Il buon Arsenio Lupin, saprà vincere senza snaturare il suo gioco anche in post season?
Comunque vada, ci sarà da divertirsi.
Potrebbe essere questo banale, sintetico e anche un po' scontato, il motto di questa post season edizione 2004 / 2005 del basket targato NBA.
Dopo un'estate 2004 che ha portato mille e più interrogativi (ma è passato davvero solamente un anno?) sulla effettiva qualità dell'impianto di gioco dei pro più osannati del pianeta, dopo una regular season dove piazze storiche sono decadute, dopo che tante squadre con fortune alterne hanno deciso di giocarsi l'annata sul proprio tiro da fuori mentre ad est un centro dominante l'ha fatta da padrone, dopo le risse, dopo le squalifiche, dopo che un expansion team ha raccolto 17 vittorie contro ogni pronostico, dopo tutto questo, fra pochi giorni comincerà il rito straordinario dei play-off.
E con i play-off arriverà il momento di scontri veri, sudati, dove il gioco abbasserà le sue medie e la tensione salirà a livelli decisamente più febbrili.
In più quest'anno, la classifica regalerà delle sfide quasi inedite, almeno per i tempi più recenti, ma tutte da leccarsi i baffi.
Ad ovest, i Phoenix Suns hanno dominato la stagione.
Il bilancio di 62 vittorie e 20 sconfitte eguaglia il record di franchigia ottenuto nella stagione 1992 / 1993, ma dice solamente una parte dello strapotere mostrato dalla squadra della famiglia Colangelo.
Una buona parte delle 20 sconfitte sono infatti arrivate nel periodo di assenza per infortunio di Steve Nash, l'azzardo estivo che ora come ora rappresenta il primo candidato al titolo di MVP della stagione, nonché il primo argomento se si guarda al capitolo: motivi per i quali i tifosi dell'Arizona possono essere ottimisti per i play-off.
La squadra guidata dal canadese potrebbe erroneamente sembrare il prototipo della bella formazione pronta a squagliarsi alla prima sfida vera.
Gioca un basket di un'altra era, un po' come se una formazione zemaniana dominasse la serie del nostro calcio.
Corre, segna a ripetizione, da sempre almeno tre buone opzioni di tiro al portatore di palla, non disdegna di concedere tiri buoni agli avversari, ma non bisogna farsi ingannare.
Se il paragone più prossimo fra questi Suns e una squadra del passato è quello con i Dallas targati fino allo scorso anno da coach Nelson, le differenze sono però sostanziali.
Innanzitutto, quest'anno proprio grazie all'infortunio sopra citato, Steve Nash arriva a questi play-off con una forma decisamente migliore rispetto alla sua versione texana.
In più, la quantità di muscoli presente nel front court di Phoenix è decisamente più alta ed è rappresentata da Amare Stoudemire e da Shawn Marion, quest'ultimo in uno stato di grazia psicologica ed offensiva assolutamente inaspettato.
In più le alternative all'arco di coach D'Antoni non mancano di sicuro: Joe Johnson al suo terzo anno da pro ha messo insieme una stagione da 17 punti per serata; Leandro Barbosa dopo non pochi alti e bassi, dovuti soprattutto a guai fisici, si è ritagliato un ruolo di vice Nash più che convincente e soprattutto Quentin Richardson si è finalmente liberato dell'etichetta di giocatore da punti ma con poco fosforo nella zucca: la sua stagione da quasi 15 punti per gara e oltre 6 rimbalzi, sa tanto di consacrazione.
A proposito di consacrazione, alla guida di questa squadra sta comodo comodo, il nostro grande oriundo al contrario.
Mike D'Antoni ha fatto fruttare quest'anno gli esperimenti e l'esperienza del nerissimo primo anno vissuto nel 2003 / 2004. Ha fatto scelte a dir poco radicali e oggi è ad un passo dal titolo di allenatore dell'anno.
Di difficoltà e di pressione ne sa però qualche cosina anche il suo avversario designato per il primo turno dei play-off.
Ad affrontare i primi della classe infatti, ci saranno le ex cenerentole della lega dei Memphis Grizzlies(45 W – 37 L), guidati guarda un po', da un altro Mike: l'ex coach di Atlanta e Cleveland Mike Fratello.
Si sa, confermarsi è più difficile che emergere dal nulla e quest'anno per Memphis, la conferma delle proprie doti è passata attraverso tante vicissitudini.
Infortuni a catena, un calendario da subito ostico e soprattutto la resa di coach Hubie Brown dopo meno di un quarto di stagione, sono mazzate che avrebbero steso anche un orso vero.
Ma questa squadra ha dimostrato più di una volta di possedere talento ed organizzazione di gioco sufficienti per ribaltare tanti pronostici e per tenere fuori dalla corsa al titolo franchigie dal nome altisonante come i Minnesota T-Wolves di Kevin Garnett o i Lakers di Kobe Bryant.
Per coach Fratello sarà essenziale controllare il ritmo, snaturare l'impianto di gioco degli avversari, difendere il più possibile su mezzo campo.
In difesa perciò, gli uomini sui quali puntare i riflettori dovranno risultare James Posey, Shane Battier e Lorenzen Wright, uomo a dir poco fondamentale quest'ultimo, se si pensa che i Suns certamente non presenteranno neppure nei play-off un centro di ruolo per lo spot numero 5.
In attacco poi, tutta da vivere la sfida fra Nash e Jason Williams ovvero fra i due passatori più fantasiosi della lega, se si esclude il Jason Kidd straripante dell'ultimo periodo.
Per White Chocolate il primo pensiero sarà quello di limitare le palle perse ed armare la mano dei propri realizzatori. In questo campo, Memphis potrà affidarsi a Mike Miller, autore di un'annata da 13.4 punti di media e più volte miglior realizzatore della squadra specie in quest'ultima parte dell'anno; a Bonzi Wells sesto uomo di capitale importanza per gli equilibri della franchigia; ma soprattutto il bilancio della serie dovrà passare per forza da Pau Gasol.
Il lungo spagnolo in questa stagione non ha brillato come nella prima gestione Brown, ma il ritorno dall'ultimo infortunio sembra abbia restituito alla squadra un giocatore motivato e deciso, il go to guy da sempre richiesto ad una squadra altrimenti decisamente troppo leggera per reggere l'urto delle avversarie.
Il bilancio dell'annata recita di una perfetta parità fra le due franchigie che in quattro incontri ne hanno conquistati due per parte.
Il pronostico però non può che pendere dalla parete dei soli, per il fattore campo, perché sembrano un po' una squadra del destino e soprattutto perché per vincere i Grizzlies dovranno veramente giocare la propria miglior pallacanestro, senza possibilità di sbavature.
Una pressione in più per coach Fratello, che in fondo potrebbe ad oggi dirsi soddisfatto di una stagione nella quale il non far rimpiangere la leggenda Brown, era l'obiettivo minimo da raggiungere.
Staremo a vedere.