I Lakers in lotteria

Divac è finalmente tornato a roster, ma quanto ha pesato la sua mancanza nel corso dell'anno?

Signore e Signori, buonanotte! Il sipario scende, la gente sfolla e lo spettacolo finisce.
La stagione di basket NBA in quel di Los Angeles finirà  per quest'anno senza nemmeno una rappresentante nella post season e per la quarta volta da che i Lakers si mossero da Minneapolis per trasferirsi nei lidi caldi della California, saranno proprio loro ad accompagnare i cugini dei Clippers verso quella zona grigia chiamata Lottery bound.

Risultati
03/24/05 L 117 - 96 @ Denver
03/27/05 L 96-89 vs Philadelphia
03/29/05 W 117-107 vs New York
03/31/05 L 105-96 vs Minnesota
04/02/05 L 95-94 @ San Antonio
04/03/05 L 102-82 @ Memphis
04/11/05 L 108-97 vs Phoenix
04/10/05 L 124-105 @ Sacramento
04/08/05 W 117-94 @ Seattle
04/07/05 L 114-100 vs Houston
04/05/05 L 125-99 @ Phoenix

Intendiamoci, la stagione regolare ha certo già  espresso quasi tutti i suoi verdetti, ma non è finita.

Minnesota e Memphis stanno ancora lottando per quel famoso ottavo spot del ranking, quel posto che per tanto tempo è stato l'obiettivo dichiarato degli stipendiati dal Dr. Jerry Buss, ma non molto cambia per quanto riguarda i tifosi Lakers.

Dal tracollo di marzo, dalle nove sconfitte di fila patite in quel mese disastroso, poco o nulla è cambiato e ormai anche la speranza matematica di un'apparizione in post season se n'è andata.

Così, per questo ultimo gruppo di impegni, gli undici andati in scena dal 24 marzo ad oggi ed i quattro che mancano per chiudere ufficialmente il calendario, si è vissuta e si vivrà  un'atmosfera davvero strana, inconsueta per l'ambiente Lakers, l'atmosfera degli esperimenti agonistici.

Non che questo abbia portato un miglioramento in questa disgraziata stagione.

In undici apparizioni, i Lakers hanno vinto solamente due partite, i due sussulti d'orgoglio contro gli altrettanto derelitti New York Knicks e contro i Seattle Sonics, mentre nelle altre occasioni qualche bella giocata offensiva, qualche prestazione isolata in attacco e tanta, tanta inconsistenza difensiva sono state le note comuni.

Le due sconfitte contro Denver e contro Philadelphia di fine marzo hanno dato da subito lo scossone alle speranze residue di capitan Bryant.

Il numero 8 aveva dichiarato senza mezzi termini che fin quando la matematica non li avesse condannati, i "suoi" Lakers avrebbero continuato a lottare per i play-off, infischiandosene delle domande ricorrenti sui perché di una delle peggiori stagioni dell'ultimo quarto di secolo.

Così, i "suoi" Lakers hanno pensato bene di non prolungare l'agonia della franchigia e hanno tolto le castagne dal fuoco di coach Hamblen auto eliminandosi con prestazioni al limite della decenza in difesa.

Naturalmente la mala sorte ha continuato ad accompagnare la squadra anche in questi momenti non proprio esaltanti. In pochi giorni, si sono infortunati prima Lamar Odom, poi Chris Mihm ed infine lo stesso Kobe Bryant.

Ad oggi, dei tre solamente il capitano dei Lakers è rientrato seppure abbassando di un buon terzo i propri numeri stagionali, quindi i Lakers hanno affrontato l'ultimo sforzo senza l'ala grande titolare nonché seconda stella della squadra e senza quello che per 4/5 della stagione era stato il centro titolare.

Risultato?

Sconfitte come quelle di Denver o Minnesota o ancora di Memphis hanno visto le ali grandi delle avversarie (nelle circostanze gente del calibro di Kenyon Martin, Kevin Garnett e Pau Gasol) fare il bello ed il cattivo tempo contro le difese messe in campo dai giallo viola.

I vari Devean George rientrato con buoni numeri ma decisamente una vena agonistica ancora opaca, Jumaine Jones o Luke Walton, non sono riusciti assolutamente a limitare il buco di roster creato dagli infortuni e la mancanza di chili e cattiveria da sempre palesata da questa versione dei Lakers è venuta fuori in tutta la sua gravità .

