GM Nba – Le pagelle

Il fautore dell'arrivo di Shaq in black ha un nome e cognome: Pat Riley

A poche partite dalla conclusione della regular season è tempo di compiere possibili bilanci riguardanti coloro che sono delegati dai proprietari dei team a costruire un roster capace, a seconda delle aspettative, di: ottenere la vittoria a qualsiasi costo (esempio calzante Mark Cuban), far rinascere dalla ceneri una squadra che ha vissuto periodi di grande difficoltà  (l'esempio può essere quello di "Mr.logo" Jerry West che l'anno scorso ha portato i derelitti Grizzlies alla prima partecipazione ai playoff), oppure fregarsene assolutamente dei risultati badando per prima cosa ad avere un bilancio in attivo (non serve neanche evidenziarlo ma questo è il caso di Donald "Braccino corto" Sterling).

Ecco qui esposti i giudizi inerenti la Eastern Conference.

PROMOSSI

Pat Riley (Presidente, GM Miami Heat).
Quando riesci a far arrivare nella tua franchigia il giocatore più dominante degli ultimi 10 anni senza cedere il miglior giocatore della tua squadra allora significa che hai portato a termine un affare colossale. La cessione di Odom, Butler e Grant in gialloviola e l'arrivo di Shaq a Miami è stato davvero un colpo di genio da parte dell'ex grande coach dei Lakers e dei Knicks, ciò ha infatti immediatamente trasformato gli Heat da una squadra dal grande futuro ad un team in grado di competere per il titolo.

Il vero capolavoro Riley lo ha però compiuto costruendo con pochi soldi a disposizione un cast di supporto notevole basti pensare all'acquisizione di un tiratore sugli scarichi e sui raddoppi di grande efficacia come Damon Jones, l'aver firmato un cambio di Shaq coi controfiocchi come Micheal Doleac e l'aver preso dal marciapiede giocatori funzionali e d'esperienza come Leattner, Shandon Anderson e Steve Smith e Zo Mourning.

Ernie Grunfeld (GM Washington Wizards).
Dietro alla stagione brillante e sorprendente del team della capitale c'è anche lo zampino del Gm al secondo anno nella dirigenza dei Maghi; Grunfeld è stato infatti il fautore dell'affare che ha permesso alla squadra della capitale di sbolognarsi di due contratti scomodi come quelli di Jerry Stackhouse e Christian Leattner e della scelta n°5 del draft ottenendo in cambio l'ala Antawn Jamison giocatore che insieme ai redivivi Larry Hughes e Gilbert Arenas hanno composto il trio di maggiore impatto nella lega che sta trascinato la squadra di Eddie Jordan a risultati assolutamente insperati. Nell'estate delle estensioni folli di questa stagione è da considerare assolutamente consona la valutazione del contratto di Brendan Haywodd (26 mln per 6 anni) che è assolutamente meritata vedendo il buon campionato che l'ex Tar Heels sta producendo. Poche mosse ma di grande qualità .

Jim Paxson (GM Cleveland Cavaliers).
Sbertucciato in estate da mezza NBA per essersi fatto sfuggire Carlos Bozzer rimanendo con in mano che un pugno di mosche , Paxson può ora prodursi in grasse risate vedendo le difficoltà  che sta attraversando Booz a Utah al contrario del suo sostituto in maglia Cavs Gooden che firma doppie-doppie come se non avesse fatto altro nella sua vita. Ottimo si è infatti rilevato lo scambio imbastito con i Magic che ha portato Gooden e Varejao alla corte di Lebron in cambio di Tony Battie e due future scelte. Altro affare ben riuscito è stato quello che ha portato Eric Snow nell'Ohio in cambio dei carneadi Kevin Ollie e Kendrick Brown e vantaggiosa si è rilevata anche la firma di "Tractor" Traylor capace di dire il suo dalla panchina.

