Iverson dovrà ricevere aiuto dai compagni per fare strada nei Playoffs…
Il primo obiettivo è stato raggiunto, i Sixers hanno raggiunto i playoff. Con un mese di aprile caratterizzato da otto vittorie e tre sconfitte, caratterizzato da un gioco a tratti esaltante e come sempre con un Allen Iverson stellare, Philadelphia raggiunge la post season al settimo posto (43 vinte e 39 perse) della griglia della Eastern Conference, sfiorando il sesto posto (ottenuto dagli Indiana Pacers con la vittoria sul filo di lana ottenuta ai danni del Chicago Bulls) e arrivando non molto lontano dalla vittoria della Atlantic Division, e perlomeno dimostrando ai celtici di non essere di gran lunga inferiori a loro.
Ai Sixers toccano i campioni in carica, i Detroit Pistons di Larry Brown, in una sfida apparentemente a pronostico chiuso. Che fare? Fatalismo imperante? Vediamo di che morte si deve morire? I Pistons sono designati già per la finale di Conference con i Miami Heat, tutti aspettano quella serie, il resto è contorno. Non ne sono così persuaso.
Sono abbastanza convinto che i Pistons vinceranno la serie, ma sono altrettanto convinto che i Sixers tireranno fuori tutti gli attributi che, a sorpresa, hanno dimostrato di avere nella ultima parte di stagione, malgrado il momento no di Chris Webber (15.6 punti e 7.9 rimbalzi a partita).
Tutti si stanno scagliando contro l' ex-Fab Five, sembra che Webber sia diventato un malato di lebbra da evitare, sembra che non sia neanche più buono per la LegaDue portoghese, e che la sua presenza sia deleteria per tutta la comunità philadelphiana. Bullshit. Webber è ben integrato nello spogliatoio, i compagni lo sostengono, e anche i rapporti con O' Brien sembrano essere assestati. Webber e soprattutto il suo contratto sembrano un lusso per i Sixers, che giocano bene anche senza di lui, ma un giocatore con quella classe e quella intelligenza cestistica, una volta trovati gli equilibri (probabilmente non quest' anno), potrà essere l' uomo in più per i Sixers dei prossimi due anni.
Un pò per scaramanzia diamo già per finita la stagione dei Sixers e la sua uscita al primo turno di post season, e soffermiamoci sulla stagione appena finita, una stagione veramente strana e altalenante, conclusasi però nel migliore dei modi per i bianco-rosso-blu.
Il front office aveva cominciato male la avventura stagionale (nonostante la ottima scelta di Andre Iguodala, che secondo chi vi scrive è stato scelto per fortuna o per negligenza altrui, lasciato inspiegabilmente libero per ben otto chiamate), spedendo Eric Snow a Cleveland in cambio di un nonnulla come Kevin Ollie e soprattutto Kedrik Brown, e rimanendo ai ferri corti con The Answer fino al training camp. Poi, dopo la definitiva, e sottolineo definitiva sfuriata di Allen Iverson subito dopo l' All Star Game, che ha imposto un ultimatum a Billy King “spingendolo” a operare sul mercato, lo scenario, soprattutto psicologico dei Sixers ai piani alti, è radicalmente cambiato: ci si è esposti economicamente per portare Chris Webber nella Città dell' Amore Fraterno, e questo probabilmente ha cambiato la visione di The Answer del mondo philadelphiano.
Iverson è un entusiasta, gli bastano piccole iniezioni di fiducia per essere il devastante giocatore dalla devastante intensità quale è.
Già , Iverson.
La sua migliore stagione, 31 punti e 8 assists di media a partita, e una strapotenza fisico-tecnico-attitudinale mai vista in tutti i suoi nove anni di carriera Nba. Se Iverson aveva qualcosa da farsi perdonare, dopo la opaca e a tratti irritante stagione scorsa, beh, ci è riuscito perfettamente. La sua attitudine positiva è contagiosa, il rookie Andre Iguodala (9 punti, 5.7 rimbalzi e 1.7 recuperi a gara) è stato tecnicamente e emotivamente contagiato dalla voglia di giocare di The Answer, i due si trovano che è una meraviglia, Iverson fa giocare Iguodala sopra il ferro e in campo aperto, la transizione dei Sixers, soprattutto su palla recuperata, è esaltante.
Kyle Korver (11.4 punti a partita con il 40 per cento da tre) lo scorso anno è sembrato un grande tiratore e niente più, in questa stagione il sophomore da Creighton si è confermato tale, e in più ha mostrato sensibili miglioramenti difensivi e reattivi, divenendo una pedina fondamentale nello scacchiere di O' Brien. Positiva anche la stagione di Marc Jackson, lavoro sporco sotto i tabelloni, poca verticalità ma tanto ingombro, ingombro che porta anche ad un fatturato di 12 punti a partita con un minutaggio relativamente limitato, 24 minuti. In crescendo la stagione di Samuel Dalembert (8.3 punti, 7.5 rimbalzi e 1.7 stoppate a partita), che sta attraversando un buonissimo momento di forma, dopo essere stato per due terzi della stagione nel mirino di O' Brien.
Strane le stagioni di Willie Green (alter ego da trenta minuti a partita nelle gare senza Allen Iverson, e soprammobile umano della panchina con The Answer), Aaron McKie (definitivamente tramutatosi in specialista difensivo, carne sacrificale in difesa ma ormai irriconiscibile in attacco), Rodney Rogers (arrivato da New Orleans e rivelatosi il solito discontinuo grande tiratore senza grande attitudine fisica) e John Salmons (perso nel sistema offensivo di O' Brien). Non sono un grandissimo estimatore di O' Brien, ma riconosco che soprattutto per il lavoro che ha fatto con Allen Iverson il coach da St. Joseph va giudicato con positività .
Non escludo che Chris Webber possa regalare ai tifosi dei Sixers qualcosa di importante nei playoff, ma non escludo nemmeno che lo stesso Webber possa essere umiliato dalle giocate in post basso di Rasheed Wallace. Diciamo che, comunque vada, per i Sixers è stata una stagione positiva, soprattutto nella ottica futura e futuribile.