Dynos, più bassi che alti

Il futuro del basket in Canada è nelle mani di Chris Bosh.

E' stata una stagione molto particolare per questi Toronto Raptors; dal cambio di allenatore all'addio di Vince Carter, dalla conferma di Chris Bosh alle mancate affermazioni, per motivi molto diversi, di Rafael Araujo ed Alonzo Mourning.

I risultati complessivi della franchigia sono stati poco confortanti (il record di 29-40 ed il probabile ultimo posto di Division parlano chiaro), ma la formazione allenata da Sam Mitchell si è resa comunque protagonista di alcune sporadiche imprese degne di nota.

Come dimenticare la vittoria in rimonta contro i San Antonio Spurs, davanti ad un Air Canada Centre in delirio per le gesta di Lamond Murray e Morris Peterson, oppure lo sweep rifilato ai Minnesota Timberwolves, sicuramente non la corazzata del 2004 ma comunque un solido team che lotta ad Ovest per la post-season.

In perfetto stile “rollercoaster” però sono poi puntualmente arrivate delle disfatte tanto inattese quanto pesanti per morale e classifica.

Le sconfitte casalinghe contro Hawks e Bucks e la debacle esterna contro Charlotte sono solo alcune delle cadute in cui Bosh e compagni sono incappati nel corso di questo 2005.

Il problema di questi Raptors più che tecnico è sembrato caratteriale: una pressoché totale mancanza di schemi ma soprattutto di mentalità  difensiva, che come molto spesso capita è divenuta contagiosa.

La scarsa applicazione sul perimetro ed a rimbalzo di giocatori come Jalen Rose e Rafer Alston, peraltro sempre degli artisti quando si tratta di attaccare e mettere punti sul tabellone, ha scoraggiato persino i più disciplinati Eric Williams e Matt Bonner, offrendo in svariate occasioni uno spettacolo poco edificante per i tifosi canadesi: cinque giocatori dei Dynos fermi a guardarsi mentre gli avversari gozzovigliano in area.

In alcune partite si sono visti sprazzi di bel gioco, soprattutto offensivo e di transizione, grazie alla vena realizzativa ed alla fantasia di “Skip” e Rose, in altre l'apporto della tanto vituperata panchina di Mitchell si è rivelato fondamentale (38 e 10 di Donyell Marshall con record di triple segnate in un singolo match eguagliato nella roboante vittoria 128-110 contro i Sixers), in altre ancora Chris Bosh ha dimostrato di poter diventare se non il nuovo Kevin Garnett sicuramente un'ala dominante nel futuro Est.

Le ultime due settimane sono state esattamente un piccolo ritratto dell'intera regular season di Toronto, un riassunto di questo 2004/2005 che doveva rappresentare l'anno della rinascita e del ritorno ai playoff e che invece sarà  ricordato solamente come la fine del Vinsanity Show.

Si è passati infatti dalla già  citata convincente vittoria contro la Philadelphia del miglior marcatore NBA Allen Iverson alle due sconfitte esterne contro i leader di Division di Boston e Detroit.

Per la serie “imprese tanto spettacolari quanto inutili” si è concretizzata poi una brillante vittoria contro i Cleveland Cavs del probabile MVP 2005 LeBron James per 105-98.

L'eccezionalità  della vittoria non sta tanto nella battuta d'arresto inflitta ad una buona formazione che farà  i playoff ma non è certo imbattibile, soprattutto in trasferta, né nel riscontro numerico del risultato, quanto piuttosto per la serata che “The Chosen One”, il prescelto, ha regalato al pubblico canadese.

Mal supportato dal resto della squadra ed orfano del compagno di scorribande Jeff McInnis, King James ha deliziato l'Air Canada Centre con una prestazione da annali, realizzando a fine gara 56 punti (career high) con il 50% dal campo, il tutto condito da 10 rimbalzi e 5 assist.

Ed allora l'impresa dei Raptors di battere il numero 1 del basket del futuro nella sua miglior serata da quando è nell'NBA assume notevole importanza, perché per una volta i Dynos non sono andati sotto a rimbalzo pur contro una formazione molto fisica (James, Newble, Gooden) e soprattutto hanno arginato uno dei pochi centri puri della Eastern Conference, quel Zydrunas Ilgauskas che dopo la doppia convocazione per l'All-Star Game si è imposto come uno dei lunghi più dominanti (dopo The Diesel ovviamente…) dell'Est NBA.

Solo 10 punti con 4 su 15 al tiro per il lituano e Raptors che si sono affidati alla premiata ditta Rose-Marshall, entrambi a lungo in procinto di lasciare l'Ontario a febbraio, per allungare nel secondo tempo ed alla maturità  e precisione dalla lunetta del vero leader Chris Bosh per mettere in ghiaccio la partita.

Peccato però che quest'impresa risulterà  alla fine della stagione, per la quale mancano ancora 13 gare, del tutto vana, perché i playoff sono oramai irraggiungibili e la sensazione che si respira a Toronto è quella di una quasi totale rifondazione.

I nomi su cui ricostruire la franchigia sembrano essere quelli di Chris Bosh e Rafer Alston, nel 2006 supportato, almeno si spera, dal suo alter-ego difensivo e ragionatore Alvin Williams.

Improbabile un rinnovo contrattuale per il free agent Donyell Marshall mentre quasi certa la cessione di Jalen Rose.

Anche quel che resta della contropartita dell'affare Carter, ovvero i due Williams, saranno scambiati sul mercato perché mai ambientatisi nella nuova realtà  né entrati nei piani e nelle rotazoni di coach Mitchell.

Difficile ma comunque non impossibile un parziale recupero del rookie Rafael Araujo, scelto per essere il messia dell'area pitturata ed invece rivelatosi una mezza, se non completa, delusione; 12 minuti a partita per un totale di 3 punti e 3 rimbalzi di media.

Poco per un futuro uomo franchigia, ma un ruolo di cambio dei lunghi e di specialista NBA non è da escludere per l'ex Brigham Young.

C'è infine il discorso allenatore: l'esordiente Sam non ha certo impressionato, soprattutto per capacità  di gestione dello spogliatoio e di preparazione tattica delle partite, ma più di ogni altra cosa ha colpito negativamente la sua mancanza di sicurezza e, in alcune situazioni, di professionalità  che ad un coach NBA di primo livello viene richiesta.

I nomi di allenatori liberi e disponibili ad imbarcarsi nell'avventura Raptors non sono molti, anche se il Toronto Sun, forse per rinfrescare la memoria del non sempre attento GM Rob Babcock, ha fatto in questi giorni i nomi di Flip Saunders e Maurice Cheeks; probabilmente però è ancora troppo presto per abbandonarsi al fanta mercato NBA…

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