La magagna stagionale di Paxson è stato, per l'ennesima volta, il draft.. Dopo aver scelto nel 2001 con la n° 8 Desagana Diop e l'anno dopo con la sesta chiamata Dajuan Wagner quest'anno Paxson ha puntato sul prodotto di Oregon Luke Jackson scelta che si è rilevata un buco nell'acqua di proporzioni simili ai casi precedenti considerando la possibilità  di poter scegliere con il pick n°10 gente come Al Jefferson, Josh Smith, J.R. Smith e Tony Allen.
Negli ultimi tempi il GM, visti i risultati poco convincenti, ha deciso di sollevare Paul Silas dall'incarico di head coach: una mossa probabilmente affrettata ma che sembrava essere nell'aria da tempo perché la società  vuole un grande coach, il nome più insistente è quello di Saunders, che possa tramutare LeBron & co. in una contender già  dalla prossima stagione e l'ex coach degli Hornets non sembrava essere l'uomo giusto per questa missione.

Joe Dumars (GM Detroit Pistons).
Uno dei General Manager più in gamba della lega dopo aver costruito in un paio d'anni dal nulla la squadra che lo scorso giugno ha trionfato laureandosi campione NBA si è messo al lavoro per confermare questo progetto e se possibile migliorarlo ottenendo risultati più che positivi.

Ha rinnovato Rasheed Wallace con un contratto non eccessivamente oneroso, (50 mln in 5 anni), ha sostituito Okur con Antonio McDyess giocatore che è andato a rinforzare il back up dei Pistons fornendo punti e rimbalzi istantanei e migliorando ulteriormente la qualità  della panchina di coach Brown, infine ha preso Carlos Arroyo, play di grande talento e fantasia, dagli Utah Jazz mettendo a disposizione di coach Brown un giocatore un po' indisciplinato ma capace di far rifiatare Billups e alzare il ritmo e l'imprevedibilità  dell'attacco Pistons.

L'unica pecca veramente importante è forse quella di essersi liberati con troppa leggerezza di "Big Nasty" Williamson giocatore capace di essere pericoloso in post basso e capace di creare tanti mis – match per le difese avversarie e che era risultato molto utile durante la scalata della scorsa stagione.

Billy King (GM Philadelphia 76'ers).
Ha piazzato il colpo gobbo Chris Webber proprio a un giorno dalla scadenza del mercato spegnendo sul nascere le voci di un Iverson scontento e pronto a fare le valigie e migliorando sicuramente il talento del team della città  dell'amore fraterno. L'acquisizione di C-Web, uomo da 20 punti, 9.7 reb e quasi 5 assist, da finalmente quel lungo dal talento sopraffino che Iverson pretendeva da tempo immemore.

Ragionando in un ottica squisitamente tecnica senza considerare le questioni salariali (Webber percepirà  la bellezza di 62 mln nei prossimi 3 anni) e le condizioni fisiche (l'ex Bullets gioca praticamente su una gamba da un'anno a questa parte) King sembra davvero aver compiuto un astuta mossa perché è arrivato all'ex Kings senza cedere i giovani richiestissimi (Korver, Green, Igoudala e Dalembert) e cedendo giocatori non più giovanissimi e dal talento inferiore a quello dell'ex Fab Five. Questo scambio (assieme alla cessione di Big Dog Robinson agli Hornets in cambio del ritirato Mashburn e di Rodney Rogers) pone Philly come una seria candidata per la qualificazione ai playoff. I meriti di King non terminano qui perché ha compiuto un altra mossa risultata azzeccata al 100%: la scelta di Igoudala al draft dello scorso giugno, giocatore completo dotato di grande doti atletiche e capace di dare il suo contributo sin da subito sia in attacco sia in difesa.

John Paxson (GM Chicago Bulls).
Dopo anni di risultati negativi, scelte errate e critiche pungenti la dirigenza dei Bulls si merita un applauso perché non solo sta ottenendo ottimi risultati dopo anni di record orribili ma soprattutto perché sta perseguendo un progetto coerente e intrigante. Paxson è colui che si è mosso meglio nel draft dello scorso giugno scegliendo 3 giocatori che stanno fornendo un rendimento di altissimo livello, stiamo parlando di Ben Gordon, Loul Deng e Chris Duhon. Ottima anche l'ingaggio dell'argentino Nocioni che ha portato difesa, rimbalzi ed energia a vagonate.

Rischiosa ma assolutamente legittima anche la decisione di non rinnovare in ottobre Chandler e Curry che nelle precedenti stagioni avevano deluso e che saranno free agent con restrizione la prossima estate. A seguito dei risultati conseguiti si sta rilevando proficua anche la scelta di cedere con un sign and trade Jamal Crawford a New York ottenendo tra l'altro dalla sua cessione contratti in scadenza che permettono una buona mobilità  salariale alla franchigia del Michigan.