Detto questo, c'è da notare che nelle ultime uscite, lo staff tecnico di L.A. ha cominciato l'operazione 2006.

Ben consci delle difficoltà  che fino al 2007 presenterà  il salary cap della squadra, Hamblen ed i suoi assistenti, probabilmente su indicazione del GM Kupchak (GM sì, ma per quanto?), stanno sottoponendo la panchina giallo viola ad un training camp anticipato, con un doppio risultato: cercare di motivare anche quei giocatori che a questo punto potrebbero non esserlo più e mettere in campo formazioni che pur senza vincere possano fornire al pubblico che paga un (salato) biglietto, uno spettacolo almeno divertente.

Le risposte fino ad oggi ricevute sono statele seguenti.

Il meglio della settimana: fra questa sorta di "promossi", non c'è moltissimo da inserire, almeno non ancora. Sono state fatte molte speculazioni sul fatto che se i Lakers non avessero patito tanti infortuni, i play-off sarebbero stati un traguardo assolutamente a portata.

In sostanza con un quintetto con Atkins, Bryant, George, Odom e Divac con Butler a fare da sesto uomo e Rudy Tomjanovic in panchina, per i Lakers secondo l'opinione comune degli osservatori, la stagione sarebbe stata diversa.

Purtroppo le cose sono andate diversamente e ai play-off andranno squadre più giovani, più pronte e più forti.

La considerazione iniziale però, induce a credere che almeno tre dei succitati resteranno a giocare allo Staples: Bryant, in fondo la franchigia è "sua"; George, da molti denigrato e poco reclamato ma la cui mancanza alla fine, è pesata e si è sentita oltre il dovuto e lo stesso Butler che dopo un inizio di stagione all'insegna della scarsa precisione al tiro (ma che tiri prendeva?), nell'ultimo scorcio di stagione è risultato costantemente il giocatore più pericoloso, con più varianti (può giocare in tre ruoli) e futuribile.

Per gli altri il discorso è differente.

Il peggio della settimana: i bocciati ad oggi dell'ipotetico quintetto base sono senza dubbio Atkins e Odom. Il primo ha avuto un'annata di buoni numeri offensivi (13.6 punti e 4.3 assist per sera) ma sta pagando in questo finale la scarsa capacità  di difendere di squadra e qualche attrito di spogliatoio con il boss.

La frase detta davanti a venticinque giornalisti nello spogliatoio Lakers: “Chiedete a Bryant, in fondo il GM è lui..” è stata fatta passare sotto silenzio dalla dirigenza giallo viola, ma in estate peserà  non poco sulle scelte della squadra per la cabina di regia.

Lamar Odom invece ha vissuto un anno nero.

Nella prima parte di stagione è stato un abbonato fisso alla doppia doppia, ma è stato anche relegato ad una posizione non sua, con un playbook indecente ed un uso al limite dello spreco di talento.

Conditio sine qua non per la sua rimanenza sarà  la scelta di un tecnico che ne sappia sfruttare le doti e limitare i difetti, altrimenti meglio cambiarlo per un ala grande più fisica.

Per Vlade Divac il discorso sarà  legato non tanto ai suoi desideri quanto alle scelte della franchigia. Il suo contratto pesa in bilancio e nonostante nella NBA d'oggi le sue 37 candeline non limitino il suo status di giocatore inimitabile, potrebbe essere scaricato per rinforzi d'altro tipo.

Tutti gli altri sembrano doversi considerare "rimandati".

Come più volte sottolineato, nessun Laker può dirsi autore di una stagione pienamente positiva, quindi le scelte da fare dovranno essere ponderate ma anche nette.

Certamente fra i papabili per partire ci sono Brian Grant, Slava Medvedenko, Tony Bobbitt, Tierre Brown e Brian Cook, in quest'ultimo caso molto dipenderà  dalla sorte di Odom.

E adesso?
Adesso si chiude davvero.

Le ultime quattro gare andranno in scena contro Sacramento e Dallas in casa, e contro Golden State e Portland in trasferta, poi tutti ad attendere il draft (ma che impressione) e a lasciare che i fiumi d'inchiostro scorrano come sempre.

Alla prossima"

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