Antoine Walker festeggia: non tanto per la sua prestazione personale, quanto per la netta vittoria
Se dovessimo utilizzare (come piace fare a qualche telecronista nostro connazionale…) la categoria del “massimo vantaggio” come misuratore assoluto e indicatore principe dell'andamento di una partita, questi dati basterebbero a descrivere il dominio Celtics: per Indiana +8, per i Celtics +37.
A snocciolare le cifre emerge sempre più chiaramente una partita giocata su due livelli completamente diversi: il 51% dal campo contro il 35%, 24 assist contro 15, 11 palle perse a fronte di 22 e 14 rubate a 6, tutto in favore dei biancoverdi.
“Ci hanno demolito. Abbiamo meno di due giorni per capire come possiamo competere con loro”. Parole e musica di coach Rick Carlisle, che ha usato addirittura una rotazione a 11 in cui tutti hanno giocato almeno 15 minuti, segno che il coach (che ha giocato nei Celtics dal 1985 al 1987, compagno di squadra di Danny Ainge e Larry Bird, anche loro implicati in questa serie) le ha provate un po' tutte per rovesciare l'andamento di una partita che è stata segnata fin dal secondo quarto.
La differenza, la grande differenza l'hanno fatta le panchine: dopo un primo quarto sostanzialmente equilibrato nel quale Boston era partita malissimo, sbagliando 12 dei primi 13 tiri, l'ingresso di Marcus Banks e Al Jefferson (e di tutto il resto del pino bostoniano, da West a Davis ad Allen) e della loro energia ha contribuito a piazzare un parziale di 39 a 11 (yes, trentanove a undici!) nei secondi 12 minuti che ha sostanzialmente reso il secondo tempo un lungo, lunghissimo garbage time. Addirittura i top scorer dei Celtics, Paul Pierce ed Antoine Walker, si sono potuti permettere una serata disgraziata, litigando entrambi col canestro (8/27 in due): il resto della squadra ha tirato con il 64%!
Il miglior marcatore dei Celtics è stato Raef La Frentz con 21 punti e 5/5 da tre (complice anche una difesa un po' contemplativa del piccolo O'Neal), che fa segnare un nuovo record di franchigia per maggior numero di triple a bersaglio senza errori nei playoff (il precedente era di Scott Wedman in gara 1 delle finali del 1985 con 4).
Coach Rivers è ovviamente molto soddisfatto, ma il suo ruolo gli impone di calmare gli animi: “Abbiamo giocato molto bene, ma loro torneranno sui loro livelli. Jermaine, Reggie e tutti gli altri giocheranno molto meglio di stasera: dobbiamo rimanere concentrati”.
Sul lato Pacers c'è molta amarezza per una sconfitta pesante, che può segnare l'andamento psicologico della serie. Jermaine O'Neal nelle interviste del dopo partita ha cercato di giocare il ruolo del leader addossandosi le colpe della poca energia e intensità mostrate dai suoi, ma è stata tutta la squadra a non dare segni di vita.
La frustrazione è esplosa tutta nel secondo quarto, quando Indiana si è vista fischiare due falli tecnici nel giro di 47 secondi (il primo a Carlisle, il secondo a Reggie Miller).
Le dichiarazioni post gara sono tutte improntate sul “hanno giocato meglio – era solo gara 1 – nei playoff capita di essere stracciati così”.
Il premio al miglior commento va probabilmente a un giornalista dell'Indianapolis Star: “Ci ha distrutto la loro panchina: Tony Allen, Delonte West, Marcus Banks, e poi quel ragazzino che risponde al nome di Al Jefferson. Dov'è la regola del limite di età quando serve?!”. Temiamo che ai Pacers serva molto di più.
Gara 2 in programma nella notte tra domenica e lunedì, ancora al Fleet Center. Gli adeguamenti del coaching staff dei Pacers dovranno essere molti, buoni e pensati in fretta, se si vuole raddrizzare una serie nata così storta.