Pacers e Celtics si affrontano nel primo turno dei playoff della Eastern Conference
Tra Celtics Pride e Hoosiers qui ci si può infilare tanta di quella storia della pallacanestro americana da predisporci un corso universitario.
Aggiungeteci che questa è la riedizione del primo turno dell'anno scorso, quando ai Pacers bastarono quattro mani per spazzolare dal tavolo le carte dei Celtics, che questa è l'ultima post season di uno dei più grandi interpreti di tutti i tempi delle partite di playoff, Reggie Miller, che è la sfida tra due GM che un tempo erano compagni di squadra, Danny Ainge e Larry Bird, che il suddetto Larry ad un'attenta ricerca su Google risulta aver avuto 79.000 volte a che fare con i sopracitati Celtics, che la vincente andrà probabilmente a sfidare i campioni del mondo dei Detroit Pistons (con tutte le conseguenze del caso se dovesse essere Indiana), e avrete una serie che molti pronosticano tra le più equilibrate nel panorama del primo round.
Le due squadre vi arrivano in momenti totalmente differenti della loro stagione: i Celtics stanno volando sulle ali dell'entusiasmo da quando hanno visto rientrare alla base Antoine Walker (e, di rimando, Gary Payton, che era formalmente stato spedito ad Atlanta): il record dei biancoverdi è 18-10 dalla data della trade con gli Hawks, ed è sostanzialmente inficiato dalle ultime partite di regular season, dove coach Rivers ha deciso di far riposare i propri veterani e dare spazio alle seconde linee.
Il reinserimento tecnico e soprattutto umano di Antoine è stato addirittura grandioso: l'ex Kentucky si comporta da leader dentro e fuori dal campo, è in una forma fisica mai mostrata prima in carriera, e sembra essersi convinto di nuovo che esiste all'interno del parquet tutto un mondo che va dai 7 metri fino al canestro avversario, non limitandosi più solo a sparare triple all'impazzata. Un risultato su cui pochi erano pronti a scommettere.
I Pacers dal canto loro hanno vissuto una stagione più che travagliata: il caso Artest, la rissa di Detroit, le squalifiche e gli infortuni sono tutti fattori che bisogna tenere in considerazione nel valutare l'annata della squadra di coach Carlisle. La perdita di un giocatore come Artest è incalcolabile: è il miglior difensore della Lega ma a differenza degli altri grandi “stopper” (Bowen, Christie, Big Ben Wallace i primi che ci vengono in mente) metteva quasi 20 punti a sera. L'altra stella della squadra, Jermaine O'Neal, ha una spalla in disordine, e ad un certo punto si pensava addirittura che la sua stagione fosse finita.
Se ci aggiungete che la point guard titolare, Jamal Tinsley, è pure ai box per un infortunio al piede e così anche uno dei giovani su cui si era deciso di puntare forte, Jonathan Bender, avete capito che il quadro non è dei migliori per Indiana. Le sorti della squadra saranno affidate a Stephen Jackson e soprattutto a Reggie Miller, il quale ha annunciato il ritiro al termine della stagione. Se lo conosciamo, vorrà ritardare quel momento il più a lungo possibile.
I temi tecnici della serie sono abbastanza scontati: Boston è una squadra che segna tanto (più di 100 punti a sera), ma concede pure molto nella propria metà campo. Indiana, soprattutto in mancanza di Tinsley, preferisce tenere più basso il ritmo: chi riuscirà ad imporre il “tempo” avrà probabilmente la serie in mano. Uno dei possibili fattori decisivi potrebbero essere le panchine: Boston vede alzarsi dal pino Ricky Davis, Delonte West (o Tony Allen) e Al Jefferson. Tutti lussi che questa versione dei Pacers non si può permettere.
Boston più completa, più in salute e più in forma, dunque naturale favorita.
Tutto questo sempre che quello smilzo ragazzino di nome Reggie Miller non voglia divertirsi a piazzare gli ultimi agguati della sua straordinaria carriera. Lui i pronostici e il buon senso li ha fatti spesso saltare per aria.