Carter può sorridere, finalmente !
Per chiunque, passare dallo status di giocatore simbolo e di vera e propria superstar, a quello di capro espiatorio nelle sconfitte, non è una roba facile da superare. Vince Lamar Carter, ovvero la superstar in questione, ha realizzato che non essendo più l'idolo dell'Air Canada Center sarebbe stato meglio cambiare aria: quale posto migliore di New Jersey, allora, per iniziare una nuova vita?
Fin da quando è stato scelto al draft del 1998 dai Golden State Warriors, (subito scambiato ai Raptors per Antawn Jamison, suo compagno di squadra al college) di Carter si è sempre parlato molto bene. Non solo per le le sue fenomenali giocate in campo aperto, che già avevano fatto sobbalzare dalla sedia in molti a North Carolina (ai Tar Heels ha chiuso la carriera collegiale con 12.3 punti di media e 4.5 rimbalzi con il 55% dal campo), ma anche per i movimenti che ricordavano un grande ex di Carolina con il numero 23, dal quale però differenziava per la leadership, un problema che Vince si è trascinato anche al piano di sopra, non dimostrando di saper condurre una squadra anche a livello mentale.
Nei sei anni e mezzo in cui ha vestito la maglia dei Raptors, Stra-Vince è riuscito, grazie alle sue giocate, a diventare l'idolo incontrastato dei tifosi, avvicinandone di nuovi ad ogni uscita, come nel 2000, quando alle Olimpiadi di Sidney ha praticamente sorvolato il non piccolissimo centro della squadra francese Frederic Weis (7-2!): quel gesto atletico è rimasto nella testa degli amanti di questo sport come uno tra i più incredibili della storia.
Proprio quell'affondata ha sancito il vertice più alto della sua carriera, designandolo, al termine di un'Olimpiade vinta dal “Dream Team”, come il vero personaggio della NBA, nonostante non avesse ancora vinto qualcosa (rookie dell'anno e gara delle schiacciate escluse).
Il momento forse più duro della sua carriera è stato lo scorso anno: l'infortunio al ginocchio (si, sempre le solite grane) ha avuto un lento recupero e, nelle partite appena dopo i l ritorno, non è sembrato essere recuperato del tutto sopratutto nell'esplosività , una delle armi fondamentali di Carter. Questo problema lo ha portato a cambiare il suo stile di gioco, accontentandosi a stare spesso al di fuori della zona pitturata, dove lui ha sempre amato andare a giocare.
Il cambio nello stile di gioco ha avuto comunque i suoi lati positivi: la sua abilità balistica da oltre l'arco è aumentata notevolmente e Vinsanity ha trovato anche altre varie soluzioni per battere l'uomo uno contro uno.
Mentre, partita dopo partita, la situazione fisica migliorava, dal punto di vista dei rapporti con la società (o forse è meglio dire con il general manager Ron Babcock) si sono deteriorati sempre più, terminando con la richiesta del numero 15 di essere ceduto in modo da poter risollevare la propria carriera ricominciando da capo con una nuova franchigia.
Uno dei motivi di questa decisione è stato l'atteggiamento frustrato di Carter, il quale ha dimostrato di giocare senza impegno in diverse partite di Toronto. Anche i tifosi hanno cominciato a bersagliarlo, indicandolo come principale colpevole dell'inizio di stagione non certo brillante dei Raptors.
Alla fine, tra le varie offerte, quella di New Jersey è sembrata essere la più appropriata. Firmato il contratto (58 milioni di dollari con scadenza a giugno 2008), la nuova vita di Vince Carter ha finalmente inizio.
Alcuni giorni dopo il trasferimento, Carter ammette quello che tutti avevano capito: il suo impegno in maglia Raptors negli ultimi periodi non era ai massimi livelli a causa di un contorno eternamente perdente e di una dirigenza che non faceva abbastanza per soddisfarlo.
