Cronicles of the recostruction

A cosa pensi Coach? Non mollare, non quest anno!

E' finita.

E finita quella che senza ombra di dubbio possiamo definire la più travagliata stagione Jazz degli ultimi 25 anni. Mica bruscolini.

Costellata di scelte discutibili in fase Free agency, costellata da infortuni che non hanno lasciato indenne un giocatore uno, costellata da tanta eccitazione prima quanta delusione e apprensione per il futuro della franchigia poi.

Voci di ogni tipo hanno accarezzato le rive del lago salato negli ultimi mesi. Le voci parlavano di come è difficile iniziare un nuovo ciclo, raccontavano soprattutto di come è difficile farlo subito in maniera vincente e di come anche Sloan desse segni di cedimento, l'ultimo vero componente del Big Three che dal 1988 calcava il parquet del Delta Center.

Si perché la notizia che più ha fatto rabbrividire i tifosi dello Utah (tanti), nonché i Jazz dell'intero pianeta (a dire il vero non moltissimi), non era tanto quella relativa all'infortunio di turno e nemmeno quella relativa ad un record che non lo si vedeva dal 1981.

Il problema sono le voci relative all'addio di Sloan. Prima sussurrate a favore di un altro team nella fattispecie Chicago e poi mascherate da possibile ritiro dalla NBA.

Andiamo comunque con ordine, iniziando proprio da questo nodo.

Coach

Altro che preoccupazione per il record negativo!

Diciamocelo chiaramente, la vita del tifoso comune Jazz ultimamente non è di quelle semplici. Obbiettivamente, si rischia la crisi di identità .

La formazione che perdurava da quasi un ventennio ha visto il ritiro dei due giocatori più rapresentativi della storia della franchigia con tanto di lacrime, cerimonia, spumante e ultima in ordine di tempo, la statua per il più piccoletto dei due, alla quale seguirà  nel giro di un anno quella del postino più famoso della terra mormonica.

L'unico punto rimasto invariato della loro storia recente era ed è ovviamente Sloan.

Ora, intendiamoci.
E' una cosa del tutto normale cambiare nella NBA moderna. Il termine bandiera cambia come al McDonalds cambiano i menu. In tutta l' NBA funziona così. Dappertutto tranne che nello Utah.

Qui si è abitutati alla monotonia, non è concepibile andare al DeltaCenter e non riconoscere uno che non sia uno dei campioni che hanno alimentato i sogni di gloria di una comunità  isolata ma fiera come quella di Salt Lake. E Sloan è l'ultimo di questi eroi. Va bene Kiri, va bene ringiovanire, ma quelli che hanno lasciato erano tra i più forti di sempre e riabbituarsi ai nuovi non è così semplice.

In realtà  come da rito in questi casi non si sa nulla di certo. I Jazz sono la franchigia con in assoluto il minor coefficiente di roumors dell'intera lega. Anche meno degli Hawks.

Sloan ha prima smentito categoricamente le voci di un suo ritiro affermando che se avesse voluto ritirarsi l'avrebbe fatto la scorsa stagione. Poi, ha semplicemente detto che l'estate che passerà  in Illinois porterà  consiglio. Morale, siamo punto e a capo.

Molti segnali di un suo addio ci sono. Uno su tutti è la sua frustrazione e le sue scarse motivazioni a seguito di una stagione che segna 50 sconfitte. Ora come ora il Coach è lontano.

"Non sono molte le persone che tornerebbero dopo una stagione come questa" sono le parole di Sloan seguite all'invito di Miller a restare.

Personalissima opione, Sloan a perdere non ci sta. Andarsene ora dallo Utah, dopo una stagione così deludente sarebbe come lasciare un ricordo sbiadito di quello che fu e che non è detto non sarà  di nuovo. Credo personalmente poco al suo addio. Ora c'è bisogno di un periodo di vacanza per riordinare le idee e per trovare gli stimoli necessari per ricominciare.

Come da prassi però, non ci sarebbe da stupirsi se alla fine il buon Jerry decidesse di finirla con il basket. Del resto gli anni passano anche per lui.