John Weisbrod (GM Orlando Magic).
Conosciuto al grande pubblico più per le parole al veleno pronunciate contro Tracy McGrady piuttosto che per il suo reale ruolo di general manager ha riassestato i derelitti Magic con mosse che nonostante l'apparente diffidenza si sono rivelate giuste. Ha ceduto Tracy McGrady e il contrattone di Juwan Howard per 3/5 del quintetto dei Rockets (Francis, Mobley e Cato), ha firmato Hedo Turkoglu che sta avendo un buon rendimento in maglia Magic, ha scelto con giudizio al draft puntando sul talento cristallino, ma
ancora un po' acerbo, Dwight Howard e sul playmaker Jameer Nelson.

Nonostante il rendimento piuttosto deficitario di Tony Battie ha fatto bene a liberarsi di Drew Gooden mostrando grande fiducia in Howard che ha potuto avere molto minuti a sua disposizione. Ha lasciato un po' interdetti (soprattutto la stella Steve Francis) l'allontanamento di Cuttino Mobley per il logoro Doug Christie questa mossa (complice anche l'infortunio dell'ex Kings che rimarrà  out per il resto della stagione) sembra aver rotto i meccanismi dello spogliatoio dei Magic che hanno cominciato ad avere un rendimento negativo mettendo a repentaglio l'accesso ai playoff che sembrava ovvio. Weisbrod ha provato a smuovere l'ambiente negli ultimi giorni licenziando Johnny Davis e a sostituendolo con l'assistente Chris Jent. Promosso con riserva.

Bernie Bickerstaff (GM e coach Charlotte Bobcats).
Costruire dal nulla una franchigia è complicatissimo però bisogna dare atto che nonostante il record tutt'altro che esaltante i Bobcats sono un team che ogni santa sera vende cara la pelle e fa di tutto per sovvertire il pronostico che li vede sfavoriti.

Il merito di questo è soprattutto di Bickerstaff che durante l'expansion draft ha deciso di rifiutare giocatori talentuosi dal contratto scomodo (Houston e Walker su tutti) e ha puntato per lo più su "carneadi" inesperti e sconosciuti ai più (tra costoro spicca Primoz Brezec oggetto misterioso ai Pacers e protagonista di un campionato eccellente a Charlotte) che non gravassero sul salary cap delle linci. Oltre a questa scelta quantomeno coerente è riuscito ad aggiudicarsi la seconda scelta del draft dai Clippers con la quale è arrivato la pietra angolare presente e futura dei Bobcats Emeka Okafor che si è rivelato immediatamente uno dei migliori lunghi della eastern conference. Tutt'altro che disprezzabili le trades imbastite con Magic e Lakers che hanno portato nel North Carolina Keith Bogans e Kareem Rush giovani atleti che stanno disputando una stagione più che discreta.

Oltre a tutto questo ha pescato dal marciapiede Brevin Knight che sta giocando una stagione fantastica guidando con grande autorità  e leadership i Bobcats. Il lavoro è ancora lungo e difficile per l'esperto Bernie però già  non essere la maglia nera del campionato è qualcosa di positivo.

Danny Ainge (GM Boston Celtics).
Uno dei General Manager più chiaccherati e criticati della NBA dopo due stagioni a dirigere le operazioni nel Massachusetts sembra aver costruito un progetto quantomeno intrigante. Ainge infatti è riuscito a ringiovanire la squadra, grazie ad un draft sontuoso che ha portato i promettentissimi Al Jefferson, Tony Allen e Delonte West, riuscendo nel contempo ad ottenere risultati buoni che permetteranno quasi sicuramente a Boston di accedere ai playoff da vincitore della Atlantic Division.

L'ex guardia dei Suns si è mosso abbastanza bene durante l'arco dell'anno: ha, infatti, scelto un coach giovane ma quotato come Doc Rivers, ha vinto la scommessa Payton che dopo una stagione da incubo in maglia Lakers ha saputo dare esperienza e fosforo all'attacco bianco - verde ed infine ha migliorato il tasso tecnico della squadra con il clamoroso ritorno di Antoine Walker. Questo cavallo di ritorno, apparentemente privo di coerenza e capace di minare gli equilibri dello spogliatoio, ha in realtà  aumentato notevolmente il tasso tecnico della squadra perché ha portato a Boston un'ala forte da quasi 20 e 10 in cambio di due fantasmi come Gugliotta e "Yoghi" Stewart.

