Paul Pierce chiede e ottiene più responsabilità in attacco, portando i Celtics sul 2-2
Ancora una volta nella serie tra Boston e Indiana si è assistito ad una partita a senso unico, con una squadra aggressiva e determinata e l'altra che è apparsa stanca e acciaccata. Questa volta è toccato ai Celtics sbancare la Conseco Fieldhouse con una fantastica prestazione di squadra (56,8% dal campo e 53,8% da oltre l'arco) e del leader designato, almeno stante l'assenza per squalifica di Walker, Paul Pierce.
Il numero 34 biancoverde aveva chiesto più responsabilità , più palloni da giocare (e tirare), per diventare davvero il go-to guy di cui questi Celtics hanno un grande bisogno. 15 punti del secondo quarto, 23 nel primo tempo e 30 finali, conditi con una prestazione eccezionale in tutti gli aspetti del gioco (7 rimbalzi, 8 assist, e addirittura 5 stoppate, di cui 3 nel solo primo quarto!) sono una bella risposta a chi (sottoscritto compreso) aveva messo in dubbio la sua leadership. Tanto per capirci, sui primi due possessi della partita prima ha messo un tiro dai 5 metri, e poi è andato in difesa a stoppare un tentativo ravvicinato di Jermaine O'Neal.
Con Pierce a dare l'esempio, tutta la squadra ha ripercorso le orme di gara 1, alzando i ritmi anche grazie alla mossa di Doc Rivers, che per sostituire Antoine Walker ha fatto cominciare in quintetto Ricky Davis, partendo con una small ball a 4 piccoli (con Payton, Pierce e West) più il solo LaFrentz a pattugliare l'area, prima di riequlibrare la squadra con l'ingresso di Al Jefferson per Payton verso la fine del primo quarto, con Boston già a +9.
“Quando giochiamo bene in difesa siamo una grande squadra: abbiamo messo pressione sulla palla e negato facili ricezioni” ha dichiarato Rivers a fine gara. Noi rimaniamo dell'idea che la causa è l'aggressività in attacco, mentre quella in difesa è solo l'effetto (e non viceversa). I ritmi alti costringono Indiana a forzare e sbagliare di più, cosa con questo assetto di squadra insostenibile per i ragazzi di Rick Carlisle.
Proprio il coach dei Pacers non cerca scuse: “Poche storie, ci hanno umiliato. Dobbiamo guardare avanti e cercare di trovare un modo per comptere con loro anche quando giocano a livelli così alti. Grande credito va anche a coach Rivers: i suoi aggiustamenti al lineup ci hanno messo in crisi”.
Il -31 è la peggiore sconfitta nella storia dei Pacers nei playoff, e il 26,9% al tiro la peggiore prestazione di sempre nella post season per la franchigia di Indianapolis. Da segnalare la grande prova di James Jones, che viene lasciato in campo per 36 minuti (11 punti, 9 rimbalzi e 2 stoppate) ed è l'unico che fornisce qualche giocata di energia in una squadra che ieri sera ha fatto vedere tutti i suoi limiti fisici. Reggie Miller ha avuto una serata storta (3/12 dal campo, di cui 3/7 da tre e 0/5 da due per 12 punti finali), più che comprensibile a 39 anni, Jermaine O'Neal ha dimostrato ancora di essere meno che a mezzo servizio (9 e 5 rimbalzi con 4/15), mentre ancora una volta Stephen Jackson è stato più che positivo, con 24 punti e 15 liberi tentati. S-Jax è il giocatore più costante dei suoi finora: nella serie sta viaggiando ad un soffio dai 20 di media con il 41% abbondante da tre (nonostante lo 0/4 di ieri sera).
L'impressione generale è che se Boston gioca riuscendo ad imporre il proprio stile i Pacers abbiano ben poche armi per controbattere. Questa gara 4 è stata stravinta con una soluzione temporanea per tamponare la squalifica di Walker, ma probabilmente Rivers ricorrerà sempre più spesso a soluzioni con quintetti piccoli per forzare i ritmi della gara. Ma i fattori decisivi, più che tecnico-tattici, paiono essere quelli di atteggiamento mentale e fisico di approccio alla partita.
I Pacers perdono così il vantaggio del fattore campo conquistato in gara 2: ora tutto si è ridotto ad una mini-serie al meglio delle 3, con 2 partite al Fleet Center, compresa una eventuale gara 7. In una serie così imprevedibile, arrivare alla partita decisiva non ci sorprenderebbe affatto.