A questo punto però l'ipoesi più plausibile è senza dubbio delle più suggestive.
Si vocifera oltre l'oceano che colui che eventualmente sarebbe designato a scaldare la panchina dei Jazz dopo un ipotetico addio di Sloan, non sarebbe uno a caso. Si tratterebbe invece di uno dei due signorotti che a SaltLake city conoscono molto bene e delle cui gesta abbiamo poco fa dato un accenno.

Vi do qualche indizio. Playmaker bianco, circa 180 cm d'altezza, gran visione di gioco, talento discreto, numero 12 sulla maglia. Ci siete?

Esattamente quel John Stockton. Pur trattandosi di un roumors, la possibilità  è reale. A quanto sembra, si dovrebbe restare in famiglia.

Draft

L'attuale stagione porta con se una cosa che nello Utah non capitava da tempo immemore. Una scelta in lotteria sicuramente altissima.
Ovvio che al draft a meno che tu non sia alla prima, ciò che prendi è sempre in un qualmodo condizionato dalle scelte altrui. E' però altresi vero che ci sono giocatori che maggiormente solleticano il palato della dirigenza Jazz.

Il nome che circola più di frequente è quello di Andrew Bogut, prodotto del college di casa e originario di Melbourne Aurstralia.

Il ragazzo sarebbe felicissimo di giocare nei Jazz.
I paragoni sono davvero illustri: i più positivi dicono che ricordara Duncan, altri scout lo paragonano al Dirkone di Dallas.

I Jazz sull'argomento fanno orecchie da mercante.
Il proprietario del team Miller si è espresso con toni piuttosto criptici.
"Non credo il giocatore sia così forte come si pensa. Kevin (O'Connor) ne è entusiasta ed asserisce che è sicuramente un player da prime 3 chiamate. Jerry (Sloan) l'adora.
L'ambiente pare diviso ma aldilà  delle frasi depistatorie di rito, credo sia scontato che a Salt Lake la prima scelta ha per ora un nome preciso.

Nel caso il lungo di Melbourne non arrivasse un altro nome viene spesso associato a quello dei Jazz.
Serve un play?
ecco Chris Paul. Play di Wake forest come pochi ce ne sono. Alcuni dubbi sono legati al tracollo del suo team nel campionato NCAA del quale avrebbe in realtà  dovuto essere il dominatore. Vedremo.

Parere personale" Bogut non è male davvero e con una tale etica di lavoro con Sloan (con Stockton, ma in realtà  con qualsiasi coach NBA) vai veramente in alto.

Roster

L'anno appena tracorso dice che la strada da percorrere per fare di Okur e Boozer due giocatori di assoluto valore, ammesso si riesca in tale intento sarà  lunga e travagliata. I Contratti più discussi dell'ultima estate sono a ricordare che qualcosa in questa stagione non è andata davvero.

Quello di boozer soprattutto. Il giocatore ha dato prova di valore, ma anche di immense lacune difensive. In attacco ha sempre sfornato prestazini ottime, a tratti addirittura dominanti. In difesa è stato ridicolizzato dalla PF di turno, qualunque essa fosse. Vale Carlos quei soldi?

Al draft dell'anno in corso è stato pescato un ragazzotto di belle speranze che di nome fa Kris Humphries. Secondo alcuni a cavallo tra il ruolo di PF e SF, secondo altri, molti, un giocatore veramente forte che da PF ci starebbe come il formaggio con le pere.

Sloan si sa,con i rookie ci va sempre con i piedi di piombo ed il giocatore in questione non fa eccezione. Ora però che siamo sul finire di stagione ed i suoi minuti aumentano, sul parquet il giocatore che la NBA alza a 206 cm (saremo 4 cm sotto in realtà ) sta dando prova di grandi numeri.

Discreto tiro dalla media. Ottimo a rimbalzo. Potenza fisica non indifferente. Visione di gioco nonché di canestro decisamente sopra la media. Per il futuro avrebbero già  in casa una possibile PF coi fiocchi.

Probbabilmente ci stiamo facendo la stessa domanda.
A questo punto cosa c'entra Boozer? Appunto. Me lo chiedo pure io.
Cosa diamine se ne fanno ora i Jazz di Boozer, con in roster un giocatore che nella peggiore delle ipotesi potrebbe egugliare l'attuale PF milionaria titolare?

