E’ cambiato il vento?

Scott Podsednik, uno dei volti nuovi dei lanciatissimi Chicago White Sox di inizio stagione.

Da molti anni ormai i tifosi della “città  ventosa” si augurano che il titolo possa tornare nell'Illinois, ma nelle ultime stagioni la squadra cittadina, tra le due presenti nel panorama MLB, ad essere andata più vicina all'anello è stata sempre quella del Wrigley Field.

Per completezza di roster ma anche per età  media sono stati i Chicago Cubs la franchigia indicata dagli analisti come quella predestinata a ritornare sul trono MLB, ed in effeti due anni fa l'obbiettivo era sembrato vicino come non mai, con un vantaggio di 3-2 nelle Championship Series nei confronti degli inesperti Florida Marlins e la possibilità  di giocarsi in casa le ultime due partite con due assi quali Kerry Wood e Mark Prior sul monte.

Tutti sappiamo poi come andò quella serie e come terminò la stagione per Cubs (disperati) e Marlins (campioni per la seconda volta in pochi anni).

In tutto questo l'altra compagine della “Windy City” era stata parzialmente accantonata, soprattutto perché i risultati, benché mai disastrosi, non confermavano le aspettative della vigilia.

Un line-up molto potente, una rotation super-pagata, ma un abbonamento annuale al secondo posto nell'American League Central alle spalle dei puntualissimi Minnesota Twins.

Con il livello previsto per la wild card molto alto i playoff erano un miraggio, ed i tifosi delle “calze bianche” un popolo di scontenti.

Nell'inverno 2005 però è cominciata una piccola svolta per i Sox, che hanno sensibilmente modificato le loro carattestiche di formazione “sluggeriana” per eccellenza (nel 2004 hanno conteso la palma di team con maggior numero di HR realizzati ai Bronx Bombers) ritoccando il proprio roster in modo da presentarsi ai nastri di partenza della nuova stagione con una squadra completa in ogni settore.

Innanzitutto non è stato rinnovato il contratto di Magglio Ordonez, bersagliato anche dagli infortuni e lasciato libero di accordarsi, pochi giorni prima dell'Opening Day, con i rivali di Division di Detroit.

Poi è stato effettuato uno scambio, che ha fatto molto discutere, tra l'esterno fuoricampista Carlos Lee ed il pariruolo ma con caratteristiche opposte Scott Podsednik.

Chicago ha così rinunciato ad “El Coballo” per ottenere dai Milwaukee Brewers un ottimo lead-off ed uno degli uomini più veloci delle Majors, per tornare ad essere pericolosa anche sulle basi rispolverando quella “small ball” che non si vedeva allo U.S.Cellular Field dai tempi del miglior Ray Durham.

Volto nuovo è anche il seconda base giapponese Tadahito Iguchi, che ha guadagnato progressivamente la fiducia dello staff tecnico spodestando dal line-up titolare l'eclettico ma non sempre affidabile Willie Harris.

Il ruolo di clean-up è stato affidato al prima base Paul Konerko, già  autore di un'ottima stagione nel 2004.

Ed i risultati, non certo solo per merito dello slugger, sono sotto gli occhi di tutti: se infatti la squadra del mese nella National League è stata quella di Los Angeles, nell'American League a guardare tutti dall'alto, con un impressionante record di 15 vittorie a fronte di sole 4 sconfitte, ci sono proprio i Chicago White Sox, al miglior avvio della storia nella franchigia.

I fattori che hanno portato a questa grande partenza della formazione allenata da Ozzie Guillen sono molteplici, ma nell'analizzare le prime 19 gare disputate da Chicago non si può prescindere dalle grandi prestazioni del già  citato Paul Konerko e del battitore designato Carl Everett.

Per la coppia 11 HR (7 per Konerko che guida le Majors) ma soprattutto ben 30 RBI, che sono per giunta arrivati spesso in momenti chiave di partite molto serrate.

Se infatti il record di Chicago è decisamente positivo le vittorie dei Sox sono state quasi tutte molto sofferte, con uno scarto di 3 punti o meno in 15 occasioni su 19.

Ed allora sono risultate fondamentali le prestazioni dei partenti ma anche dei rilievi a disposizione di coach Guillen.

Il mancino Mark Buehrle e l'ex-Mariner Freddy Garcia stanno finalmente mettendo in mostra tutto il loro talento con quella continuità  che molto spesso era loro mancata, ed i due cubani reduci dall'esperienza in divisa pinstripes José Contreras ed Orlando Hernandez non stanno deludendo come avevano fatto sotto la pressione della Grande Mela.

Se si aggiunge poi che il quinto partente è il giovane ma molto promettente Jon Garland, che sta disputando il miglior avvio di stagione di carriera (3-0, 2.57 ERA), la rotation di Chicago appare una solida base su cui costruire una stagione vincente.

Il bullpen sta facendo la sua parte, con il “tridente” composto da Cliff Politte, Dustin Hermanson e Damaso Marte a concedere la miseria di 3 punti n 25 inning lanciati complessivamente.

Unico dato non troppo positivo è la media battuta di squadra, non certo altissima anche in virtù dell'appannamento dietro il piatto di giocatori esperti come Jermaine Dye ed A.J. Pierzynski, anche loro al primo anno in maglia White Sox.

Le prospettive però sono confortanti, perché l'affiatamento tra lo zoccolo duro della squadra ed i nuovi arrivati dovrebbe migliorare di serie in serie, ed il prossimo ritorno nel roster attivo della bandiera della franchigia Frank Thomas non potrà  che giovare all'ambiente ed allo spogliatoio.

Nel frattempo, “You can put it on the board…YES!”

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