Il vero grande errore che si può realmente imputare a Ainge è il rinnovo "monstre" da 40 mln per 6 stagioni a Mark Blount che ha mostrato in questa stagione di non meritare assolutamente quelle cifre.

RIMANDATI

Larry Bird (GM Indiana Pacers).
Le mosse dell'ex stella dei Celtics sono ingiudicabili perché la stagione di Indiana è stata irrimediabilmente minata dalla squalifica del novembre scorso che ha stravolto completamente i piani di conquista del titolo della franchigia di Indianapolis.

Larry Harris (Milwaukee Bucks).
Visti i risultati poco brillanti raggiunti fino a questo momento dalla squadra del Winsconsin, i vertici societari hanno deciso di iniziare a pianificare le strategie per la prossima stagione che consistono principalmente nel fare tutto il possibile per rifirmare Micheal Redd in scadenza di contratto.

Per riuscire a portare a buon fine questa operazione essi hanno pensato bene di alleggerire il proprio monte salari cedendo nell'ultimo giorno di mercato dapprima Mike James a Houston (titolare di un accordo pluriennale da 7 mln di dollari) e in seguito il contrattone da 30 mln di dollari fino al giugno 2006 di Keith Van Horn che è stato recapitato a Cubanville, (nell'ambito della trade che ha coinvolto anche Booth Alan Henderson, che è stato immediatamente tagliato ed è tornato a fare parte del roster di Dallas, e denaro ai Bucks), dove un contratto lungo e ingombrante è sempre ben accetto. Soprattutto quest'ultima transazione ha creato ampio spazio salariale a disposizione dei Bucks che potranno avere la necessaria flessibilità  salariale per muoversi al meglio nel mercato estivo.

Rod Thorn (New Jersey Nets)
A causa della cessione, all'imprenditore Ratner, della franchigia nel mercato estivo Thorn ha dovuto smobilitare il giocattolo Nets cedendo Kittles e, soprattutto, rinunciando ai servigi di Kenyon Martin che è stato firmato dai Nuggets in cambio di una prima scelta. Gli unici "dead president" sono stati recapitati a Richard Jefferson che è stato firmato per le prossime 6 stagioni per un totale di 77 mln e a Jason Collins (26 mln per 6 anni). Questa aria di smobilitazione ha mandato su tutte le furie Jason Kidd che ha chiesto a più riprese una trade che lo portasse in una squadra con ambizioni da titolo ma il suo status di infortunato e il suo contratto pesante hanno lasciato diffidenti i possibili acquirenti. Dopo questa anonima e deludente estate Thorn si è riscattato con gli interessi pescando il coniglio Vince Carter dal cilindro e facendolo arrivare alle Meadowlands in cambio dei due Williams (Aaron ed Eric) e dello scontento Alonzo Mourning (che il Canada non lo ha neanche sfiorato). Tale trade (architettata magistralmente) ha portato New Jersey ad avere il backcourt potenzialmente più devastante e spettacolare della Nba (Kidd- Carter – Jefferson) supportato però dal potenziale peggior reparto lunghi della lega (anche se la scommessa Krstic sta stupendo nelle ultime settimane). In una parola: incompiuti.

BOCCIATI

Billy Knight (GM Atlanta Hawks).
La variabile impazzita, ed illegale, del mercato NBA sono proprio le aquile che dopo aver scambiato l'anno scorso ai futuri campioni del mondo Sheed Wallace in cambio di Sura e Rebraca hanno ripetuto questo tipo di trade anche quest'anno mandando a Boston Antoine Walkert (arrivato in estate da Dallas per Jason Terry e Alan Henderson) in cambio di niente popodimeno che: Micheal "Yoghi" Stewart e Tom Gugliotta (era stato inserito anche Payton che è stato immediatamente tagliato facendo ritorno in un battibaleno a Boston). Lavorare in un team che è desiderato dai giocatori quanto un soggiorno nel triangolo delle bermude non aiuta assolutamente l'operato di un general manager: però c'è da dire che la squadra ogni anno peggiora il suo rendimento non riuscendo ad uscire da una deriva continua e irreversibile inoltre la Philips Arena è deserta come il Sahara in estate.