Il presidente dei Nets, Rod Thorn, si è così espresso in proposito: "Siamo molto soddisfatti di aver aggiunto al nostro roster un giocatore del calibro di Vince. Il suo stile combacia perfettamente al tipo di gioco che desideriamo produrre".
Si può quindi dire che il colpo di New Jersey è stato importante sia dal lato tecnico, per l'acquisto di una vera superstar, sia per convincere Jason Kidd che la società vuole vincere e nonostante le cessioni estive è riuscita a portare alla sua corte un'autentica superstar. Con Carter e Kidd il trio di esterni è completato da Richard Jefferson, un'ala piccola molto reattiva e per certi versi simile a Carter: con loro tre in squadra, aprire i contropiedi proprio per il duo Carter&Jefferson, micidiali in campo aperto, sarà il modus operandi dei Nets.
Dopo un inizio di regular season non esaltante (2-9 dopo undici partite) i Nets, con il nuovo assetto (privi di Jefferson, infortunato) e con un ala/centro europea sorprendente come Nenad Krstic, hanno piano piano recuperato, raggiungendo alla fine l'ultimo posto ad est.
Il merito delle recenti vittorie va senza dubbio a Vince, che con una serie di prestazioni da urlo sta meritando la fiducia datagli da Rod Thorn e sta trascinando la sua squadra come facceva ai bei tempi dei Raptors, come un vero leader. Carter si è inserito ottimamente nello spogliato di New Jersey, ha riacquistato il morale giusto e, soprattutto, si sente una parte fondamentale della squadra, cosa che lo ha spinto a dare il massimo in ogni partita, facendo tornare alla mente dei tifosi gli anni d'oro passati in Canada.
Nelle ultime partite VC ha scollinato spesso oltre i trenta (vs Pacers 33, vs Charlote 39) pur riuscendo a coinvolgere i compagni nel corso della gara e facendo vedere un'alchimia che non si era ancora vista e che fa ben sperare per il futuro. Nel mese di marzo ha tenuto medie di 26.8 punti, 6.3 rimbalzi, 4.9 assist, 1.7 recuperi, col 46 % dal campo e il 37% da tre.
Le grandi prestazioni di Vince hanno entusiasmato anche Giasone che oltre agli innumerevoli assist, ha regalato al nuovo compagno anche tante parole di elogio, seppure con qualche riferimento alla dirigenza.
Kidd è infatti sembrato sollevato dell'arrivo di Carter, dicendo: “per fortuna la franchigia vuole ancora rinnovarsi e tornare forte anche dopo i disastri estivi” (le cessioni di Martin, Kittles, Harris e Rodney Rogers), frase che fa ben sperare per un rinnovo contrattuale del playmaker di Oakland.
Forse la caratteristica di Carter che spicca maggiormente, oltre all'indiscutibile classe con la palla a spicchi tra le mani, è il saper fare innamorare di sè i tifosi, considerazione peraltro confermata dalle persone che lo hanno votato negli ultimi anni come titolare della selezione All Star dell'est. I voti sono infatti arrvati anche quando il giocatore non era in un periodo di grandissima forma (ovvero durante il rientro post-operazione) e va detto che probabilmente qualche altra star NBA se li sarebbe meritati di più.
Con il suo arrivo il gioco dei Nets è totalmente cambiato ma il merito va dato anche al coach Lawrence frank, uno degli allenatori emergenti della scorsa stagione che sta tentando di riconfermarsi nell'attuale campionato. Nonostante il trio Carter-Kidd-Jefferson e l'approdo ai playoff, quest'estate devono arrivare dei gregari più che soddisfacenti sopratutto nel reparto lunghi.
Vincredible è tornato quello di una volta grazie al nuovo ambiente e alle motivazioni che lo hanno spinto a dare una svolta alla propria carriera; ora, con lui nel New Jersey, è ritornata la voglia di vincere e i tifosi non aspettavano altro che poter dire “grazie tante Vince!”.