L'utilità di Joe Johnson è cresciuta con il protrarsi della serie
E' finito prima ancora di poter realmente cominciare, l'ultimo atto della sfida fra Memphis Grizzlies e Phoenix Suns, scontro testa-coda fra la prima e l'ottava qualificata del ranking della Western Conference.
Dopo che in gara 3 i padroni di casa avevano cercato di sparare all'inizio della partita tutte le proprie cartucce, senza peraltro riuscire a piegare lo spirito degli indemoniati rivali, coach Fratello si è ritrovato in mano una squadra demoralizzata, assolutamente incapace di trovare un modo per mettere in difficoltà Marion e soci.
Al contrario i Suns intravedevano in questa gara 4 la ghiotta occasione di prendere i celebri due piccioni con una fava: ovvero raggiungere il traguardo del secondo turno con alcuni giorni d'anticipo sulle rivali (cosa non disprezzabile per una franchigia che adotta al momento una rotazione di soli 8 uomini), ma anche di cogliere il primo sweep della propria storia dopo quello ottenuto al primo turno dei play-off di 10 anni or sono (ma allora si giocava al meglio delle 5 partite).
Come detto, le intenzioni dei ragazzi di coach D'Antoni si sono palesate in un primo quarto realmente da highlight: la squadra dell'Arizona ha abbassato il piede sull'acceleratore chiudendo i primi dodici minuti sul 39 a 20.
Un mazzata che i Grizzlies hanno provato ad assorbire con un secondo quarto molto volonteroso. Mentre i Suns si guardavano un po' troppo allo specchio, la squadra di Fratello ha ricucito piano piano lo strappo e dopo pochi minuti del terzo quarto, il pareggio è arrivato a quota 64.
Le velleità di Memphis sono state chiuse però immediatamente: troppo forti, troppo mentalmente gasati i viola per lasciarsi rubare lo scettro del comando.
Un altro parziale di 8 a 0 ha riaperto il divario delle due squadre e nell'ultimo periodo, nonostante gli sforzi soprattutto di Gasol e Williams, non è stato poi così difficile per gli ospiti chiudere con un vantaggio in doppia cifra la gara e la serie.
Al termine di una gara simile è difficile scegliere un MVP.
La prova di forza messa in campo dai Suns ha visto uno sforzo da squadra vera, con tutto il quintetto più Jim Jackson chiudere la propria serata in doppia cifra.
Certamente su tutti ha impressionato ancora una volta lo strapotere di Shawn Marion, per lui 23 punti con 11 rimbalzi, 4 assist, 3 palle rubate e altrettante stoppate; ma per una volta da sottolineare è anche la freddezza e la capacità di esecuzione di Joe Johnson che meglio di tutti ha sfruttato i 9 assist di capitan Nash, chiudendo con 25 punti, 4 rimbalzi e altrettanti assist.
Dall'altra parte le parole di Mike Fratello dicono solo una parte di verità .
Per il coach di Memphis: Siamo arrivati per due anni di fila ai play-off. Certo, non abbiamo vinto neppure una gara nella post season, ma è da qui che dobbiamo ricominciare a costruire.
Purtroppo per lui, non tutti i suoi giocatori hanno saputo esprimere tanta filosofia.
E' da notare infatti che Bonzi Wells non si è presentato al FedEx Forum per quello che il suo allenatore ha chiamato un "mutuo accordo", ovvero il segno evidente che l'idillio creato da coach Hubie Brown è sparito, mentre Jason Williams ha scelto di fare mea culpa dopo aver perso il confronto con Steve Nash, prendendosela con un giornalista di un quotidiano locale.
Tornando a ciò che si è visto in campo comunque, gli ultimi ad abbandonare la barca per i Grizzlies sono stati proprio il play numero 2, che ha fatto registrare 20 punti con 8 assist e Pau Gasol, 28 punti e 4 rimbalzi per lui.
Un applauso va anche ai panchinari degli orsi, che a fronte di un punteggio combinato di Wright e Battier di 4 punti in 40 minuti totali d'utilizzo, hanno provato ad aiutare la causa con 50 punti divisi per 4 uomini: Dhantay Jones, James Posey, Stromile Swift ed Earl Watson.
Alla fine però l'unico dato che resta è la nettissima superiorità di Phoenix sui rivali.
La squadra dei Colangelo non troverà certo la strada verso le finali così spianata, ma ad oggi il problema di come gestire una futura serie, se lo porranno maggiormente i tecnici di Dallas e Houston e non quello "scarto" del basket europeo che molti non vedevano in grado di guidare neppure un allenamento, che risponde al nome di Mike D'Antoni.
Alla prossima".