Gli Spurs sperano di riavere Duncan sano e in forma per i Playoffs
Se qualcuno aveva pensato, nel corso della stagione, che Tim Duncan non era più così fondamentale per gli Spurs, si sbagliava. Sono circa tre settimane, precisamente dal 20 Marzo, che gli Spurs giocano senza la loro power forward e, ora più che mai, è chiaro che a San Antonio hanno bisogno di lui se vogliono alimentare i loro sogni di titolo.
A dare ulteriore conferma di quanto detto sopra c'è il record della squadra senza Duncan, un 5-5 che, se rapportato sull'arco di una stagione, nella Western Conference probabilmente non vale neache i playoffs.
E' comunque impossibile negare che gli Spurs di quest'anno sono parsi sin dall'inizio diversi dalle precedenti versioni. Nelle stagioni passate, infatti, era sempre stato Tim Duncan ad essere il punto catalizzatore dell'attacco controllato e ragionato dei texani, con ogni azione offensiva che doveva inziare (e molte volte concludersi) con la palla al numero 21.
Quest'anno, invece, coach Popovich ha dato maggior fiducia ed importanza (anche perchè viste le prestazioni delle stagioni precedenti era veramante difficile negarla) al suo playmaker Tony Parker e alla guardia Manu Ginobili.
L'attacco degli Spurs aveva immediatamente tratto vantaggio da questo cambio di rotta, aumentando la sua produzione in modo assolutamente evidente; lo stesso Duncan, con questa nuova organizzazione offensiva, poteva godere di spazi maggiori, in quanto per gli avversari era molto più difficile segliere di raddoppiarlo.
Fare questa scelta comportava infatti la possibilità di tentare di limitare Duncan (che, beninteso è ancora la superstar, il leader e il miglior giocatore della squadra) ma portava le difese ad essere battute sul perimetro dal duo franco-argentino, capace di sfruttare ogni spazio possibile per penetrare in area e concludere, per quanto riguarda Parker, con il suo ormai classico tear drop, e invece, per Manu, con una delle sue infinite e fantasiose conclusioni con la mano sinistra.
La situazione quest'anno sembrava veramente andare bene per coach Pop, che era riuscito ad aumentare i giri del suo attacco senza perdere la consueta efficacia difensiva, riconosciuto marchio di fabbrica degli Spurs, ed era in piena lotta per ottenere il miglior record della Lega, e di conseguenza il vantaggio del fattore campo per tutta la post-season.
Tutto il castello ha però inziato a scricchiolare, come già detto, il venti di Marzo, giorno in cui gli Spurs erano a Detroit per sfidare i Pistons campioni in carica, in una gara considerata molto importante soprattutto i previsione di un quantomai possibile scontro tra le due compagini nell'atto finale della stagione.
Già dai primi minuti ci si rende conto che per gli Spurs sarà una brutta serata: quando sono passati poche decine di secondi nel primo quarto, infatti, Tim Duncan, in una situazione di rimbalzo, ricade sul piede di Rasheed Wallace, procurandosi una terribile distorsione alla caviglia, con l'arto che si piega in modo innaturale di quasi novanta gradi. E' immediatamente evidente che la situazione è grave, come testimoniato anche dalle telecamre della TNT che riprendono Duncan che esce dall'impianto utilizzando delle stampelle extra large.
Alla fine della serata gli Spurs hanno due cattiva notizie: da un lato l'infortunio del loro numero ventuno, dall'altro la sconfitta contro i Pistons, che sarà poi seguita da altre due partite perse, rispettivamente contro New York e Indiana.
Senza la sua superstar lo staff tecnico degli Spurs è obbligato a compiere delle modifiche, per esempio spostando Robert Horry in quintetto e, conseguentemente, limitando l'impatto della loro panchina che, con gli scambi di febbraio ha sì acquisito un giocatore di talento come Nazr Mohammed, che però non si è ancora inserito negli schemi offensivi ma soprattutto difensivi degli Spurs, ma a anche perso un giocatore come Malick Rose che, al contrario dell'ex Kentucky, concosceva i giochi dei texani a menadito.