Di certo le operazioni compiute in Free Agency necessitano di un altro campionato per poter essere completamente giudicate.

Oltre ad Humphries, altra nota positiva è senza alcun dubbio Kirk snyder.
Caratere irruento, testone come pochi, ingestibile come solo un vero rompiscatole è in grado di essere.
Grande tiro però, atletismo da paura, voglia (questo proprio non ce lo aspettavamo) di sacrificarsi per il team e di difendere ed in fondo perché no, qell'arroganza che distingue sempre i veri attaccanti. La rissa con Jerry Stackouse lo evidenzia in maniera lampante.

Sarà  interessante vedere come la società  deciderà  di muoversi con loro in futuro. Se puntare fortemente sui due roockie o se cercare altre strategie di mercato.

Per il resto c'è poi poco da dire.

Kirilenko ha avuto una sequela di infortuni che definire apocalittica è andarci leggeri.

Per lo spot di play è stato fatto un provino a tutto l'elenco telefonico di Salt Lake city tanto, dice il managment, un vero PG li in mezzo lo si deve pur trovare.

Il supporting cast, si è dimostrato all'altezza, solo che se si esclude kiri (il leader indiscusso di questo team) e due giocatori da verificare come Okur e Boozer, il supporting cast è tutto ciò che c'è a libro paga dei Jazz. Per ora manca il vero scorer, il classico go-to-guy.
Personalmente non sono pessimista al riguardo. Parere mio, Snyder è un giocatore vero e sono onestamente curioso di vederlo con un annetto in più sulle spalle.

Ovviamente le mie sono però solo supposizioni.

Concludiamo che è meglio

Dopo tutto questo blaterare travestito da articolo sportivo, veniamo al vero problema.

Se ci limitassimo ai giocatori, l'annata sarebbe risolta e rimediata operando sul mercato.

Il punto però non è questo.

Quello che ha lasciato davvero sbigottiti, come accennato inizialmente è l'atteggiamento della squadra in campo. Sloan da sempre chiede 5 giocatori 5 che facciano paura agli avversari, la cui grinta sia palpabile ancor prima dell'inizio del match. Lui vuole IL TEAM

Viene da pensare che l'unica cosa che gli passa per la mente è che la squadra allo stato attuale sia composta da femminucce nel senso più politicamente scorretto del termine.

Nella recente sconfitta ad opera dei Clippers era presente allo Staples Center il postino (l'amico del play con la statua).

Conoscendo Sloan dev'essere frustante per lui vedere la quadra giocare in questo modo. Non è il risultato il problema. Non è solo il gioco. E' ciò che si vede in campo. Qui non c'era grinta, qui non c'era nulla. Questa non era la SUA squadra"" e qui ci si ferma.

Ecco il punto.
Karl ha detto tutto.

Qual è il vero problema quando si tenta di ricostruire un ciclo?

La risposta è ciò che dice Malone.
Essere in grado di ricreare il temperamento e la testa del nuovo roster. Ricreare l'attitudine di un gruppo in continua evoluzione ed in cerca di completamento.

Il problema non sono per forza di cose i giocatori, perché non è detto che con altri il risultato sarebbe stato differente. Il punto è che i Jazz di Stockton e Malone erano famosi per la loro tenacia, per la loro determinazione, per il loro atteggiamento a volte, perché no, un po' duro.

Come si ricrea questa mentalità ?

"Opereremo sul mercato in ogni modo ed al draft cerchermo di prendere il giocatore più adatto ad essere un Jazz" dice Miller in una delle sue ultime interviste. Si, il giocatore più adatto ad essere un vero Jazz.

C'è solo da attendere dunque.
C'è da attendere che il nuovo campionato arrivi, che vengano fatte le scelte e che il roster ora giovanissimo possa crescere. A Chiunque sarà  la guida dei nuovi Jazz, viene "solo" chiesto di evitare quello spettacolo indecoroso che quest anno è stato rappresentato ad ogni incontro.

Si ricercherà  la codizione mentale. Nulla di meno a ciò che negli ultimi vent anni i Jazz hanno regalato al basket.

I risultati, quelli, verranno di conseguenza.

Dite poco?

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