GM Nba – Le pagelle (part II)

L'uomo che in una stagione ha risollevato i soli dell'Arizona: Bryan Colangelo

Continuiamo la nostra analisi valutando l'operato dei General Manager della Western Conference.

PROMOSSI

RC Buford (GM San Antonio Spurs).
Praticamente in questa categoria da quando ricopre questa mansione nella città  del rodeo. Buford ha grandissime qualità  che lo vedono come uno dei General Manager più stimati e, con ogni probabilità , odiati della lega tra queste sicuramente l'abilità  a scegliere giocatori funzionali e di talento al draft con posizioni piuttosto basse: dopo aver selezionato nel 2000 con la 58esima chiamata Emanuel Ginobili, con la chiamata numero 29 nel 2002 Tony Parker, quest'anno con il pick n° 28 l'obiettivo era quello di prendere una point guard capace di far rifiatare Parker qualche minuto in più rispetto al solito e Buford ha puntato su Beno Udrih sloveno con una breve esperienza anche a Milano dove aveva fatto intravedere più lacune che pregi.

Guardando con il senno di poi questa scelta premia ancora una volta l'astuto GM poiché Udrih ha sorpreso tutti adattandosi stupendamente agli automatismi del gioco di coach Pop diventando una pedina di grande impatto per gli Speroni.

Altra grande capacità  del GM Spurs è quella di firmare giocatori di indubbio talento a cifre estremamente contenute basti pensare che questa stagione ha rinnovato il sopraccitato Ginobili con un contratto da 52 mln in 6 anni, Bruce Bowen, superbo difensore e giocatore chiave nel gioco di coach Pop, con 26 mln in 6 anni e Brent Barry, tuttofare capace di coprire diverse posizioni e dotato di un tiro mortifero da ogni distanza, con 27 mln in 5 anni. L'unico con cui è dovuto venire a compromessi è Tony Parker che è stato rinnovato lo scorso ottobre per 77 mln in 6 anni.

Nelle ultime ore del mercato Buford ha pensato bene di rinforzare anche l'ultima piccola crepa del roster Spurs: ovvero lo spot di centro acquisendo Mohammed dai Knicks in cambio del polemico Malik Rose, chissà  perché a prima vista l'affare sembra averlo fatto il buon RC.

NDR: ha appena firmato anche un certo Glenn Robinson, che tutti si erano dimenticati, chissà  perchè…

Bryan Colangelo (GM Phoenix Suns).
I magnifici Suns di questa stagione nascono lo scorso anno quando, dopo un brutto inizio, la dirigenza decide di liberarsi dei contratti più pesanti che opprimevano considerevolmente il monte salari (il contratto di Penny Hardaway su tutti) a costo di liberarsi dei servigi della stella Stephon Marbury per avere in cambio contratti in scadenza e scelte future che permettessero a Phoenix di avere un salary cap basso con il quale aver la possibilità  di puntare free agent importanti capaci di far compiere un notevole salto di qualità  al team.

Ringraziando i Knicks per questo scambio Colangelo junior sale agli onori della cronaca per la firme del play Steve Nash per 65 mln in 6 anni e dell'ala tiratrice Quentin Richardson per 45 mln in 6 anni. Il GM Suns con queste due acquisizioni tramuta una squadra senza speranza in un team capace di vincere e produrre spettacolo guidata da Nash che nel sistema D'Antoni si sta esprimendo su livelli da MVP.

Altra mossa che si è rilevata giustissima da parte di Bryan Colangelo è stata l'aver prolungato il contratto a Mike D'Antoni prima dell'inizio della stagione in corso ciò a posto il coach sicuro dell'appoggio della società  e i giocatori sono stati motivati a non prendere sottogamba gli insegnamenti di Mike. Per finire ottimi anche i recenti acquisti di Jim Jackson, giocatore "nomade" se c'è uno, per tre giovani come Jacobsen, Vroman e Lampe e Walter McCharty arrivato per una futura seconda scelta che vanno a rimpinguare la panchina che si rivelava di scarso impatto e esperienza.

Unico neo la scelta n° 7 ceduta ai Bulls che ha portato Luol Deng poteva fare comodo anche a Phoenix ma in fondo mica tutte le ciambelle riescono con il buco.

