M.V.P.

Si Steve, sei proprio tu l'MVP 2005…

Durante il corso dei play off l'NBA assegna i riconoscimenti per la stagione regolare appena conclusasi, il più ambito, il più importante è quello di MVP: Most Valuable Player, Duncan, O'Neal, Garnett, Malone tutti i grandi del gioco hanno vinto questo premio, che non sostituisce un anello di campione NBA, ma da un riconoscimento ufficiale alla grandezza di un giocatore; in america si sono accorti di Garnett dopo l'MVP dell'All Star Game e, sopratutto, dopo l'MVP awards della passata stagione, nonostante fosse da anni l'anima tecnica e morale dell'intera franchigia dei T-Wolwes.

Questa stagione è stata molto particolare per l'NBA, il ritorno di O'Neal a Est, la rissa di Detroit, l'irrompere del basket dei Suns di D'Antoni e Nash, la presa di possesso dello status di superstar di Wade e di Lebrone James, i Lakers fuori dai play off, insomma una rivoluzione copernicana dietro l'altra.

Questa stagione particolare ha espresso diversi papabili per il premio di MVP, le mie scelte vanno per questi candidati:

Shaquille O'Neal: The Diesel ha cambiato costa, si è rimesso in una condizione fisica accettabile, ed ha ripreso a dominare cambiando rapidamente gli orizzonti di un'intera conference. Gli Heat sono passati dallo stentato primo turno ai play off della scorsa stagione ad essere dei contender per il miglior record della lega e pronosticatissimi candidati alla finale di conference contro i Pistons. Tutto ciò mantenendo la media punti più bassa della sua carriera, 22.9, salvo quella della disgraziata ultima stagione con i Lakers.
O'Neal ha cambiato completamente la percezione che le altre squadre hanno degli Heat, ha cambiato gli spazi per il gioco di Wade, ormai in rampa di lancio per essere uno dei primi 5 player della lega, e per il gioco dei tanti gregari che hanno sfruttato le attenzione che le altre squadre riservavano al Diesel.
O'Neal ha cambiato i destini tecnici di una franchigia e gli equlibri tecnici di una conference, prendendo sotto la sua ala i Jones, Haslem, Butler e gli altri giocatori di Miami facendo da catalizzatore anche per gli interessi delle televisioni, divertendosi un mondo e al contempo togliendo pressione a tutto l'ambiente.

Allen Ivereson: 29 anni, da 9 stagioni anima di Philadelphia, controverso, amato, personaggio e giocatore unico per la capacità  che ha avuto di entrare nel cuore dei tifosi di Philadelphia e di tutti gli amanti del basket. Quest'anno Iverson, che è ufficialmente “listato” a 183 cm per 75 Kg, praticamente il fisico del vostro impiegato di banca sotto casa, ha guidato l'NBA per punti segnati, 30 a allaciata di scarpa, ha distribuito 7.9 assist a partita, prestazione valida per il 5 posto assoluto nella lega, la sua miglior statistica di sempre, caricandosi sulle spalle la squadra ogni qual volta ce ne sia stato bisogno, ossia praticamente per ognuna delle 82 partite giocate dai Sixers, ad esempio contro Orlando è stato capace di segnare 60 punti, per due volte ha dato 16 assist, il tutto senza mollare mai un metro di campo ai suoi avversari dall'alto dei suoi 183 cm. Mentre faceva tutto questo ha avuto modo di essere il migliore della lega per palle recuperate. Tanto per gradire.

LeBron James: è vero che la Nike spinge il ragazzo, è vero che la lega ossia David Stern è contento di ogni successo di James e lo amplifica ritenendolo un perfetto testimonial per la NBA del trezo millennio, però il ragazzo di Akron gioca a pallacanestro in una maniera impressionante, sopratutto se ci si ricorda che è la sua seconda stagione tra i professionisti.
Per i soli parziali: 27.2 punti a partita, 7.4 rimbalzi a gara uniti a 7.2 assitenze e a 2.21 rubate, il tutto guidando la lega per minuti giocati e portandosi dietro un tutto esaurito in ogni palazzetto degli USA in cui ha giocato con i suoi Cavs.
Cleveland inizia e finisce con James, è lui l'immagine ella squadra ma ne è anche l'anima tecnica, l'uomo dell'ultimo tiro, l'ancora nei momenti difficili.
Il tutto a 20 anni, data di nascita del James 30/12/1984, con una faccia da far invidia a Denzel Washington, riesce già  a comandare emotivamente giocatori con 10 anni di NBA alle spalle, che risconoscono lo strapotere fisico e tecnico di James.

Steve Nash: il canadese ha ottenuto dai Suns il contratto della carriera, i soldi e gli anni di contratto che Dallas non ha voluto, potuto, dargli. In cambio Nash ha assorbito la pallacanestro pensata da Mike D'Antoni e la tradotta in campo in 62 vittorie e 20 scoonfitte facendo correre e segnare i Suns come nessuna squadra faceva da decenni nell'NBA.
Individualmente Nash e segnato 16 punti a partita e sopratutto dato 11.5 assist a gara, statistiche Stocktoniane, ma è l'energia che ha portato ai Suns la fiducia che ha saputo dare a Joe Johnson, a Marion a Stoudamire a rendere Nash un candidato al premio di MVP.
Nelle partite saltate da Nash per infortunio si è visto quanto la sua capacità  di attaccare su ogni possesso, di trovare l'uomo libero siano importanti per Phonix, siano l'ingrediente che aggiunto all'energia di Stoudamire, all'atipicità  di Marion e ai punti di Richardson e Johnson, ha condotto i Suns al miglior record della lega.
Guardando una partita dei Suns si rimane stupiti per i tanti tiri con 3 metri di spazio a disposizone per i giocatori di D'Antoni, poi esce dal campo per un riposo il canadese e questi tiri scompaiono.
Grazie all'energia di Nash il motore dei Suns può correre a ritmi che le altre squadre NBA non riescono neppure a immaginare, sera dopo sera per tutte le 82 partite della stagione.

Il cuore chiederebbe che il trofeo di MVP andasse ad Allen Iverson, autore di una stagione incredibile, la ragione però spinge a considerare l'impatto che hanno avuto cambiando squadra O'Neal e Nash, sembrano loro i candidati più probabili alla vittoria finale, per il tipo di gioco espresso, per la freschezza, per la novità  portata dai Suns potrebbe essere un canadese il prossimo Most Valuable Player della NBA.

EDIT: Steve Nash si è aggiudicato l'MVP 2005

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