Sean May, un predestinato…
1976-2005.
Due finali NCAA che sono strettamente legate tra loro. Nel primo caso l'Indiana guidatata da coach Knight chiudeva la sua perfect season e conquistava il titolo contro Michigan grazie anche ai 26 punti di Scott May, eletto miglior giocatore dell gara; la seconda data è quella del troneo di quest'anno, che si è concluso ieri con la vittoria di UNC contro Illinois.
Chi è stato l'MVP della finale? Sean May, filgio di Scott, con i suoi 26 punti (tanti quanti ne segnò il padre) conditi da 10 rimbalzi e un'incrediile 10/11 dal campo con 6/9 dalla lunetta.
I casi della vita sono veramente strani, e così Sean, nel giorno del suo ventunesimo compleanno (è nato il 4 aprile del 1984), ha conquistato il secondo titolo della sua famiglia. Ora il numero qurantadue dei Tar Heels non avrà più bisogno di rivedere in continuazione la cassetta della finale di suo padre, come fa dai tempi della high school e come ha fatto ben tre volte in due giorni a Saint Louis prima della finale, mostrandola anche ai compagni. Ora Sean potrà vedere la sua cassetta.
Scott, nel momento del trionfo del figlio, si è defilato, come a voler lasciare tutto il palcoscenico al suo ragazzo, con il quale si sfidava in acerrime battaglie sul campo fino ai tempi della high school. In realtà , come dice Debbie, la mamma di Sean, i due hanno smesso di giocare insieme circa quattro anni fa quando, in una palestra di Bloomington, la città dove Sean è nato e dove risiede la famiglia May, il figlio disse al padre di aver selto North Carolina, abbandonando così l'idea di seguire le orme paterne per andare a Indiana.
Qualche anno dopo la scelta di Sean è stata ampiamente ripagata dalla conquista del titolo, dal trofeo di MVP e in generale da un Torneo nel quale il lungo dei Tar Heels ha per lunghi tratti dominato le partite (21.5 punti e 11.8 rimbalzi di media), diventando il fulcro del gioco di North Carolina, cosa non da poco visto la quantità di talento degli uomini che indossano la canotta color del cielo. Alla fine della gara il ragazzo che, come si può notare, ha una passione per il cibo e si trasforma in cuoco per allentare la tensione prima delle gare importanti, ha detto che il quattro aprile è stato il giorno più importante della sua vita e che, una volta tornato a casa nell'Indiana, festeggerà insieme ad un suo amico di lunga data che per l'occasione ha comprato una bottiglia di champagne francese.
Sean, che ha un fratello maggiore, Scott jr, ha sempre cercato di realizzare le aspettative di suo padre, non solo sul campo da basket, ma anche nella vita di tutti i giorni e alla fine della gara, mentre festeggiava con i suoi compagni, riceveva le cogratulazioni da parte di Michael Jordan e Dean Smith, venuti a Saint Louis per vedere la finale, stava cercando, senza successo, suo padre, la persona che più di ogni altra, come lui stesso ha detto, ha contribuito a portarlo fin qui.
E' chiaro però che il merito del suo trionfo, di squadra e personale, è soprattutto di Sean che è stato capace di lavorare molto bene sui suoi difetti. Non a caso dopo il primo anno di college e con l'arrivo di Roy Williams il ragazzo si decise a lavorare per milgiorare il suo fisico, troppo appesantito e poco mobile per riuscire a fare veramente la differenza. All'inzio del suo secondo anno a Chapel Hill, May si è presentato molto più asciutto, ma soprattutto molto più reattivo e veloce nel coprire gli spazi. L'evoluzione fisica ha portato degli evidenti vantaggi, visto che a Sean non sono mai mancate le buone mani.
Non a caso alla fine di questa stagione May è un lungo completo, ha delle mani favolose che gli permettono di concludere con successo anche i situazione disagiata e possiede una varietà di movimenti spaventosa, caratterizzata soprattutto da una propensione naturale a lavorare spalle a canestro, posizione dalla quale riesce quasi sempre a trovare i due punti ( e spesso anche il fallo) grazie alla sua abiltià nell'utilizzo del piede perno e la sua capacità sia di accentrarsi che di muoversi sulla linea di fondo.
Ma Sean è un giocatore molto completo ,se la cava anche in difesa, riesce a fare la differenza rimbalzo e a sfruttare le sue mani e la sua visione di gioco per dare ottimi passaggi. Emblematica a questo proposito è una sua azione nella finale contro Illinois, nell'ultimo minuto del primo tempo, quando ha recuperato palla nella sua metà campo, è scattato in contropiede mostrando un ball handling sorpendente per un uomo della sua stazza ed ha servito con il contagiri McCants che, appostato sulla linea dei tre punti ha siglato il +13 (40-27) dei Tar Heels.
E' stato evidente fin dall'inzio che Sean sentiva questa final four come una missione, come si poteva dedurre dalla grinta messa in mostra dopo ogni giocata importante della semifinale e della finale, o come quando, a pochi secondi dalla fine con Felton in lunetta per chiudere la partita, è andato a calmare alcuni compagni che già stavano esultando, ricordando loro che la gara non era ancora terminata.
Subito dopo il termine della gara Sean, secondo quintetto All American, si è sentito rivolgere dai suoi tifosi la richiesta di rimanere un'altro anno al campus, abbandonando per un'attimo i sogni di NBA. May ha, per tutta la stagione, ripetuto di voler rimanere a Chapel Hill anche per la sua stagione da senior, ma quest'ultimo mese da protagonista assoluto lascia pensare che il ragazzo di Bloomington tenterà di andare al piano di sopra, sfruttando il trampolino di lancio di un titolo NCAA vinto da protagonista.
Ma questi sono discorsi futuri, per ora c'interessa solo il Sean May che veste la maglia di North Carolina, l'MVP delle Final Four.