Rick Sund (Seattle Supersonics)
Le mosse al draft (che hanno portato l'acerbo ed impalpabile Robert Swift) e la situazione controversa del rinnovo di Ray Allen non penderebbero a favore del suo operato. Però Sund è stato colui che ha compiuto lo scambio meno pubblicizzato ma più redditizio della scorsa stagione: la trade che ha portato Calvin Booth a Dallas e ha portato l'ala Danny Fortson nella città  della pioggia.

L'arrivo della rocciosa forward ex Cincinnati è risultato di grande importanza per la squadra di coach McMillan perché ha dato ai Sonics tutto ciò che gli mancava, ovvero: difesa dura, rimbalzi, faccia tosta e temperamento in quantità  industriali. La situazione però resta molto intricata infatti Allen, McMillan, Antonio Daniels e Radmanovic hanno tutti il contratto in scadenza, il futuro dei Sonics passa per questi rinnovi…

Jerry West (GM Memphis Grizzlies)
Sembrava che per una volta nella sua carriera di general manager avesse sbagliato le sue mosse ed invece, come sempre è accaduto durante la sua lunga e vincente carriera, Mr. Clutch ci ha visto giusto. L'assunzione di Mike Fratello per sostituire il dimissionario Hubie Brown si è rilevata una mossa molto felice che ha riportato i Grizzlies, dopo un inizio balbettante, a mietere successi e a inserirsi nella lotta per i playoff.

Carroll Dawson (GM Houston Rockets)
Finita l'era Francis - Mobley è stata sicuramente giusta la mossa di cedere i due amiconi (insieme a Cato) in Florida in cambio di Tracy McGrady che insieme a Yao Ming può costruire una delle coppie più importanti della Lega già  da oggi. Dawson ha dovuto ricostruire una franchigia dal nulla riuscendo dopo numerose trade e firme a costruire un roster competitivo e in grado di rispondere al meglio alle aspettative di coach JVG. Gran colpo la firma di Bob Sura (26 mln per 6 anni) che non sarà  un playmaker coi controfiocchi ma è un giocatore che difende, dà  l'anima in campo, attacca sempre il canestro e sa punire sui raddoppi su Yao e T-Mac.

Di grande rilevanza sono state le due trade invernali che hanno portato in Texas John Barry (arrivato da Atlanta per Tyronne Lue), guardia d'esperienza capace con la sua energia, il suo carisma e la sua mano educata di cambiare le partite venendo dal pino e David Wesley (arrivato da New Orleans in cambio di Nachbar e Jackson) guardia trentacinquenne capace di punire sui raddoppi, segnare con continuità  anche dalla lunga distanza e di difendere in modo brillante sugli esterni ospiti. Nelle ultime ore prima della chiusura della trading deadline i Rockets hanno pensato di andare a rinforzare il reparto esterni acquisendo il play Mike James dei Bucks mossa che porta un vero play a Houston e che rimpolpa ulteriormente il settore esterni di Van Gundy.

L'unica pecca che forse non fa dei Rockets una squadra completa è la precarietà  nel ruolo di ala forte dove Howard, Padgett, Weatherspoon e il nuovo arrivato Baker non fanno tutti insieme un ala in grado di accoppiarsi al meglio con Yao.

Don Nelson (GM Dallas Mavericks)
Più che un mercato è stata una vera e propria rivoluzione quella imbastita in questi ultimi mesi da Dallas: via l'anima ispiratrice dell'attacco Steve Nash (sotituiti dal tiratore Terry e dal rookie Harris), via le ali forti con gioco perimetrale alla Walker e alla Jamison ( puntualmente rimpiazzate con l'arrivo di Van Horn prima della scadenza della dead line), è arrivato un centro intimidatore come Dampier, le dimissioni di Don Nelson da coach e il posto da coach affidato a Avery Johnson.

In questo turbillion di nomi ed eventi si può però trovare un filo conduttore che può far sperare sia per il presente che, soprattutto, per il futuro i tifosi dei Mavs.

