Un grande attaccante, un grande difensore e qualche storia tesa
Nate Mc Millan lo sa bene: nel 1995 la Seattle di Gary Payton e Shawn Kemp superò il primo turno contro i Kings e volò dritta alla finale della Nba. Forse quest'auspicio ha impietosito il coach dei Sonics che ha concesso un giorno di riposo assoluto ai suoi giocatori. Beninteso, va molto di moda nella Nba: Stan Van Gundy ha concesso addirittura due giorni facendo saltare di gioia Kenion Dooling.
"Questi ragazzi hanno meritato un po' di riposo - ha spiegato il coach - non c'è pericolo che perdano concentrazione e la motivazione a vincere che ci ha portato sino a qui." La squadra, aggiungiamo noi, che, senza i Phoenix Suns sarebbe sotto gli occhi di tutti come la più sorprendente.
Ray Allen è l'uomo di riferimento: una stella silenziosa che difficilmente fa parlare di sé. Perfetto per giocare in un angolo degli Stati Uniti non troppo considerato dal resto dell'America. Quando va sul campo Seattle, spesso sulla costa est si è già a dormire. L'ex Bucks è il miglior marcatore dei playoffs con 32.5 punti a gara. I suoi 45 in gara4 alla Arco Arena hanno girato definitivamente la serie.
Il suo problema però si staglia all'orizzonte e si materializzerà con l'inizio della serie con gli Spurs: lo attende una robusta dose di "cura Bruce Bowen". "Non si può dire che giochi a basket - ha commentato Ray Allen che in passato ha già schernito l'ex allievo di Pat Riley - la sua difesa, ve lo può dire chiunque nella Nba è una serie di trucchi, più o meno sporchi, e poca tecnica. Non è certo come Reggie Evans o Danny Fortson."
Sui modi di Fortson si potrebbe scrivere un libro con prefazione di Chabarkapa. Forse non è stato l'esempio più felice. Anche perché "l'amico di Shaq" s'è fatto sentire: "Lo abbiamo nel mirino - ha piegato Fortson, riferendosi a Bowen - so bene che il mio ruolo in questa serie sarà quello di proteggere Ray e Lewis da Bowen."
Forse la Nba avrà preso nota.
D'altronde proprio in questa regular season non sono mancate le occasioni: il 5 febbraio per poco non ci scappò la rissa. In sala stampa arrivò poi una dichiarazione che spiega del "candore" di certi giocatori Nba: "E' stato un amico, ora non lo è più. Oggi è entrato in campo solo per mollare pugni e gomitate."
Bowen dal canto suo non ha replicato alle accuse, preferendo parlare dell'importanza del tiro da tre nella serie. Difficile contestare il suo punto di vista: "cresciuto alla scuola di Riley del "non rialzare il tuo avversario se no ti multo", Bruce ha poi completato la sua formazione alla scuola di Greg Popovich. Bowen non è li per il talento, al limite può mettere qualche tiro con tre metri di spazio. L'ex Miami è li per difendere: si tratti di Mc Grady, di Bryant. Il suo mercoledì da leone cadde due anni fa, in una gara2 proprio contro i Los Angeles Lakers in cui andò oltre i 20 punti.
"Terremo gli occhi aperti, ha dichiarato Jerome James che ha segnato 17 punti a partita nel primo turno ed è stato accusato a sua volta di durezza eccessiva da parte di Rick Adelman. Anche gli occhi di Peter Vecsey, da New York saranno aperti: proprio questa stagione il guru del New York Post definì Bowen killer e "Pop" mandante dopo una partita contro la New Jersey di Vince Carter.
"Dobbiamo giocare la nostra pallacanestro - ha spiegato Mate Mc Millan che, da grande difensore, in campo si arrangiava su Michael Jordan - e non lasciarci tirare dentro a eventuali provocazioni. Di certo voglio che la mia squadra sia fisica. Perché contro Sacramento lo siamo stati a tratti, prendendo 68 punti nel primo tempo di gara4 prima di rivoltare la gara"
Alla Nba, che al prossimo turno potrebbe avere a che fare con un nuovo Detroit-Indiana, non dispiace che il fuso scoraggi chi a est vuole vedersi Seattle.