L'esplosività di Josh Howard a rimbalzo, uno dei fattori decisivi per la vittoria dei Mavs.
Doveva essere una serie equilibrata e lo è stata.
Doveva essere la serie del grande duello tra Tracy McGrady e Dirk Nowitzki e lo è stata solo in parte.
Doveva essere la prima serie vinta da TMC dopo tante delusioni subite al primo turno e non lo è stata.
Dopo sei partite tiratissime giocate tra l'American Airlines Center di Dallas ed il Toyota Center di Houston infatti la sfida tra Mavs e Rockets era in perfetta parità sul 3-3, con i Mavericks con il vantaggio, relativo viste le 4 vittorie esterne già registrate nella serie, di potersi giocare la partita decisiva davanti ai propri sostenitori.
Nei quintetti di partenza nulla di nuovo rispetto alle ultime tre gare, ma l'approccio alla partita è stato decisamente diverso per le due formazioni.
In campo infatti si è visto sin dalla palla a due un solo team, i Dallas Mavericks, che hanno preso il controllo della gara e dei ritmi senza mai voltarsi indietro come già era capitato loro in un paio di sfide a Houston.
Con un Dirk Nowitzki conscio delle proprie difficoltà ad entrare in partita ed a confrontarsi con la marcatura non fissa ma comunque adeguata di TMC, Avery Johnson ha preparato la gara in maniera perfetta, caricando i suoi al punto giusto e mantenendoli concentrati sulla partita dal primo al quarantottesimo minuto.
Anche il solito punto debole dei Mavs, la difesa, ha funzionato come non mai nella sfida di ieri notte, subendo sì 60 punti dalla combo TMC-Yao, ma obbligando le due superstar avversarie a forzare molte conclusioni in situazioni di raddoppio con il risultato di abbassare le loro percentuali.
Ma il capolavoro di Dallas è stato sicuramente quello di annullare completamente l'apporto degli altri giocatori di Houston, quei panchinari che in quasi tutte le sfide di questo turno erano entrati a partita in corso cambiandone gli esiti.
Praticamente nullo il contributo dei tiratori Jon Barry e Mike James, mortiferi nelle vittorie dei Rockets con le loro soluzioni dalla lunga distanza, e sostanzialmente ininfluente la presenza in campo di giocatori esperti ed in grande forma verso la fine della regular season come David Wesley e Bob Sura.
Dall'altra parte del campo invece sia i membri dello starting five che gli uomini chiamati a subentrare dalla panchina hanno mostrato il meglio del loro repertorio, tirando con percentuali irreali per una Gara-7 di playoff sia dal campo, 51%, che dalla lunetta, 93%.
L'eroe della partita, non il solo ma sicuramente il più appariscente, è stato Jason Terry, già protagonista di un'ottima serie e decisivo in un paio di vittorie dei Mavs.
Dopo un primo quarto in cui il trend della partita si era già intuito, chiuso con i padroni di casa in vantaggio di 12 punti, in apertura di secondo periodo si è concretizzato il parziale decisivo che ha lanciato Dallas verso la gloria e gettato gli ospiti nello sconforto.
Uno scatenato Terry ha realizzato 13 punti in pochi minuti monopolizzando il break di 17-5 in favore dei ragazzi di Avery Johnson, chiudendo un primo tempo da incorniciare con 21 punti.
L'energia di Josh Howard, 21 punti finali con 11 importantissimi rimbalzi, e l'applicazione in area pitturata di un umile Nowitzki, doppia-doppia da 14 punti ed altrettanti rimbalzi, hanno fatto il resto, consentendo alla formazione del patron Mark Cuban di mantenere saldamente le redini di una partita che in realtà non è mai iniziata.
“In tutta la stagione abbiamo offerto grandi dimostrazioni di impegno e perseveranza, e quetsa serie è sta l'apoteosi della nostra grande voglia di vincere; abbiamo avuto dei momenti di notevole difficoltà ma non ci siamo mai arresi”, ha commentato coach Johnson sottolineando la grande impresa compiuta dai suoi, divenuti la terza squadra della storia a vincere una serie di playoff dopo aver perso le prime due gare interne.
L'incontro non ha fornito molti spunti tecnici, se non il vano tentativo di McGrady e di un cavalcatissimo Yao Ming (23 tiri in 43 minuti di utilizzo) di uscire con dignità dalla post-season 2005.
“Sono disgustato per come le cose sono andate stasera e sono furioso come mai lo sono stato nella mia carriera”, ha dichiarato il grande sconfitto, “Ma comunque non ho intenzione di abbattermi più del dovuto: ho 25 anni ed ho ancora molto tempo davanti a me per vincere; tornerò l'anno prossimo, tornerò l'anno prossimo”.
Ci tiene T-Mac a ribadire che avrà altre occasioni, a partire dal 2006, per superare il primo turno di post-season dopo un'altra delusione, la quinta, e l'ultima frase ripetuta quasi tristemente per due volte suona come una promessa per i delusissimi tifosi di Houston, che oltre all'elimnazione hanno dovuto subire anche l'affronto di uno storico -40, ed una minaccia per tutti i suoi avversari.
Probabilmente non sarà facileda digerire il 116-76 con cui i Rockets salutano quest'edizione dei playoff, dopo essere stati avanti nella serie per 2-0 e con la possibilità addirittura di centrare un clamoroso sweep ai danni dei “cugini” texani.
Onore dunque ai Dallas Mavericks che si qualificano ed andranno a sfidare quell'autentica macchina da punti che porta il nome di Phoenix Suns, diretta alla perfezione da un ex di lusso come Steve Nash, che lasciato il Texas si avvia verso uno strepitoso titolo di MVP della lega.
Grande merito per questo successo va dato a coach Avery Johnson, all'esordio assoluto nei playoff come allenatore e subentrato in corsa al veterano Don Nelson.
Il piccolo grande uomo con la voce di Paperino ha saputo trasmettere ai suoi ragazzi una grandissima convinzione nei propri mezzi ma soprattutto un animus pugnandi, tipico dei suoi anni da giocatore, che mai i Mavs avevano mostrato nelle gestione precedenti.
Anche le mosse tattiche si sono rivelate azzeccate, ultima quella di concedere 19 minuti al 36enne Darrel Armstrong nella decisiva Gara-7 per contenere l'esuberanza del cecchino Mike James.
L'ex-Magic non ha deluso confermando le sue strepitose qualità di fighter, facendosi trovare pronto, come solo i grandi professionisti sanno fare, dopo la miseria di 11 minuti dispuati in totale nella serie.
Ora i Mavericks sono attesi dall'esame Phoenix Suns, con la speranza di ritrovare il vero Dirk Nowitzki e di recuperare l'acciaccato Keith Van Horn, importantissimo per la rotazione di Johnson ed ancora seduto per tutta l'ultima gara contro Houston.
Una sola certezza: ci sarà da divertirsi.