Come se non bastasse anche Devin Brown, giocatore multifunzionale che può dare il cambio, nel backcourt, sia a Bowen come specialista difensivo che, a volte, a Ginobili, sta avendo dei seri problemi fisici. Brown ha inziato a sentire dei dolori alla schiena durante il riscaldamento della partita di Detroit, dolori che poi si sono acuiti nel corso della gara a New York e che, nella notte seguente, non gli hanno fatto chiudere occhio.
Il dolore, infatti, oltre ad essere nella schiena era arrivato, come spesso succede in questo casi, anche alla gamba. I mattino dopo, e per svariati giorni, Devin faceva fatica non solo a camminare, ma anche a stare dritto sulle sue gambe; gli esami medici hanno poi rilevato un'ernia del disco, che è stata trattata, da parte dei medici degli Spurs, con delle iniezioni di steroidi per alleviare l'infiammazione.
A questo punto gli Spurs hanno dovuto fare a meno anche di Devin Brown che, nelle otto partite prima dell'infortunio, stava viaggiando a quindici punti di media; presumibiemte la sua assenza si prolungherà almeno fino al 12 di Aprile, ipotetica data del suo ritorno, o più presumibilmente fino ai playoffs, fatto che creerà dei problemi a Popovich nel momento in cui dovrà compilare la lista di giocatori per la post-season: inserire Brown non in perfette condizioni fisiche e a rischio di ricadute, con il pericolo di avere un uomo in meno a disposizione, o mettere nella lista un giocatore senza problemi ma anche privo dell'utilità di Devin?
In questa situazione d'emergnza c'è anche il problema di Manu Ginobili che, a detta anche del suo allenatore, non è in perfette condizioni fisiche e che dunque, proprio per le sue caratteristiche di giocatore che non si risparmia mai, rischia di mandare in crisi il suo fisico, forzando troppo. A questo proposito coach Pop aveva addirittura pensato di non far giocare Ginobili nelle seconde partite dei back to back, per cercare di risparimare Manu, ovviamente non contento di questa soluzione.
Forse s'inserisce all'interno di questo contesto la mossa del managment d'ingaggiare Glenn Robinson che però, a causa di un'operazione al gomito prima e di problemi di varia natura con i Sixers poi, non metteva piede in campo da più di un anno. Gli Spurs hanno tentato questa mossa, firmando un giocatore di sicuro talento, prima scelta assoluta del draft del 1994, 20.8 punti di media nelle sue dieci stagioni NBA, per cercare di sopperire ad alcune mancanze offensive, mettendo particolare enfasi sul tiro dalla media distanza di Robinson, arma che probabilemte manca nell'attacco di San Antonio.
L'inserimento di Robinson, firmato con un contratto al minimo salariale fino al termine della stagione, crea però degli evidenti problemi: primo fra tutti le capacità difensive di Glenn che, per così dire, non sono mai state la parte forte del suo repertorio ma che sono fondamentali all'interno di un sistema come quello degli Spurs; in secondo luogo il fatto che Robinson, come da lui stesso ammesso, non sia in forma smagliante e debba completamente recuperare il ritmo partita, operazione tutt'altro che facile in questo momento della stagione.
Popovich è stato convinto, nell'ingaggio di Robinson, dal suo nuovo assistente Don Newman che aveva lavorato con The Big Dog a Milwaukee, ed ha detto che il nuovo arrivo verrà lentamente inserito all'interno dei meccanismi di squadra, ben sapendo che il tempo per allenarsi è veramente poco. Per fare spazio a Robinson è stato tagliato Dion Glover che, nella sua breve permenenza in Texas, aveva bene impressionato lo staff tecnico per la sua dedizione.
Nel frattempo, dopo la grave sconfitta contro Dallas, un 104-68 veramente difficile da digerire, gli Spurs sono tornati in lizza per ottenere il miglior bilancio della Lega vincendo contro Clippers e Warriors, seppur con grande fatica, in entrambi i casi dopo 2 tempi supplementari.
Ora è chiaro che le difficoltà degli Spurs sul finire della stagione sono tante, ma nonostante ciò sono ancora loro ad essere considerati, dalla maggior parte degli addetti ai lavori, come i favoriti per il titolo finale.