1) Dopo anni di smallball e quintetti sperimentali per mascherare la presenza di un lungo capace di difendere e aiutare a rimbalzo è stata risolta questa lacuna con l'ingaggio, (francamente esagerato il contratto da 77 mln per le prossime 7 stagioni), di Dampier che non sarà  un fenomeno offensivamente ma ha già  mostrato di fornire quella prestanza fisica e quelle doti difensive che a Dallas non si vedevano da tempo e che potrebbero risultare inportanti per fare strada nei playoff.
2) Dallas può annoverare tra le sue fila il nucleo di giovani, probabilmente, più talentuoso e futuribile della Lega: Marquis Daniels, Devin Harris, Josh Howard e Pavel Podkolzine (più una speranza che una certezza!) sono giocatori dal presente ottimo e dal futuro abbagliante e che se aggiunti al ventisettenne Nowitzki e al ventottenne Jason Terry possono costituire il nucleo centrale di una seria pretendente al Larry O'Brien Trophy sia per l'immediato che per il futuro .

RIMANDATI

Elgin Baylor (GM Los Angeles Clippers)
Da 18 anni a dirigere le operazioni dei Clips (anni nei quali solo una volta si è raggiunto l'accesso ai playoff, con coach Larry Brown in panchina ) anche quest'anno Baylor si troverà  con ogni probabilità  a scegliere in posizioni privilegiate al draft e a guardare i playoff dal salotto della sua villa a L.A.

Però bisogna sottolineare come i Velieri nonostante la politica parsimoniosa, eufemismo nudo e crudo, hanno compiuto delle scelte appropriate pescando, come spesso gli capita, dal marciapiede protagonisti inattesi (che sicuramente vedremo esibirsi su altri parquet la prossima stagione) .

Scelto al draft il talentuosissimo (quanto sfortunatissimo) Shaun Livingston, i Clippers hanno lasciato libero di prendere la via dell'Arizona a Q Richardson sostituendolo con il stupefacente Bobby Simmons alla terza stagione nella NBA e serio candidato al titolo di Most improved player. I Clips hanno inoltre preso dal marciapiede giocatori che stanno fornendo un rendimento inaspettato come Rick Brunson e Quinton Ross.

Il budget è sempre sotto controllo, la luxury tass non è neanche vagamente sfiorata, i risultati sono quelli che sono ma in fondo che, piaccia o no, Don Sterling è l'unico che guadagna qualcosa con una squadra professionistica nello sport americano.

Chris Mullin (GM Golden State Warriors)
Se fosse uno scolaro Chris Mullin avrebbe una "pagella" del tipo: insufficiente nel primo quadrimestre e un rendimento buono nel secondo. Il paragone con uno studente non è poi così azzardato perché l'ex stella dei Warriors e dei Pacers è alle prima esperienza nella "stanza dei bottoni" e "studia" per diventare un grande General Manager.

La sua esperienza estiva è stata contrassegnata da molte ombre e poche che luci. Ci riferiamo dapprima alla scelta di Andris Biedrins con il pick n° 11 nel draft dello scorso giugno che si è rivelato decisamente acerbo e impreparato per aiutare da subito la causa dei Warriors e che già  adesso assomiglia molto più ad una bufala (alla Milicic) che a un potenziale crack europeo (alla Nowitzki).

Decisamente interdetti hanno lasciato anche le cifre spese per far arrivare Derek Fisher nella baia (39mln per 6 anni) e per trattenere il centro Adonal Foyle (41 mln per 6 anni); 80 mln di dollari per i futuri 6 anni spesi per due gregari non più di primo pelo sembrano soldi spesi davvero male. Se a questi brustolini aggiungiamo quelli spesi per le estensioni delle due stelle Richardson (70 mln per 7 anni) e Murphy (56 mln per 6 anni) sono stati impegnati ben 206 mln per le prossime 6 stagioni che peseranno come un macigno sul salary cap dei guerrieri.

A rendere meno infausto il futuro della franchigia della California ci ha pensato lo stesso Mullin con la trade che ha portato in maglia Warriors Baron Davis all star assoluto di appena 26 anni che, se gli infortuni non lo perseguiteranno come nelle ultime due stagioni in maglia Hornets, potrà  sicuramente essere il leader di Golden State per i prossimi anni e costruire con J - Rich e Murphy un trio di assoluto livello.

Interessanti anche le acquisizioni di due giovani come Cabarkapa e Tskitishvili che in questi mesi di regular season potrebbero trovare spazio e mostrare se meritano il proscenio NBA o meno.

