Baron Davis sembra tornato quello dei vecchi tempi con la nuova maglia.
Correva l'anno 1994, Chris Webber era un rookie e Chris Mullin era il principale giocatore dei Golden State Warriors, che parevano destinati ad un futuro luminoso nonostante una serie persa al primo turno di playoffs contro Sir Charles ed i suoi Suns.
11 anni dopo, Chris Webber ha portato il suo talento altrove senza mai più giocare in maglia Warriors dopo l'annata da rookie e Chris Mullin ne è diventato il general manager, assumendosi la responsabilità di rifondare una delle squadre più disastrose della Nba, assente dalla postseason proprio dal '94.
Correva l'inizio della stagione 2004-2005: Baron Davis aveva richiesto una trade sin dal principio della stagione, scoraggiato dalle operazioni messe in piedi dal management di New Orleans, decisamente votate a costruire una squadra non competitiva. Spinto dalla voglia di conquistare un anello, Davis aveva espresso il desiderio di andare a giocare in una squadra competitiva o almeno in una squadra futuribile che ci potesse provare tra qualche anno, intenzione che gli Hornets non avevano manifestato con i movimenti di mercato effettuati, peggiorati dal trasferimento della squadra ad Ovest con il riallineamento delle division.
Aggiungendo a ciò il permesso negato al trainer personale del giocatore di accedere al complesso sportivo di allenamento della squadra, con conseguenti sedute di stretching fatte dal Barone sul marciapiede fuori dal palazzetto per protesta, la bolla è presto scoppiata e Davis non si sentiva motivato ad impegnarsi per una squadra che puntava così in basso.
La prima parte della stagione dei Warriors è stata, tanto per cambiare, caotica, senza una vera e propria direzione presa. La squadra è stata in difficoltà da subito ed il coach deputato a trasformarne i destini, Montgomery, si è presto accorto che l'ambiente non era certo quello di Stanford ed in generale del college, dove aveva precedentemente allenato per 26 anni educando ed allenando ragazzi dai 18 ai 22 anni.
Certo, non si può sottovalutare la varietà di infortuni che hanno tenuto a bordo campo a turno quasi tutti i componenti del roster, ma alcune mosse di Montgomery, mischiate a episodi poco edificanti, hanno minato gli equilibri che si creano solitamente nelle squadre Nba tra veterani e giovani: Dale Davis, poi ceduto, è stato accantonato in quanto non ritenuto dal coach idoneo a fare il bene della squadra secondo le sue caratteristiche di giocatore, mentre Cliff Robinson ha avuto un problemino con le droghe leggere risultando poi sospeso e quindi scambiato.
Da questi due dati si evince che gli elementi con più esperienza del roster non potevano alzare più di tanto la voce o comunque pretendere di essere ascoltati dai più giovani, con conseguente sbando della squadra con accuse reciproche fatte da un giocatore all'altro in maniera non sempre diretta, provocando tensioni anche a Jason Richardson, cresciuto anche quest'anno ma non nelle condizioni mentali ideali viste le condizioni generali della franchigia.
Nel tentativo di dare una bella ripassata alla situazione, lo scorso 24 febbraio il front office ha messo in piedi una trade che ha portato Baron Davis nella sua amata California spedendo a New Orleans proprio Dale Davis e Speedy Claxon, dando alla squadra un potenziale giocatore-franchigia che ha già dimostrato il suo ampio valore negli anni passati agli Hornets, anche se con qualche infortunio di troppo. Il Barone ha infatti iniziato la carriera pro con 262 partite giocate consecutivamente, per poi doversi fermare di continuo a causa di problemi al ginocchio, alla caviglia ed al tendine d'Achille, problema con il quale convive anche attualmente.
Dall'arrivo del Barone, i Warriors hanno registrato 10 vittorie e 7 sconfitte e stanno giocando meglio che non ad inizio anno registrando non pochi miglioramenti nella chimica di squadra, cercando di trovare quella continuità di cui sono alla disperatra ricerca.
Nel mese di marzo appena terminato la squadra ha raggiunto un record complessivo di 10-6 e questo significa che è arrivato un record vincente in tale mese per la prima volta in 10 anni.
La striscia positiva corrente parla di 4 vittorie consecutive in trasferta, con successi ai danni di Kings e Suns in match consecutivi, fatto che non avveniva proprio dalla stagione '93-'94, e considerato che il mese era partito con due settimane di fila lontano da casa (ben 8 partite), questa statistica non è davvero da scartare.
