Uno dei tanti cartelli che hanno celebrato il ritorno, in maglia Sixers, di C-Web
Un profondo respiro, ad occhi chiusi, per metabolizzare l'emozione di due minuti di applausi e la tensione evidenziata dal continuo mordicchiarsi le labbra; il contro applauso, rivolto a tutto il pubblico della Arco Arena. Questo il risvolto pubblico del ritorno di Chris Webber a Sacramento con la sua nuova maglia: "E' stato strano - ha commentato alla fine - perché è la prima volta che vengo scambiato nel corso della stagione, per di più da una squadra in lotta per il titolo. Ho dovuto raccogliere sei anni di ricordi e ricominciare da un'altra parte."
All'arrivo alla Gas Station, che lui ha iscritto nella cartina della Nba, Webber ha trovato duecento persone ad attenderlo: membri dell'organizzazione, giornalisti, tifosi eccellenti, nani, show girl. Il giocatore ha stretto mani, col suo proverbiale sorriso. Sul campo le cose non sono andate benissimo: Sacramento ha vinto 118-109. Cuttino Mobley ha contribuito con 30 punti, Stojakovich ne ha messi 26.
Mike Bibby ha scelto il quarto periodo, per dimostrare al suo ex compagno di aver raccolto definitivamente le chiavi della squadra, con 13 dei suoi 18 punti totali. L'ex Arizzona e Mobley sono stati decisivi con 24 punti nel conclusivo parziale di 31-22 negli ultimi 9 minuti di gara.
Webber non è stato troppo efficace: ha segnato 20 punti, con 26 tiri, con 10 rimbalzi e 3 stoppate.
Skinner ha catturato 19 rimbalzi. Thomas, diventato titolare, ha segnato 20 punti, con 9 su 20 al tiro, e molte conclusioni dal gomito. "Abbiamo giocato - ha detto a fine gara l'ex Orlando - una delle migliori gare da quando siamo qui. C'era grande energia in campo stasera."
Ma per una sera il mero risultato sportivo è passato in secondo piano. Webber è il giocatore che più di ogni altro ha portato Sacramento a sfiorare il titolo. "Se n'è andato Divac - ha commentato Adelman che in settimana ha raggiunto la 700esima vittoria nella Nba - se n'è andato Christie. Ma solo la partenza di Chris Webber ha dato il segnale di quanto stessimo voltando pagina."
Qualche commento è stato meno generoso: "Oggi abbiamo una squadra più atletica - ha detto Joe Maloof - e versatile: quando un solo giocatore porta via 20 milioni dal salary cap la situazione della tua squadra è difficile." "Ho passato a Sacramento i migliori anni della mia carriera - ha detto a fine gara Webber, forse un po' deluso dall'inizio di questa nuova avventura ai Sixers - ho dei bellissimi ricordi. Ma questa sera ero venuto per giocare e per vincere. Anche se ho apprezzato molto l'accoglienza che ho ricevuto.
Le parole più sincere sono venute da Bobby Jackson: "Io vorrei sempre Chris nella mia squadra - ha detto - perché è un giocatore che dà tutto quello che ha sul campo. Dal suo ritorno dopo l'infortunio al ginocchio è cambiata la sua dimensione: è un atleta con diversa mobilità laterale che fatica in difesa ed è costretto a scegliere in quali partite fornire lo sforzo massimale. Noi lo sapevamo anche nel corso dell'ultimo playoffs."
Gira e rigira ricadiamo sempre sullo stesso punto: un giocatore troppo forte per essere considerato un gregario ma troppo limitato per continuare a essere una prima punta. I Kings hanno pensato di non poterselo più permettere e hanno cambiato direzione.
Quanto la direzione sia incerta lo si era notato qualche sera prima a Denver in una pesante sconfitta 113-99. Nuggets sempre avanti nel secondo tempo, con parziale di 64-43 nelle ripresa.
La front line dei Kings è andata sotto a rimbalzo, nonostante i problemi al costato di Kenion Martin. "Abbiamo giocato con la giusta energia - ha spiegato Adelman - solo per 16-17 minuti. Non possiamo permettercelo." Specie contro una delle squadre più in forma della lega. Anche se 11 lay up sui 12 canestri dal campo di Denver nel primo periodo, non mostrano tutta l'energia di cui ha parlato il coach. Eduardo Najera ha vestito i panni del satanasso che ha messo in crisi i lunghi di Adelman. Sacramento non può scherzare: come già detto, da qui alla fine, il calendario non è bellissimo. Houston è incollata, Memphis e Denver non sono lontane.