Ultima occasione per Eddie

Jones, 13 punti a partita, spesso prende l'esterno più pericoloso in attacco degli avversari

E' il terzo uomo: il ruolo gli è stato affidato naturalmente da Van Gundy al primo giorno di training camp. Ci sono Shaq e Wade. Poi c'è Eddie Jones. Ed il suo ruolo, lo dicevamo in questa rubrica poco tempo fa, è cruciale.

Certo, è passato molto tempo dai suoi primi anni ai Los Angeles Lakers. Quel soprannome "EJ the next MJ", il prossimo Michael Jordan che per anni lo ha perseguitato. Rimane il fatto che, del gruppo dei primi otto giocatori della squadra, escluso Shaq, Wade compreso, l'ex Temple è l'unico ad avere solida esperienza da playoffs.

In passato ne è anche stato scottato: due serie consecutive fra Lakers e Utah Jazz in cui il giovane e atletico Eddie fu messo alla berlina dal "normolineo" Jeff Hornaceck. La seconda, un pesante 4-0 che spazzò via in un colpo solo anche Del Harris e Nick Van Exel, gli fu fatale. Jones iniziò la successiva stagione in maglia Lakers come il pezzo pregiato da esporre in vetrina. E divenne presto merce di scambio per arrivare a Glen Rice.

"E' un giocatore su cui puoi contare - dice oggi il suo allenatore - che, non importa in quali condizioni fisiche, sai che scenderà  in campo per fare il suo". Lo ha dimostrato anche ultimamente, rientrando dopo solo una partita, con la caviglia ancora in fiamme. Spesso siamo abituati a valutare la bontà  dei contratti elargiti ai giocatori solo sulla base della reale produzione sul campo.

Saper giocare col dolore, sera dopo sera, è una qualità  che tutti i dirigenti della Nba ricercano come l'acqua nel deserto. Non per questo il suo accordo, 86 milioni di dollari per 7 anni, appare oggi in linea con il suo reale valore. Jones lo sa e non ci fa più molto caso. "La prima cosa che mi ha colpito - assicura Haslem - è lo stato di forma in cui si è presentato al traning camp. Molti veterani durante l'estate se la prendono comoda e arrivano soprappeso. Eddie Jones da questo punto di vista è inattaccabile."

Nella recente sconfitta casalinga, 80-72 contro i Pistons campioni del mondo Shaq è rimasto fuori per un virus allo stomaco e Wade, con grossi problemi di falli, ha giocato solo 21 minuti. Gli Heat sono andati sotto anche di 20 ma si sono ritrovati a 50" dalla fine con 4 punti da recuperare e palla in mano: Eddie Jones ha guidato la rimonta con 11 punti nel quarto periodo.

Questo dimostra abbastanza chiaramente come sia lui l'uomo che può scompaginare i piani delle squadre avversarie. L'equazione è la solita: Shaq più Wade. Damon Jones è efficace come specialista se ha i suoi orizzonti di tiro (contro Detroit 1 su 8 dall'arco). Eddie Jones è il giocatore con la personalità  e le doti tecniche per emergere in una situazione complicata. In più ha l'esperienza per farlo lontano dalla Florida, quando sarà  più difficile.

Non per questo la stagione dell'ex Hornets è stato tutta rose e fiori: novembre è stata la stagione del grande freddo al tiro. Parlammo di quella strana situazione per cui la presenza di Shaq avrebbe dato troppo spazio a tiratori poco abituati ad averlo: "Si tratta solo di tirare e segnare", commentò duramente l'assistente allenatore Mc Adoo. Per la cronaca: Eddie Jones ne è chiaramente uscito. Rasual Butler si è perso.

Il secondo momento di grande difficoltà  è arrivato a metà  gennaio; si era da poco conclusa la prima grande cavalcata di 14 vittorie consecutive. Dopo una sconfitta sul campo dei Sixers Shaq tuonò: "Sarà  il caso che i nostri esterni comincino a segnare certi tiri." Intervenne Van Gundy, persino Pat Riley spese qualche parola. Il principale indiziato agli occhi di O'Neal era proprio Jones, probabilmente per il già  citato comune passato a Los Angeles.

Riley difese l'imprescindibilità  dell'ex Temple anche a ridosso della trading dead line quando tutta America lo dava in partenza per portare agli Heat Spreewell o Rose. "E' ingiusto - disse l'architetto dello Show Time - trattare il nostro capitano in questo modo."

Il ruolo di capitano Jones se l'è guadagnato dietro le quinte con il suo impegno e con la sua esperienza. "Molti giocatori - spiega Dorell Wright, il rookie che, non ha caso, in spogliatoio ha l'armadietto attiguo a quello di Eddie - sono egoisti e scontenti per i minuti in campo i soldi che prendono. Jones non farà  mai una considerazione di questo tipo. Per lui al di sopra di tutto c'è la squadra."

Questa stagione è forse l'ultima occasione per rincorrere quel destino di vittorie che tutti avevano predetto a Los Angeles e gli è sfuggito: "So bene - spiega Jones - che il mio ruolo non è più quello dei miei primi anni a LA: so che non avrò gli stessi tiri e molti giochi chiamati per me. Ma non importa: siamo primi nella Eastern Conference, abbiamo dominato la stagione regolare. Ora conta vincere anche nei playoffs."

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