Dal suo arrivo nella baia Davis ha registrato 16.9 punti, 6.9 assists, 3.5 rimbalzi in 33.7 minuti di impiego, tirando con il 38.9% dal campo e con il 33.3% da tre punti e soprattutto ha regalato una serie di partite degne di quel giocatore che aveva contribuito in modo così determinante a portare spesso e volentieri gli allora Charlotte Hornets ai playoffs anno dopo anno.
Il Barone si è inserito un poco alla volta nel sistema dei Warriors partendo inizialmente dalla panchina per poi cominciare a dare il suo contributo da partente fisso. Nelle ultime sei uscite della squadra ha messo in piedi cifre come 25.8 punti, 9 assists e 5.1 rimbalzi, ovvero numeri da Davis vecchia maniera, e Golden State non casualmente ha vinto 5 di queste 6 partite.
Il miglior scorer dei Warriors resta Jason Richardson con 22.3 punti ad uscita (Davis attualmente è secondo) ed ultimamente si è concesso un quarantello contro i Kings, mentre sotto canestro c'è l'importante presenza del combattivo Troy Murphy che con la sua doppia doppia di media con 15.6 punti e 11.1 rimbalzi ha dimostrato di aver superato i problemi al piede che lo avevano tormentato in tempi recenti.
Proprio Davis, Richardson e Murphy sono considerati il futuro della franchigia, considerato che gli ultimi due sono stati rifirmati e vincolati con contratti a lunga scadenza con un prolungamento contrattuale di sei anni ciascuno, chiaro segno di dove vuole indirizzarsi la ricostruzione del team della Bay Area.
Questo nucleo principale è attorniato da giovani dal potenziale interessante come Mikael Pietrus il quale sta mostrando, dopo il disagio di inizio stagione, dei segni importanti e nelle 6 partite precedentemente prese in esame ha segnato 14.8 punti di media contribuendo sempre dalla panchina e sta cominciando a ritagliarsi finalmente un ruolo che potrebbe essere sua esclusiva competenza in futuro, quello di sesto uomo.
Si sta mettendo in evidenza anche Zarko Cabarkapa che ha visto aumentare vertiginosamente il suo minutaggio, fatto che gli ha permesso di registrare il suo career high nella sfida contro i Rockets con 26 punti e 10 rimbalzi uscendo dalla panchina e di mettere 17 punti nella partita vinta a Sacramento con 7/9 dal campo.
Altri elementi arrivati di recente come Tsikhisvili e White sono in attesa di giudizio, in quanto hanno dimaostrato poco nulla fin dalla loro entrata tra i pro, ma ad Oakland potrebbero trovare gli spazi che altre squadre non hanno mai concesso loro.
Qualche delusione c'è stata e non è una coincidenza che arrivi da giocatori per i quali i Warriors hanno speso scelte troppo alte, portando a casa giocatori rivelatisi al di sotto della posizione di chiamata.
Mike Dunleavy sta purtroppo confermando di non essere quel giocatore che si pensava fosse a Duke e non ha mostrato segni di progresso rispetto alla stagione passata, ed il futuro potrebbe vederlo con una maglia diversa da quella attuale.
Un altro esempio può essere quello di Andris Biedrins, scelto con il n. 11 assoluto lo scorso giugno, ma che è stato infortunato per gran parte della stagione ed ora che è rientrato non offre certo un contributo consistente visto anche il minutaggio limitato.
Probabilmente Biedrins è un progetto da migliorare e da sviluppare ed in mezzo farà anche comodo, ma ricorda in maniera sinistra scelte alte sprecate in passato dai Warriors, alla ricerca da anni di un centro degno di tale nome prima di avere Dampier (poi ceduto a Dallas), selezionando bufale come Todd Fuller nel 1996 e Adonal Foyle nel 1997.
La domanda che i tifosi di Oakland si pongono è questa: riuscirà l'arrivo di Baron Davis a cambiare il destino perdente di questa franchigia derelitta?
I segni di incoraggiamento sono presenti, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
La stagione prossima è senz'altro quella della verità , perchè se la costanza attuale di risultati viene mantenuta e proiettata su un'intera stagione i Warriors sono da playoffs anche ad Ovest; guardando inoltre agli errori del passato nel draft si può trovare una motivazione ancora maggiore a fare meglio nel prossimo giugno, quando con un pò di fortuna la squadra disporrà di una scelta alta di lotteria.
L'inserimento in squadra di un'ala piccola o di un centro, sommati alla presenza full time di Davis ed una maggiore coesione nel frattempo avvenuta con Richardson, Murphy e le nuove promettenti leve potrebbero essere il pezzo di completamento per permettere alla Bay Area di riavere una squadra Nba, fatto successo l'ultima volta quando oltre a Mullin c'erano un certo Tim Hardaway ed il signor Mitch Richmond.