Geoff Petrie (GM Sacramento Kings)
Giudicare l'operato dello storico GM dei Kings è onestamente difficile, l'unica cosa certa è che è si è chiusa un era e si tenta di farne nascere un'altra. In meno di un anno i Kings hanno rinunciato a 3/5 del quintetto base (Vlade Divac, Doug Christie, Chris Webber) affidandosi a un altro trio composto da Mike Bibby, Peja Stojakovic e Brad Miller che può garantire un rendimento di assoluto livello.

Ciò che è cambiato realmente è il cast di supporto che comprende un realizzatore tiratore come Cuttino Mobley e un trio di lunghi undersize dal talento non eccelso come Williamson, Kenny Thomas e Skinner.

Lo scambio che ha più sorpreso è stato proprio quello che ha portato C-Web a Philadelphia in cambio delle tre ali sopraccitate che hanno contratti meno pesanti rispetto a quelli dell'ex Fab Five ma dalla durata lunga. Questo aspetto è quello che ha fatto sorgere i maggiori dubbi non tanto non aver ottenuto una stella dalla cessione di un all star (logoro e dal contratto pesante) come Webber ma quello di non aver ottenuto contratti in scadenza che permettessero a Petrie di avere maggiore flessibilità  salariale.

Rimane il fatto che i 3 contratti acquisiti sono relativamente semplici da inserire in una trade rispetto a quello dell'ex Bullets e che Petrie con queste mosse ha fatto chiarezza sul futuro dei Kings e sulla fiducia riposta in Stojakovic. I vertici societari dei Kings sono stati abbagliati dalla squadra che prima del ritorno di Webber aveva il miglior record ed esprimeva il miglior gioco della Lega mettendo in risalto uno Stojakovic fantastico come prima opzione offensiva. Il desiderio è quello di tornare ad esprimere quella pallacanestro.

BOCCIATI

Allan Bristow (New Orleans Hornets).
La franchigia che ha maggiormente sofferto il ridimensionamento del campionato, a causa dell'ingresso nella ultra competitiva Southwest division, è incappata in una stagione disgraziata fatta di infortuni, iella in quantità  industriali e qualche scelta sbagliata da parte del front office.

E' risultato fino ad ora fallimentare la scelta di affidare la squadra nelle mani di Byron Scott che ha mostrato di avere dei limiti sia come allenatore tattico e tecnico che come "collante" e moderatore nello spogliatoio (frequenti le sue liti con i giocatori in particolare con Baron Davis). Se a questo scenario si aggiungono che le poche operazioni compiute (l'arrivo di Andersen e Rogers dal mercato dei free agent) sono risultate assolutamente ininfluenti ecco spiegato il motivo di un'annata così disgraziata.

Vista l'annata no i vertici societari hanno deciso di scambiare i giocatori scontenti (Baron Davis e Jim Jackson) e giocatori esperti (David Wesley) per ottenere un manipolo di giovani acerbi e scelte al draft con i quali ricostruire la squadra. Unico plauso da fare a Bristow la scelta di J.R. Smith al draft con il n°19.

Kiki Vandeweghe (GM Denver Nuggets) All'inizio della stagione sembrava la squadra che si era mossa meglio e Vandeweghe un autentico genio perché aveva mantenuto intatto il roster della scorsa stagione aggiungendo un elemento di grande qualità  come Kenyon Martin, firmato per la bellezza di 93 mln per 7 anni, che con Camby e Nenè andava a comporre una delle front line meglio assortite della lega.

In realtà  Vandeweghe ha commesso due errori evidenti che hanno rallentato nei primi mesi di regular season il rendimento dei Nuggets: l'infortunio di Voshon Lenard ad inizio stagione ha messo in risalto come una parte dei soldi spesi in estate doveva essere dirottata per prendere una guardia con tiro perimetrale che potesse coprire le spalle dignitosamente all'ultra trentenne guardia tiratrice.

