Qualcosa è cambiato

Anche un grande Jerry Stackhouse nella riscossa dei Dallas Mavericks in Gara-3.

Nella serie che vede opposte due delle tre formazioni texane dell'NBA, dopo le due partite di Dallas ferma sul 2-0 in favore dei Rockets, tre erano stati i principali difetti della squadra allenata dall'ex Spurs Avery Johnson: un Dirk Nowitzki assolutamente in ombra soprattutto nei momenti importanti, una difesa che non aveva saputo opporsi allo strapotere di Tracy McGrady ed un apporto della tanto lodata pachina che era stato nettamente inferiore a quello fornito da quella avversaria.

Quando nell'ultimo periodo di Gara-3, disputata ieri notte al Toyota Center di Houston, i Rockets si sono trovati avanti di 8 punti, 88-80, con poco più di nove minuti da giocare davanti ad un pubblico in delirio, per i Mavericks i già  citati problemi devono essere sembrati insormontabili.

Con un eccellente T-Mac (25 fino a quel momento con una tripla-doppia nell'aria) il 3-0 in favore dei ragazzi di Jeff Van Gundy sembrava scritto, come scritto appariva il passaggio del turno dei padroni di casa addirittura con la prospettiva di un clamoroso sweep nel tanto atteso derby.

Se però qualche tifoso presente al Toyota Center si fosse mai spinto, trascinato dall'enfasi del momento, a dare già  per spacciati i Mavs sarà  rimasto molto deluso, se non basito, per quello che è successo sul campo negli ultimi 9 minuti.

Dopo un time-out di disperazione chiamato dal piccolo grande allenatore di Dallas che si riufitava di recitare il prematuro “de profundis” per i suoi, gli oltre 18000 presenti nell'impianto e gli spettatori da casa hanno potuto ammirare la vera essenza dei playoff NBA: una squadra ferita nell'orgoglio che non accetta l'idea di tornare a casa (con un'umiliazione per di più) e mette in campo tutto quello che ha, dalla difesa all'aggressività  a rimbalzo, dalla decisione nell'attaccare il canestro alla reattività  sulle palle vaganti.

Tutto questo, e non solo, sono stati i Mavericks dell'ultima frazione di gioco, che li ha visti assestare ad una frastornata compagine casalinga un eloquente parziale di 20-0 che non solo li ha riportati a contatto nel punteggio, ma ha anche permesso loro di allungare fino a rendere gli ultimi due minuti ininfluenti ai sensi del risultato.

La difesa di Dallas, di molto migliorata dopo il cambio in panchina tra Don Nelson e l'ex playmaker di San Antonio, era apparsa il solito tallone d'achille della squadra nei primi due incontri di playoff, ed anche le statistiche testimoniavano come il fattore da cui dipendevano, in positivo o in negativo, le sorti della serie per i Mavs era proprio l'efficacia difensiva.

Come definire allora una difesa che nel quarto periodo di una partita praticamente decisiva tiene all'asciutto i propri avversari per quasi 7 minuti?

Sembrerà  strano ma è esattamente quello che è successo in Gara-3: dal layup di Mike James dell'88-80 Rockets con 9'31″ da giocare alla tripla di TMC del -9 sono infatti passati 6'47″.

Minuti nei quali l'attacco di Dallas ha ritrovato convinzione ed anche qualche contropiede, merce preziosa ma assai rara nelle prime due uscite di post-season per Nowitzki e compagni.

E proprio il tedesco, deludente fin'ora ed atteso ad un pronto riscatto, è stato insieme all'altro grande imputato delle prime due sconfitte, Michael Finley, il protagonsta del parziale che ha ucciso l'incontro.

I primi sette punti del break decisivo portano infatti la firma del lungo tedesco, che poi chiuderà  con 28 punti ed un incoraggiante 9 su 16 dal campo, ma nel 20-0 ci sono anche le firme di Josh Howard (suoi i tre punti del massimo vantaggio Mavs) e del già  citato Michael Finley.

La netta inversione di tendenza si è avvertita anche da quello che hanno fatto gli uomini che sono usciti dalle panchine: se nelle gare disputate in quel di Dallas erano stati Jon Barry e Mike James a cambiare i trend delle sfide, ieri notte l'impatto della rotazione di Johnson è stato nettamente superiore a quello dei fidati specialisti di Van Gundy.

I 18 punti di un concentratissimo Jerry Stackhouse e l'energia di Marquis Daniels (17 minuti per lui, piccolo aggiustamento di Johnson dopo le prime due gare) hanno contribuito non poco a dare vigore ad una formazione che anche in Gara-3, soprattutto nel primo tempo, è apparsa troppo molle.

Ovviamente con un atteggiamento del genere quel diavolo di McGrady è andato a nozze, realizzando 23 punti nei primi tre periodi e facendo contenti compagni e pubblico, prima di sbattere (ebbene sì, anche lui!) contro il muro difensivo eretto da Nowitzki (molti minuti per lui da centro al posto di uno spento Erick Dampier) e compagni.

Il risultato finale, 106-102 per Dallas, non solo ha riaperto una serie che poteva apparire segnata ma ha soprattutto rovesciato, almeno parzialmente, l'inerzia della sfida, restituendo ai Mavericks quella fiducia che dopo le due inattese batoste casalinghe gli stessi giocatori a libro paga di Mark Cuban ammettevano di aver in parte smarrito.

L'impresa di recuperare dopo due debacle interne non è più una chimera (sarebbero i terzi nella storia a riuscirvi) e la ritrovata vena realizzativa di Nowitzki è sicuramente un'iniezione di fiducia per tutto l'ambiente.

Questo il commento ci coach Johnson dopo la vittoria in Gara-3: “Siamo veramente orgogliosi di questa vittoria, soprattutto dopo le due pessime esibizioni di inizio serie; stasera la nostra difesa è molto migliorata nel quarto periodo, ma fino a quel punto non ero affatto soddisfatto”.

Continua poi il grande Avery sulla difesa dei suoi sulla “combo” di Houston: “McGrady sta disputando un'ottima serie, ma con uno come Yao Ming al fuo fianco si tratta di scegliere il tuo veleno; noi abbiamo avuto stasera anche un grande contributo da giocatori come Marquis (Daniels) in fase difensiva e da un giovane esordiente come Devin (Harris) in fase di impostazione di gioco e di transizione”.

Infine una considerazione sul prosieguo della serie: “Sappiamo che Houston è ancora in vantaggio ed in pieno controllo della serie, ma questa vittoria ci riporta in fiducia, anche se ci sono alcuni punti su cui dobbiamo ancora migliorare molto: per esempio subiamo ancora troppi canestri facili da tre punti, e questo in una gara di post-season è inaccettabile”.

Appuntamento per tutti a Gara-4.

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