Unici barlumi di speranza sono: i due rookie Josh Smith e Josh Childress (ottima con il pick n°17 la scelta di Smith, un po' meno con la 6 la chiamata spesa per Childress che poteva essere meglio impiegata per Deng o Igoudala) e il rendimento discreto di Al Harringhton (arrivato da Indiana per S.Jackson).

Rob Babcock (GM Toronto Raptors).
Prima stagione da dimenticare quella del manager al primo anno nella dirigenza dei Dynos che ha compiuto scelte tutt'altro che oculate sia a livello di draft, che di trade. Con la scelta numero 8 nel draft dello scorso giugno Babcock decide di risolvere il problema del pivot scegliendo il centro di origini brasiliane Rafael Araujo rinunciando a scegliere giocatori che non ricoprivano lo spot di 5 ma ben più quotati come Andre Igoudala o i liceali Al Jefferson, Josh Smith e J.R. Smith.

Fino adesso questa scelta è risultata scandalosa perché il brasiliano non ha mostrato di essere nient'altro che un progetto tant'è che in questo momento è ai margini della rotazione di coach Sam Mitchell nonostante i Raptors non abbiano assolutamente uno straccio di pivot.

Mossa ben più sconcertante è stata la cessione di Vince Carter, un all star in crisi di identità  ma pur sempre un fuoriclasse, che dopo un estenuante tira e molla ha ottenuto di essere ceduto a New Jersey. Una legge non scritta del mercato dice che quando si vende un giocatore franchigia lo si fa o per ottenere contratti pesanti in scadenza e diritti di scelta con il quale ricostruire la squadra oppure ottenere una star di pari livello. Bè a Toronto sono riusciti nell'impresa di ottenere nessuna di queste due opportunità  ma nient'altro che un ex stella come Alonzo Mourning (che in Canada non ha mai messo piede trovando dopo qualche settimana un buyout che lo liberasse e gli permettesse di accasarsi a Miami) e due onesti mestieranti come Aaron Williams e Eric Williams. Uno scambio che definire sfavorevole è quasi offensivo. Unico movimento dignitoso la firma di Rafer Alston (26 mln per 6 anni) che, nonostante alcuni contrasti con coach Mitchell e il suo staff, ha dato un contributo eccellente alla causa Raptors.

Isiah Thomas (GM New York Knicks).
Se si potesse entrare nella testa dell'ex campione dei Pistons sarebbe interessante capire qual è il suo progetto per risollevare i Knicks dal rendimento mediocre che li attanaglia da diversi anni a questa parte. Thomas in questi due anni ha scambiato tutto il roster ereditato dalla gestone Layden tranne Kurt Thomas e Allan Houston ottenendo con queste continue transazioni solo una cosa: aver rimpinguato il salary cap della squadra che supera abbondantemente i 104 mln di dollari.

L'ex coach dei Pacers in questi anni di frenetiche trades ha fatto vedere un tratto distintivo importante per costruire una squadra vincente: acquisire più talento possibile. Si spiega in questo modo l'arrivo di Marbury, Tim Thomas, Jamaal Crawford, Malik Rose; però il talento non basta infatti, come insegnano gli Spurs e i Pistons, per vincere occorre avere: giocatori di complemento capaci di difendere e coadiuvare al meglio le stelle e possedere atleti forti in tutti i ruoli. Quest'ultimo punto sembra essere il grande tallone d'achille di Zeke infatti i Knicks hanno uno dei reparto esterni più talentuosi e profondi della lega (Marbury, Crawford, Houston, T.Thomas, Ariza, scelto al draft con la 44 e autentico steal of the draft) mentre hanno grande carità  nel settore lunghi (dove il più alto è K.Thomas con i suoi 208 cm e che spesso deve ricoprire la posizione non sua di centro).

Il problema maggiore che abbiamo in precedenza accennato è che la situazione finanziaria è tragica perché la flessibilità  salariale fino al 2006 – 2007 non esiste assolutamente ed è impossibile muoversi sul mercato dei free agent.
I supporters dei Knicks non sanno più se ridere o piangere; gli unici veramente contenti dell'arrivo di Zeke come GM dei Knicks sono la stampa e i media che hanno a disposizione spunti e materiale in quantità  industriale di cui parlare.

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