Shaq schiaccia contro difensori, Thomas e Rose, che possono solo spostarsi
Bello fare il tifo per una squadra che perde una partita al mese in una Lega in cui si gioca ai ritmi della Nba; una squadra con due potenziali Mvp che, ad un mese dal termine della regular season, ha il chiaro obiettivo di fare la corsa sugli Spurs, orfani di Tim Duncan. E' presto per dirlo: ma un record migliore della principale candidata alla finale dell'altra conference fa sempre comodo.
La sconfitta, 84-82 sul campo dei Rockets, è la vera notizia. Houston ha fatto fruttare un parziale di 14-0 nel secondo quarto per recuperare uno svantaggio di 11 punti; con 4'56" da giocare nel terzo periodo, punteggio 55-49 per Miami, si sono ripresentate le secche offensive, sotto forma di 7' senza segnare. La serata al tiro degli Heat, un complessivo 40%, è fotografata dal 4 su 19 si Dwyane Wade. Davvero inusuale.
L'altra notizia della partita è il varo, per la contemporanea assenza di Haslem e Laettner, della nuova versione delle torri gemelle: Shaquille O'Neal e Alonzo Mourning. Un ritorno ad un ruolo più consono per un giocatore che non aveva mai giocato nel garbage time: "Non sono venuto - continua a ripetere Zo - per stare in campo tanti minuti. Ma per far parte di una squadra da titolo".
Shaq, dal canto suo, ha vinto il classico confronto, che poi non è tanto tale, con Yao. Haslem è rimasto a guardare per un forte dolore alla spalla: "Mi ha detto - ha spiegato Stan Van Gundy - che avrebbe voluto giocare. Ma non volevamo aggravare un infortunio. Riprenderà quando non sentirà più male."
Lussi di una squadra che, con un'eventuale vittoria a Houston, avrebbe raggiunto la matematica certezza della quinta vittoria di division in 17 anni. E che all'orizzonte ha lo scontro diretto con Phoenix, altra leader dell'Ovest. La partita contro l'altra squadra della lega con due potenziali Mvp.
Steve Nash e Amare Stoudamire sono il motore dei Suns. Shaq e Flash si dividono gli onori in Florida. "Sono due legittimi candidati - ha detto il loro allenatore - anche se, quando si parla di noi, non è chiarissimo chi sia il primo e il secondo. Penso che qualcuno voterà per Shaq, qualcuno sceglierà Wade."
Non è problema di statistiche ovviamente. L'impatto dei due giocatori è evidente e diverso. Wade con 23 punti e 7 assist è parso spesso incontenibile; può essere considerato un potenziale Mvp ma anche il giocatore più migliorato perché era forte anche l'anno scorso, ma il suo salto di qualità è stato notevole.
"Un grande giocatore - ha spiegato Eddie Jones - molto concreto che sa sempre cosa fare sul campo per aiutare te e la squadra." "Molte squadre - ha commentato Van Gundy - passano il tempo a promuovere i loro giocatori. Con Wade non c'è bisogno: il suo gioco e il suo atteggiamento da "vecchi tempi" dicono tutto."
In realtà Wade è il giocatore che ha schiacciato e urlato in faccia a Kevin Garnett in una recente partita, che al Madison Square Garden ha segnato il tiro decisivo per poi mandare sguardi in lungo e in largo "a chi non credeva potessi segnare quel tiro". Recentemente non si è tirato indietro neppure di fronte a Kobe Bryant, in una rivalità che potrebbe montare nei prossimi anni. Eppure sembra fare tutto ciò da uno spartito che non sembra essere quello del classico giocatore giovane delle ultime generazioni.
"Entrambi - afferma Damon Jones - meritano di essere candidati" Il caso di Shaq è più sottile: quando, nel 2000, prima stagione di Phil Jackson a LA, vinse il titolo di "miglior giocatore di tutto", lo fece dominando in lungo e in largo. Quest'anno Shaq non ha avuto quel tipo di impatto dal punto di vista individuale, anche perché in stagione regolare non si sbatte più come allora. Il suo 59% abbondante dal campo ci dice però del suo dominio offensivo. Anche perché nessuna statistica potrà mai quantificare l'effetto che i grandi hanno sui loro compagni. Nel caso di Shaq potremmo dividere tra il Derek Fisher in gialloviole e l'attuale Warrior. Oppure potremmo sommare i fatturati, citiamo a caso, di Dennis Scott, ancora Derek Fisher e Damon Jones, per poi vedere cosa questi giocatori hanno prodotto senza di lui.
E' chiaro che qualcosa ci deve essere; non può trattarsi sempre di una coincidenza. Anche perché, tanto per cambiare, anche quest'anno la sua squadra arriverà fra le prime quattro. Ecco perché O'Neal va considerato, a dispetto di numeri in calo rispetto a 4 anni fa. E' sempre il contesto a fare la differenza. E ad inizio anni il contesto degli Heat non sembrava pronto per il primo record della lega.