà .

CHI SALE

DERREK LEE: nella prima stagione in cui i Chicago Cubs hanno dovuto rinunciare a Sammy Sosa e gli infortuni hanno perseguitato ancora lo sfortunatissimo Nomar Garciaparra, è stato proprio lui a caricarsi quasi totalmente il peso dell'attacco della formazione allenata da Dusty Baker; purtroppo i risultati della squadra non sono entusiasmanti, ma i suoi numeri sono strepitosi.
Un aprile da MVP che ha visto l'ex prima base dei Marlins primeggiare in tutte le graduatorie della Triple Crown, totalizzando 32 RBI con 9 fuoricampo (di cui 2 walk-off per vincere la partita) ed una media battuta di .393 che ovviamente lo rende uno dei battitori più temuti del momento.

BRIAN ROBERTS: se Lee è stato il giocatore più caldo della National League, nell'American l'uomo che ha impressionato maggiormente è stato sicuramente Brian Roberts.
Il seconda base dei lanciatissimi Baltimore Orioles ha contribuito in maniera determinante ai successi della franchigia, non solo supportando alla perfezione il temibile cuore del line-up di Lee Mazzilli, ma addirittura rivelandosi un'autentica macchina da valide e da RBI.
Se infatti non sorprendono le comunque molte basi rubate (già  12), ad impressionare è la produzione di RBI e la capacità  di inventarsi slugger.
I 9 HR ed i 28 RBI sono un dato significativo quasi quanto la stratosferica media battuta, .365, e non sono da sottovalutare i 3 tripli, che per un lead-off significano un punto praticamente assicurato.

DONTRELLE WILLIS: come commentare un pitcher partente di 23 anni alla sua terza stagione MLB che inizia l'anno con 6 vittorie su 6 decisioni e lascia meno delle briciole agli avversari?
Se infatti si dovesse assegnare un ipotetico Cy Young Award mensile, quello della NL andrebbe all'unanimità  a “The D-Train”.
Il mancino dei Florida Marlins sta letteralmente annientando tutti i line-up che incontra, concedendo appena 28 valide in 42 inning lanciati e mantenendo la propria media ERA poco sopra l'1 (1.07); la resistenza e la continuità  poi non mancano (già  3 complete-game e 2 shutout), vedremo se riuscirà  a mantenere questi ritmi per tutto l'anno e se il suo mortifero change-up, secondo nella lega solo a quello di Johan Santana, continuerà  a mandare fuori ritmo i battitori avversari.

WASHINGTON NATIONALS: da una formazione che cambia nome, città  e logo non sempre ci si possono attendere grandi risultati nel breve periodo, soprattutto se la versione precedente sfiorava la barzelletta, almeno negli ultimi anni.
Questi Nationals però stanno mettendo a tacere tutte le prevenute critiche dell'inverno, risultando uno dei team più in forma del momento e piazzandosi al terzo posto, il secondo per la corsa alla wild-card di NL, in una division difficilissima come la NL East.
Le prestazioni dei reduci dall'espereienza Expos sono migliorate notevolmente, soprattutto quelle di Brad Wilkerson e del pitcher John Patterson, ed i nuovi arrivi hanno portato esperienza e carisma nello spogliatoio.
Livan Hernandez, fresco di centesima vittoria in carriera, è una sicurezza e lo stesso Esteban Loaiza sembra sulla buona strada per uscire dal tunnel in cui era entrato nell'anno passato; forse i playoff non arriveranno, ma nella capitale possono dirsi, per il momento, soddisfatti.

JON GARLAND: in una rotation, quella dei roventi Chicago White Sox di inizio 2005, che annovera nomi del calibro di Mark Buehrle, Freddy Garcia ed Orlando Hernandez, pensare che la star del reparto lanciatori della squadra sia il 25enne Jon Garland potrebbe sembrare azzardato; le statistiche di questo aprile però supportano in pieno questa tesi, perché il partente di Chicago sta seguendo scrupolosamente i passi di Willis nell'American League, ottenendo 6 vittorie su 6 partenze.
La media ERA è leggermente superiore, 2.42, ma la sicurezza sul monte e la solidità  delle sue prestazioni (2 complete-game shutout già  griffati) ricordano molto da vicino quelle di un candidato Cy Young.

CHI SCENDE

NEW YORK YANKEES: come non citare tra i primi imputati di questa stagione i deludenti Bronx Bombers di inizio 2005; penultimo posto nell'AL East, record ben al di sotto del 50% e pitching staff che, Randy Johnson escluso, sta soffrendo le pene dell'inferno. Pessimi Kevin Brown e Jaret Wright, appena sufficienti Carl Pavano e Mariano Rivera; mai dare per morti i ragazzi di Joe Torre però perché con un A-Rod in grande forma una striscia vincente, e risolutiva, potrebbe essere dietro l'angolo.

OLIVER PEREZ: non è facile essere etichettati come il Randy Johnson del futuro e riuscire a mantenere alto il livello delle proprie prestazioni, e non è facile dimostrare sul campo, da spot starter di una franchigia gloriosa come i Pittsburgh Pirates, che tutte le lusinghiere parole spese in proprio favore sono state meritate.
Il mancino partente dei Bucs per il momento sta deludendo tifosi e critica, disputando un pessimo avvio di stagione da 4 sconfitte in 7 partite, a fronte di una sola vittoria, e facendo registrare una imbarazzante media ERA di 8.03; la leadership nei punti concessi in tutta la MLB non aiuta certo la sua indifendibile posizione.
La speranza, non solo dei suoi tifosi, è che ritrovi al più presto le sue 4-seem fastball e la sua velocissima slider.

DEWON BRAZELTON: essere una prima scelta del draft e giocare nei Tampa Bay Devil Rays non si può certo considerare una fortuna, ma il possente lanciatore al quarto anno nelle Majors non sta facendo nulla per smentire i suoi, tanti, detrattori.
Mai una partita senza errori, mai uno sprazzo di classe che possa lasciare intuire un talento su cui basare il proprio futuro: 1-6 il record e 6.03 di media ERA con 9 HR già  concessi, in molte formazioni di Triplo A c'è di meglio.

BARRY ZITO: è molto triste vedere un giovane pitcher già  premiato con un Cy Young Award non riuscire a ritrovare i propri lanci e la propria efficienza sul monte, ma purtroppo è quello che sta accadendo già  da un paio di stagioni al mancino degli A's, che dopo la storica stagione 2002 non si è più confermato, scendendo gradatamente di livello fino ad arrivare all'1-4 di questo aprile.
Ma non sono tanto le statistiche a preoccupare, quanto piuttosto l'impressione che la sua leggendaria curva, un vintage slow hook che mandava in visibilio i palati fini di tutta la MLB, non sia più un'arma così efficace: gli slugger avversari sembrano averla inquadrata, ed anche il suo cambio non trova più i fili di un tempo risultando un lancio debole e facile da colpire, ma con un po' di fortuna e l'aiuto di una difesa che potrebbe (e dovrebbe) migliorare il mancino di origini italiane ha tutte le possibilità  per tornare il grande campione del 2002.

JASON LARUE: una delle tante delusioni dei Cincinnati Reds di questa stagione, la cui unica nota positiva sembra essere il nuovo impianto. Considerato anche l'ingaggio non certo modesto che si porta dietro, il catcher dei “rossi” sta attraversando un lunghissimo periodo di slump, che lo ha portato ad una media di .175 ma soprattutto ad andare srikeout ben 34 volte su 80 apparizioni al piatto: che la forza sia con te, Jason.

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