La leggere superiorità fisica di Shaq su Krstic…
Già prima dell'inizio della gara Damon Jones aveva voluto mettere le cose in chiaro, sostenendo che "La strada verso il titolo passa da Miami. Sentiamo di essere la migliore squadra ad Est, e andremo in campo per dimostrarlo" e all'American Airlines Arena c'erano 20.212 persone che aspettavano gli Heat al varco della loro stagione.
Le parole di Jones si sono dimostrate profetiche, in quanto gli Heat, nel corso di Gara 1, hanno veramente dato l'impressione di essere una grande squadra, battendo i Nets per 116-98, riuscendo a prendere in mano la gara alla fine del primo tempo e a portare a casa la W senza particolari patemi.
In sede di analisi pre gara Hubie Brown aveva posto, fra varie considerazioni, due domande fondamentali: " Chi marcherà Shaq? E chi marcherà Wade?". Alla fine del match la domanda più di attualità sembra essere la seconda, visto che i Nets non sono riusciti a trovare una contromisura per Dwyane Wade e le sue penetrazioni; il numero tre ha preso il controllo della gara, segnando 32 punti (con 12/18 dal campo) conditi da 8 assist pur essendo spesso e volentieri marcato da Jason Kidd, il migliore difensore dei Nets.
I 32 punti messi a referto ieri sera rappresentano il suo career high nei playoffs , ma quello che ancora una volta stupisce maggiormente di lui è la sua leadership e la sua capacità di salire di livello in una gara in cui gli Heat avevano un gran bisogno dei suoi punti, visto che Shaq era in non perfette condizioni fisiche per un problema alla coscia e non poteva fornire il suo solito contributo. Wade, ancora una volta, non ha tradito le aspettative e a fine gara, soddisfatto della sua prestazione, ha commentato " Nei playoffs bisogna salire di livello soprattutto se ti consideri un giocatore e un leader. E' quello che ho cercato di fare."
Il grande dubbio per Miami prima della gara riguardava le condizioni di O'Neal, in evidenti difficoltà non essendosi praticamente mai allenato negli ultimi venti giorni, e la necessità di trovare qualcuno che ne prendesse il posto. Alla fine della partita, lo stesso Shaq si è detto estremamente soddisfatto della prova della sua squadra nonostante lui non sia in perfette condizioni " Non sono il diesel che l'America conosce, non ho la solita esplosività ma solo quella di un petardo. Ma se la squadra gioca così con Shaq al 40%, immaginatevi cosa sarà quando io migliorerò. Anche prima della gara ho detto ai ragazzi che potevano farcela anche senza di me o senza il mio abituale contributo.".
Il numero trentaquattro aveva chiesto ai compagni di salire di livello, e Wade non è stato l'unico a rispondere all'appello: c'è infatti un giocatore che è andato oltre le più rosee aspettative, Damon Jones. La guardia degli Heat ha giocato una partita incredibile, segnando 30 punti (ovviamente massimo in carriera nei platoffs) con un fantastico 10/12 dal campo e soprattutto un 7/9 da tre punti con il quale ha fatto pagare ai Nets tutti i raddoppi su Shaq, anche perchè, come lui stesso ha detto " Vedeva il canestro immenso, più grande di South Beach".
New Jersey, infatti, era andata a Miami con una strategia difensiva ben definita, vale a dire quella di raddoppiare Shaq in post basso; in questo modo sono però stati crivellati da una serie di triple scoccate da parte dei tiratori degli Heat che molto spesso sono stati lasciati liberi di tirare senza marcatura. Perché alla fine, per quanto possa sembrare banale, la chiave della partita sta proprio qui, nella capacità di Miami di far pagare i raddoppi su Shaq grazie alla precisione al tiro degli uomini di perimetro (59.2% dal campo nella partita) che ha portato a segnare ben 116 punti, il punteggio più alto nella storia della franchigia della Florida nei playoffs.
I Nets hanno quindi subito la precisione degli avversari da oltre l'arco e, quando hanno tentato di cambiare strategia, marcando O'Neal in single-coverage in modo da non lasciare liberi i tiratori, sono stati puniti dal centro di Miami che ha comunque segnato 17 punti e catturato 11 rimbalzi, facendo valere la sua strapotenza fisica sui lunghi dei Nets e soprattutto su Krstic che ha sì giocato una buone gara (la prima per lui in post-season), con undici punti e otto rimbalzi, ma si è procurato una botta alla schiena quando, cercando di subire uno sfondamento da Shaq, è stato letteralmente sbattuto a terra dall'avversario.
Per Lawrence Frank, coach dei Nets "E' e sarà difficile per noi vincere concedendo 116 punti. Abbiamo commesso un sacco di errori che possono essere corretti, siamo partiti con uno schema difensivo e siamo stati costretti a cambiarlo nel corso della gara perchè loro riuscivano a trovare sempre l'uomo libero, e a quel punto devi chiudere sui tiratori. Ma è solo una partita, e possiamo migliorare"
E' inimmaginabile che i Nets possano sperare di portare a casa la serie se non riescono a fermare l'attacco degli Heat, che ha portato due uomini a quota trenta nei playoffs solamente per la quarta volta nei diciassette anni di vita della franchigia. Per i Nets è un problema il fatto che gli Heat siano riusciti a trovare una terza arma efficace, senza considerare poi il contributo fondamentale dato anche da Laettner con il suo tiro dalla media, da Alonzo Mourning e da Udonis Haslem (un'altra doppia doppia per lui, 11 punti e 11 rimbalzi).
A questo punto per la squadra di coach Frank non resta altro da fare, in vista del prosieguo della serie, che sperare che gli Heat non ripetano l'incredibile prova balistica di ieri sera (9/15 da tre) e che soprattutto le due stelle della squadra, Kidd e Carter, migliorino la loro efficacia, visto che, in gara uno, hanno raggranellato buone cifre ma hanno tirato male.
Il numero quindici, infatti, nonostante abbia segnato ventisette punti, non è mai riuscito a trovare continuità offensiva, soffrendo l'ottima marcatura di Eddie Jones, e mettendo a segno solo otto dei ventuno tiri tentati, ma anche Kidd ha avuto molti problemi, segnando diciotto punti ma con pessime percentuali (7/17 dal campo).
L'unica nota positiva per New Jersey è il ritorno in squadra, dopo quattro mesi di assenza, di Richard Jefferson, che ha avuto buone sensazioni, restando in campo ben ventitre minuti, segnando nove punti, e dimostrando di essere più in forma di quanto ci si aspettasse, anche se il polso gli ha fatto male varie volte nel corso della gara.
I Nets sono rimasti in partita solamente nel primo quarto di gara, arrivando anche, dopo sette minuti, a guidare di sette lunghezze (18-11) grazie al 6/7 dal campo dei loro lunghi ma poi, nei successivi undici minuti e mezzo di gioco, hanno messo sul tabellone solo sei punti (1/17 dal campo in quel frangente) e, alla fine del secondo quarto di gioco, si sono ritrovati sotto di dodici (54-42) per i colpi di Wade e Jones.
La cronaca della partita in senso stretto è finita qui, perché nel resto della gara gli Heat hanno fatto quello che volevano, conquistando la quarta vittoria stagionale su altrettante partite contro i loro avversari, tutte ottenute con almeno sedici punti di scarto.
E' chiaro che i Nets devono cambiare la tendenza, per avere almeno qualche speranza, e c'è da aspettarsi che Kidd e Carter non giocheranno un'altra partita così. Viste le premesse, appuntamento a martedì notte per il secondo round della sfida.