Inoltre Vandaweghe ha gestito decisamente male la situazione Bzdelik che non poteva essere licenziato perché aveva portato i Nuggets ai playoff lo scorso anno ma non piaceva alla dirigenza che non voleva rinnovargli la fiducia con un pluriennale. Questa situazione ambigua ha deteriorato la chimica di squadra e ha abbassato la fiducia dei giocatori nei confronti del coach che dopo alcuni mesi di risultati deludenti ha lasciato il pino, dapprima a Micheal Cooper e in seguito a George Karl (firmato con un contratto da 30 mln per 6 anni).

Il provvidenziale arrivo dell'ex coach di Sonics e Bucks ha ridato fiducia ai giocatori che stanno veleggiando verso i playoff e ha probabilmente salvato Vandaweghe da critiche velenose e pungenti sul suo operato.

Kevin McHale (GM Minnesota Timberwolves) Partiti con l'etichetta di grandi favoriti assieme agli Spurs per il titolo NBA i T-Wolves si sono rivelati la delusione più clamorosa del campionato anche, se non soprattutto, per le colpe del front office che ha gestito come peggio non si poteva la situazione contrattuale di Cassell e Spreewell i protagonisti assoluti della brillante stagione 2004. Spreewell e Cassell dopo la magnifica stagione hanno chiesto in maniera, sicuramente opinabile e con modalità  piuttosto indisponenti, il rinnovo contrattuale all'inizio del training camp: questa mossa ha spiazzato completamente McHale che ha cercato di temporeggiare scelta che si è rivelata catastrofica perché i tipi in questione non hanno la professionalità  di un Ray Allen, che con una stagione spaziale sta trascinando i Sonics alla post season nonostante abbia il contratto in scadenza, ma sono i classici atleti legati maggiormente al "vil" denaro piuttosto che al bene del team tant'è che, dall'inizio della stagione, stanno giocando in maniera penosa, minando completamente gli equilibri della squadra sia in campo che nello spogliatoio.

McHale, ragionando con il senno di poi, doveva muoversi ben prima dell'inizio del training camp e tagliare la testa al toro; o rinnovare il contratto o, a costo di rompere il gruppo della passata stagione, cedere i giocatori che uscendo da una stagione scintillante e con i contratti in scadenza (quello si Spree scade a giugno mentre quello di Cassell scade nel 2006) potevano attrarre diverse squadre.

Questa situazione caotica e destabilizzante ha fatto precipitare la situazioni e a pagare per tutto è stato il mirabile Flip Saunders che dopo 10 stagioni al timone dei lupi ha interrotto il suo rapporto sostituito proprio dall'amico GM McHale che sta cercando, in un ruolo assolutamente inedito, di portare Minnesota ai playoff.

Kevin O'Connor (GM Utah Jazz)
Tra le più attive sul mercato dei free agent è una delle società  che ha spesso più quattrini rinnovando i contratti di Arroyo (16 mln per 4 anni), Giricek (quadriennale da 16 mln) e Kirilenko (86 mln per 6 anni), firmando, inoltre, due dei free agent più appetiti l'ala - pivot campione del mondo Mehmet Okur (50 mln per 6 anni) e l'ala forte del team USA Carlos Boozer (69 mln per 6 stagioni).

Questi movimenti dovevano catapultare Utah nei piani alti della Lega ma ciò non è successo anzi Utah sta marcendo nelle zone basse della classifica e punta decisamente al draft del prossimo giugno. Questo scenario, francamente inaspettato, mette in ampio risalto come i soldi spesi da O'Connor non sia stati investiti al meglio perché Arroyo dopo una sontuoso stagione 2004 e delle olimpiadi da fenomeno, ha lasciato Salt Lake City per trasferirsi a Detroit a causa di aspri litigi con coach Sloan e soprattutto Okur e Boozer danno l'idea di non essere i giocatori che i Jazz pensavano fossero.

Intanto balza subito agli occhi come O'Connor abbia investito 119 mln su due giocatori che giocano nello stesso ruolo lasciando inspiegabilmente libero lo spot di centro, inoltre si tratta di due giocatori che attualmente non meritano i dollari spesi. Si tratta sicuramente di giocatori di talento e con margini di miglioramento però, specialmente Boozer, con lacune evidenti in difesa nel contenere i talentuosi avversari in vernice.
A ciò va aggiunto come le due prime scelte (14 e 16) siano state spese per due giocatori che, fino a questo momento, hanno deluso le aspettative trattasi di Kirk Snyder e Kris Humpries.

