Steve Nash ha fatto le fortune di D'Antoni e degli indici di ascolto delle tv che trasmettono i Suns
Sedici squadre stanno giocando per superare il primo turno dei playoffs. L'eccellenza della Nba si è messa in moto sul serio, dopo una stagione regolare tra le più "bailade" di sempre. La cartina di questa post season dimostra quanto sia cambiata la prima classe della lega. Un evento fondamentale per una Nba che aveva bisogno di cambiare un po' l'aria.
Tecnicamente sono 11 le squadre che sono tornate alla post season dopo l'esperienza dell'anno scorso. A est hanno le novità sono i Sixers, parzialmente, e, in assoluto, Washington e Chicago. Escono New Orleans, New York e Milwakee. A ovest mancano le due finaliste di conference dell'ultima edizione, Los Angeles Lakers e Minnesota T-Wolves, per Phoenix e Seattle.
Poca roba, potrebbe sembrare. Invece questa è la stagione delle novità . Non fanno testo gli eterni San Antonio Spurs, imperniati su Duncan, puntellati da Parker e Ginobili che, rispetto alla squadra di 12 mesi fa, hanno aggiunto solo uomini dalla panchina. Stesso discorso dicasi, e come no, per i campioni del mondo dei Detroit Pistons.
Per il resto un bailamme di stelle che ha completamente ridisegnato la Nba.
Phoenix ha rivoltato il suo destino ingaggiando Steve Nash, il mago che, quasi da solo, ha trasformato in stella Amare Stoudamire e, cambiato la dimensione di Joe Johnson e Quentin Richardson. Houston ha deciso che era necessario affiancare allo Yao Ming, fresco lavoratore modello del sindacato cinese, Tracy Mc Grady, formando la nuova versione di "The Combo".
Due protagoniste degli ultimi anni, Dallas e Sacramento, sono profondamente cambiate perché hanno rinunciato alle loro stelle di riferimento, il già citato play canadese e Chris Webber. I Kings sono la squadra che a ovest fanno maggiore impressione per la presenza di Kenny Thomas e, in alcuni momenti, Brian Skinner, al posto dell'ex Michigan e di Vlade Divac.
Denver è tornata dopo essersi rifatta il look in estate con Kenion Martin ed aver perso per strada "Codice Fiscale" Bzdelik e Michale Cooper. In questo scenario appaiono tranquilli i Grizzlies che hanno "solo" sostituito il dimissionario Hubie Brown con Mike Fratello.
A Est una novità oscura tutte le altre. Jey Leno ci ricava battute al vetriolo per la dirigenza dei Lakers. Miami l'anno scorso era ai playoffs come outsider. Quest'anno la presenza di Shaq ne fa un'incognita in positivo; nel senso che l'intero roster è meno completo di quello dei Pistons. Ma nessuno se la sente di scommettere contro O'Neal.
I Celtics, l'anno scorso malinconici ottavi, e spazzati via da Indiana, hanno un Antoine Walker e un Gary Payton in più. La stessa Indiana, avrebbe amato ripresentarsi con la squadra dell'anno scorso più Stephen Jackson. I fatti di Auburn Hills le hanno portato via Ron Artest.
New Jersey ha perso Martin, rispetto all'inizio di stagione non ha Alonzo Mourning e Aaron Williams, protagonista delle due finali disputate dai Nets. Però c'è Vince Carter. Phila ha, come detto, gettato i suoi dadi, con Webber.
Una benefica ventata di novità Si dice che i serial funzionano perché gli spettatori di affezionano. Anche nello sport è così. Tutti ricordiamo la saga fra Lakers e Celtics degli anni '80.
Non a caso il momento più alto dei '90 è coinciso con le due finali Bulls-Jazz. Altre rivalità importanti: Los Angeles - San Antonio, Miami - New York, Sacramento Dallas.
I motivi di interesse si moltiplicano fino a che il pubblico si stufa. La Nba sempre attenta a quest'aspetto ha compreso le esigenze di un pubblico americano che, più di ogni altro, ha un'idea usa e getta dell'entertainment. Perché lo sport al più alto livello è questo. Soggetto agli indici d'ascolto e di popolarità . Un prodotto venduto come una stagione teatrale, una serie di concerti.
Altri indicatori di quanto le novità siano gradite: la maglia di Shaquille O'Neal, tornata in cima alle vendite con la scritta Heat, la corsa agli abbonamenti a Sacramento e Philadelphia dopo il grande scambio.
La Nba aveva bisogno di cambiare; quindi si è generato questa gigantesca centrifuga che ha risistemato i molti volti di primo piano. D'altronde non tutti gli anni si trovano i Ming o, meglio ancora i James e gli Antony. Ogni tanto è necessario muovere le pedine a disposizione. Ecco perché qualcuno dà in uscita lo stesso James. Non succederà . Ma servono storie per generare marketing. Abbasso le situazioni di stallo. Un altro che ha "rotto", sempre nella stessa squadra, è Garnett.
L'aspetto squisitamente tecnico passa in secondo piano. Siamo qui per vendere le magliette.