My name is Jon Barry: 12 punti nel quarto periodo.
Non era la prima volta che Tracy McGrady era costretto a giocare quella che si definisce “elimination game”, partita in cui l'unico risultato possibile per non salutare il circo dei playoff è la vittoria.
In verità nelle altre occasioni, quasi tutte in maglia Magic ed una con Toronto, la fortuna non era stata dalla sua parte, tanto da non permettergli mai in carriera di centrare la qualificazione al secondo turno di post-season.
Questa volta però, davanti al suo pubblico e con tutta la responsabilità possibile sulle sue spalle, il numero 1 degli Houston Rockets non ha permesso alla dea bendata di mandarlo in vacanza prima del previsto, o quanto meno non prima di un'infuocata Gara-7.
Sul punteggio di 3-2 nella serie in favore dei Dallas Mavericks infatti si è giocata ieri notte sul parquet di Houston Gara-6 del primo turno di playoff, ed il grande protagonista della serata è stato proprio T-Mac.
In partenza però la troppa tensione accumulata in questi tre giorni, molti per i tempi della post-season NBA, e la paura di subire un'altra beffa di fronte ai propri tifosi, hanno bloccato i padroni di casa che non sono andati oltre i 18 punti segnati nel primo quarto permettendo agli avversari di allungare fino al +10 e di chiudere poi il periodo con 8 punti di vantaggio.
Poi però una sfuriata di Jeff Van Gundy e l'atteggiamento decisamente non adeguato dei Mavs hanno permesso a Houston una lenta ma inesorabile rimonta che si è completata proprio alla fine del primo tempo, quando due invenzioni di TMC hanno esaltato panchina e pubblico mandando le squadre negli spogliatoi addirittura sul 52-45 in favore dei Rockets.
“Ho visto in molti giocatori della mia squadra un atteggiamento di soddisfazione assolutamente ingiustificato dopo il primo quarto, e questo è inaccetabile”, ha commentato coach Avery Johnson a fine gara.
In effetti in una serata in cui Yao Ming è stato in campo poco (27 minuti) e quando ha provato a prendersi delle responsabilità ha fallito (3 su 8 dal campo, 2 su 6 ai liberi e solo 8 punti complessivi), l'occasione che Dallas ha gettato alle ortiche è stata veramente clamorosa.
Infatti la formazione allenata dall'ex playmaker del primo titolo Spurs non ha saputo amministrare l'iniziale panico degli avversari, senza spingere sull'acceleratore quando si poteva piazzare un break decisivo e tirando con percentuali imbarazzanti nel quarto, decisivo, periodo.
A cominciare da Dirk Nowitzki, 5 su 22 e peggior serie di playoff mai giocata in carriera, per passare per l'eroe di Gara-4 Jason Terry, i tiratori dei Mavs hanno letteralmente litigato con il canestro, collezionando un misero 36% dal campo ed un ancora più deprecabile 25% da tre.
Chi invece con il canestro ha giocato a proprio piacimento è stato McGrady, che ad inizio quarto periodo ha dato il via con una tripla da 8 metri ad uno strepitoso parziale in favore di Houston che ha spezzato le gambe ai Mavericks neutralizzando in partenza qualsiasi velleità di rimonta in extremis di Finley e compagni.
Un break di 13-2 che poi è diventato di 19-3 a 7'20″ dalla fine, momento a partire dal quale i ragazzi di Johnson si sono completamente sciolti sotto i colpi degli scatenati Rockets.
L'esuberanza e la carica agonistica degli “alternatorz” Jon Barry e Mike James, 36 punti in coppia ed una presenza nel quarto decisivo degna di due superstar, ha definitivamente dato la svolta ad una partita che mister T-Mac ha dominato abusando degli sperduti marcatori di turno: 14 su 28, 6 su 10 dall'arco e 37 punti uno più bello ed importante dell'altro, a dimostrare che le tre sconfitte consecutive non hanno minato la convizione e la fiducia di questa squadra e del suo incontrastato leader.
“Abbiamo vinto e questa è l'unica cosa che conta veramente”, ha affermato McGrady a fine gara, “Sapevamo che si trattava di vincere o andare a casa, e noi non volevamo proprio che questo accadesse oggi, perciò siamo entrati in campo ed abbiamo giocato alla grande”.
Un “giocare alla grande” che si è concretizzato soprattutto nel quarto periodo, chiuso con un eloquente 32-13 in favore dei padroni di casa che hanno portato a casa l'incontro con un netto 101-83.
Una delle chiavi del parziale dell'ultimo quarto è stata la difesa di Van Gundy, che con Dikembe Mutombo (definito “Biga presidiare l'area al posto del timido Yao, ha indovinato la mossa decisiva: “E' vero, Dikembe ha giocato un ottimo ultimo quarto, ma tutta la partita è vissuta sull'equilibrio; si trattava di segnare o sbagliare, e noi negli ultimi minuti siamo riusciti a fare tutto alla perfezione mentre loro hanno fallito tiri che potevano cambiare la partita”, ha osservato l'ex coach dei Knicks.
Se si eccettua la positiva prestazione di Jerry Stackhouse (21 in 31 minuti e l'ultimo ad arrendersi), gli altri giocatori dei Mavs sono incappati in una serata decisamente negativa che potrebbe costare cara alla formazione seguita con passione da Mark Cuban; adesso infatti si torna a Dallas per una Gara-7 importantissima con tutte le tensioni che una partita di questo valore può comportare.
Chi tornerà a casa con la rabbia di un'eliminazione e chi invece andrà a sfidare i caldissimi Phoenix Suns del possibile MVP Steve Nash?
La risposta nella notte tra sabato e domenica.