Rick Adelman sembra chiedere all'arbitro qualcosa sull'anima della sua squadra
Alla fine pare essersene accorto: Rick Adelman, forse stimolato dalla polemica con USA Today che lo ha indicato come il tecnico più pagato della Nba, ha deciso di sferzare i suoi. La colpa specifica: non mettere la necessaria energia nelle partite.
E' accaduto a Cleveland nel secondo quarto, di solito il più insignificante di una gara Nba: il coach è partito con quattro giocatori della panchina e Cuttino Mobley. Accortosi dell'efficacia di quei cinque, l'ex Portland ha lasciato i suoi titolari seduti fino alla fine del primo tempo. Parziale del quarto: 41-19 per i Kings. L'energia degli Evans e degli House, ha fatto la differenza contro una squadra che, è bene ricordarlo, era alla quarta gara in 5 sere, reduce da due tempi supplementari.
Nello spogliatoio, fra primo e secondo tempo, c'è stata la "seconda puntata": Adelman ha alzato la voce, rivolgendosi a Stojakovich, Thomas, perché no, anche a Bibby, sfidandoli a tornare sul campo e continuare sulla stessa falsariga dei loro compagni. Sacramento ha poi vinto quella gara 128-109.
Ma non sembra aver compreso appieno la lezione.
"Sono preoccupato per l'approccio iniziale alle nostre partite. Non giochiamo con la sufficiente energia", aveva dichiarato Adelman dopo la sconfitta 99-82 contro i Pistons. Dopo l'ultima gara, persa in casa contro Minnesota 112-100, Maurice Evans, con la coscienza pulita e linda di chi sul campo suda sempre sette camicie, è stato anche più duro: "Oggi si è chiaramente visto - ha detto l'ex Benetton - chi era più determinato a vincere questa partita: loro erano con le spalle al muro. Noi abbiamo giocato come una squadra sicura di essere nei playoffs."
Dal punto di vista tecnico la partita è vissuta sul 38.4% dal campo dei Kings e sul dominio della front line dei T-Wolves. I numeri a volte possono ingannare: Sacramento ha conquistato 20 rimbalzi in attacco, perché la pigra difesa sul perimetro degli avversari ha spesso costretto i lunghi ad aiutare.
Nondimeno Sacramento ha ricavato pochissimi punti da questi rimbalzi perché Garnett e Olowokandi sono stati lo spauracchio dei loro avversari diretti.
"Non so spiegare - ha detto Corliss Williamson - perché abbiamo giocato una gara così piatta." Garnett ha segnato 30 punti con 14 tiri dal campo. Olowokandi, quindi non uno forte, ha messo 14 punti in 25 minuti. I Kings, a sei minuti dal termine sono tornati sul 93-86 per subire quindi un parziale di 19-14.
Qualcosa di simile è accaduto nella gara del Palace di Auburn Hills: Sacramento ha tirato col 39.1% dal campo (27 su 69). La difesa, come succede in questi casi, è apparsa svogliata, la pressione sulla palla inesistente. Stojakovic e compagni hanno sbagliato 15 tiri su 20 del primo quarto. Si sono ritrovati sotto di 17 nel secondo e sono riusciti a chiudere il primo tempo sul 46-42.
La squadra è poi naufragata nella ripresa: Detroit ha chiaramente preparato la partita per difendere su Mike Bibby lasciando liberi i lunghi che, dalla media distanza, hanno "spadellato" per tutta la sera. "Penso - ha ammesso a fine gara Bibby - che avremmo potuto fare qualcosa di più"
Di certo è difficile accusare l'ex Arizona che, dal grande scambio, ha giocato 18 volte oltre i 40 minuti con un ginocchio che continua a ricevere trattamenti anitinfiammatori.
Abbiamo già parlato, su questa rubrica, della necessità di non spremerlo così tanto. Adelman sembra aver rinviato la pratica al momento in cui la sua squadra avrà la certezza di un posto playoffs. Lo stesso Adelman ha speso l'unico allenamento fra la partita di Detroit e la successiva a Cleveland per rivedere i movimenti che i lunghi devono fare per essere più pericolosi in attacco.
Probabilmente il coach sa che, dall'efficacia dell'attacco dei suoi giocatori, dipende anche la difesa di un gruppo che non ha una vera e propria anima e che proprio non ha la mentalità per continuare a difendere anche quando la palla non va dentro. L'analisi è impietosa perché viene fatta, per forza di cose, non considerando che questo gruppo è assieme dal 24 febbraio. In più dobbiamo metterci le assenze di Brad Miller e Bobby Jackson. Quest'ultimo, che fino a pochi giorni fa parlava di un rientro per l'ultima settimana di stagione regolare, ancora non riesce a muovere il polso infortunato.
La sue presenza sarebbe fondamentale e darebbe una svolta alla rotazione degli esterni.
Così com'è, Sacramento è una squadra da 50%; non tanto per il record che, guarda caso parla di 11 vittorie e 10 sconfitte. Sacramento è la tipica squadra che una sera vince, la successiva perde senza una direzione precisa. Per certi versi nei playoffs può bastare. A patto di non subire troppo le partite lontane dall'Arco Arena. Ma forse siamo noi a farci illusioni nei confronti di una squadra che ha avuto troppo poco tempo per diventar tale.