John Nash (GM Portland Trail Blazers)
Più che di un General Manager i Blazers avrebbero di un esorcista. Da qualche anno a questa parte la dirigenza sta cercando in tutti i modi di disinfestare lo spogliatoio dal virus "giocatori indisciplinati" che si riproduce in maniera anomala e inspiegabile ogni anno nonostante tutti i pesticidi (pardon, multe e trasferimenti) utilizzati.

Hanno, infatti, lasciato Portland "brutti ceffi" del calibro di: Rasheed Wallace, Bonzi Wells e Qyntell Woods ma, nonostante questa epurazione, nello spogliatoio rimangono elementi del calibro di Ruben Patterson, giocatore focoso con alle spalle una condanna per violenza carnale, e Damon Stoudamire, trovato più e più volte a flirtare con la sinuosa e accomodante “Maria”.

In estate poi la dirigenza ha pensato bene di migliorare la situazione rinnovando i contratti a "cittadini modello" quali: Darius Miles (48 mln per 6 anni) e Zach Randolph (83 mln per 6 astagioni). Il primo è stato protagonista di liti furibonde con l'ex coach Cheeks (licenziato qualche settimana fa e sostituito, ad interim, da Kevin Pritchard), l'altro, invece, è stato coinvolto più volte in sparatorie e risse in questi anni.

Non contenti dello scenario venutosi a creare hanno completato il tutto con l'arrivo da Dallas di Nick Van Exel, giocatore con la lingua più velenosa di un cobra e capace da solo di far diventare qualsiasi spogliatoio una polveriera.
Per fortuna che la coppia Patterson - Nash aveva promesso disciplina ferrea e pugno duro"

Nash ha inoltre compiuto mosse rivelatesi tutt'altro che oculate: come il rinnovo "monstre" di Theo Ratliff (triennale da 32 mln) e le discutibili scelte al draft di "Bassy" Telfair con il pick n° 13, Victor Khryapa con la 22 e Sergei Monya con la 23 (rimasto in europea) che per lungo tempo sono stati ai margini della rotazione. Unica mossa astuta è stata la firma del lungo Joel Przibilla che sta fornendo un rendimento impensabile nelle ultime settimane. .

Mitch Kupchak (GM Los Angeles Lakers)
La disfatta dei Lakers viene imputata, a tutte le latitudini, solo ed esclusivamente a questo uomo che sta reagendo a questa situazione scomoda invecchiando ogni giorno in maniera sempre più spaventosa. Kupchak in questi anni ha mostrato di non essere probabilmente all'altezza di sostituire una leggenda della scrivania come Jerry West, capace di tramutare in oro tutto ciò che firmava, e soprattutto di soffrire terribilmente la pressione di una piazza, che esige una squadra sempre vincente e spettacolare, come quella di Los Angeles.

Nonostante ciò ridurre le colpe ad un unico uomo è sicuramente un qualche cosa di sbagliato perché questa è anche una sconfitta del proprietario Jerry Buss che ha forse sottovalutato il ridimensionamento dei Lakers senza Shaq e Phil Jackson decidendo di puntare tutto su Kobe Bryant incoronandolo leader maximo dello spogliatoio e della squadra ruolo che, forse a causa del suo carisma immenso e del suo carattere particolare, ha dimostrato di non saper ricoprire.

Nonostante ciò è inevitabile sostenere come le mosse di Kupchak si siano rivelate completamente errate: dalla cessione di O'Neal per Odom, Butler e Grant, alla firma di un centro "alla frutta" come Vlade Divac, alle scelte al draft, alle trade imbastite che non hanno cambiato come si pensava i connotati della squadra. La decisione che si è però rivelata più clamorosamente sbagliata è stata la scelta di puntare, con un contratto di 5 anni per 30 mln di dollari, su Rudy Tomjanovic che non allenava da due anni e aveva dovuto interrompere l'attività  per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute principalmente a causa dello stress.

Proprio l'ambiente insostenibile e il tanto lavoro da svolgere hanno sopraffatto Tomjanovic che ha dovuto lasciare la panchina a Frank Hamblen mandando da quel momento in avanti la squadra ancor più alla deriva.

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