Tutta la frustazione del numero 8…
Bentornati alla telenovela d'America.
Adoravate "Quando si ama"?
Vi ha stufato "Beautiful"?
Le vicende della famiglia Bush non vi sono estranee?
La Vendetta dei Sith non è ancora in programmazione?
Non c'è problema, c'è sempre per consolarsi l'eterna lotta fra bene e male, fra sanità e follia che si vive in quel di Los Angeles, dove i Lakers hanno finalmente dato una scossa alla propria stagione, ma forse (e qui sta il motivo di tanto inopportuno scherzare) non è quella che ogni tifoso giallo viola si aspettava la scorsa estate.
RISULTATI
03/10/05 W 100-95 @ Dallas
03/12/05 W 117-116 @ Charlotte
03/14/05 L 95-81 @ Washington
03/15/05 L 108-91 @ Philadelphia
03/17/05 L 102-89 @ Miami
03/18/05 L 103-97 @ Indiana
03/20/05 L 102-100 vs Seattle
03/22/05 L 115-107 @ Utah
Esatto, mentre alcuni di noi erano proprio in terra statunitense a godersi le gioie della luna di miele, ovvero saccheggiavano gli scaffali del NBA Store sulla quinta strada, la squadra guidata da coach Franck Hamblen ha continuato, come rilevato dal sempre più preciso Francesco Tanilli, la sua caduta verso il basso.
Un percorso costante, ma che fino a metà marzo è risultato non privo di qualche motivo di speranza. In particolare, al bilancio non proprio positivo registrato in Febbraio, sono seguite le due vittorie esterne di Dallas e Charlotte, due gare che hanno aperto un striscia di 6 gare on the road sulle quali in parecchi scommettevano per rimettere in sesto un bilancio ancora troppo precario per essere vero.
La prima è stata il tipo di impegno forse ideale per i Lakers edizione 2005: poca e nulla difesa, tanti uno contro uno in attacco, giochi a due e poca importanza se le percentuali non si sono dimostrate così eccelse.
Il risultato finale ha comunque dato ragione ai californiani, guidati da Kobe Bryant versione 36 punti e 9 assist e dalla difesa su Nowitzky di Lamar Odom, autore anche di 15 punti e 14 assist.
Addirittura dopo sole 48 ore, si è replicato a Charlotte, dove seppure di un solo punto i Lakers hanno vinto la seconda trasferta di fila con una gara dal copione quasi perfettamente aderente alle caratteristiche dell'impegno precedente. Meno punti per Kobe (32) ma quasi tutto il quintetto in doppia cifra, con il solo Odom a quota 9 punti e dall'altra parte spazio al giganteggiare di Emeka Okafor che da solo ha portato a casa 30 punti, 11 rimbalzi e 2 stoppate.
Sono passati 11 giorni e 6 impegni agonistici per gli angelini, ma da quella data in avanti si può dire che il sipario sulla stagione dei Lakers sia sceso definitivamente.
Certo, si può sbagliare, figuriamoci quando ci si sbilancia su di un pronostico riguardante i Lakers, ma il bilancio fatto registrare nell'ultimo scorcio di regular season lascia davvero poche speranze per i tifosi dell'ex squadra dominatrice della Western Conference.
In undici giorni la franchigia di Jerry Buss ha perso 6 gare consecutive, delle quali 5 in trasferta, ha perso di 14 punti a Washington, ha perso contro i 76ers di 17 punti, in particolare nella serata anche Kobe ha perso il personalissimo confronto con Allen Iverson, ha perso a Miami nel ritorno del match Kobe vs Shaq, che ancora una volta si è dimostrato più un Kobe vs Wade, con il numero 8 addirittura costretto a ricorrere al Trash talking per distrarre lo scatenato nuovo compagno di combo dell'ex numero 34.
Ma non è finita. A stretto giro di posta, i Lakers hanno trovato altre 3 sconfitte contro i Pacers privi di Jermaine O'Neal, contro i Sonics, allo Staples Center, privi di Ray Allen e contro gli Utah Jazz, completando così la serie annuale contro la squadra dei mormoni con una sola vittoria a fronte di 3 pesantissime sconfitte.
Tutto questo sfacelo è arrivato in assenza nelle ultime due gare e mezza, di Lamar Odom, privato dal gioco da un infortunio alla spalla con sospetto interessamento della cuffia dei rotatori, che lo potrebbe tenere lontano dal campo non si sa bene per quanto tempo (ci sarebbe poi tutto questo bisogno di rischiarlo a questo punto?).
Il risultato è quindi quello di essere passati dall'ottavo seppur striminzito posto per i play-off, che a veder bene poteva essere un risultato accettabile per una squadra al primo anno di ricostruzione, al decimo posto del seeding, dietro ai ritrovati Denver Nuggets di coach Karl e ai Minnesota T-Wolves, deludenti anch'essi ma quanto meno in fase di crescita dopo aver superato il momento più grigio dell'anno.
La quota di partite da recuperare per rientrare nei tabelloni della post season è di quattro gare, quattro gare che saranno estremamente difficili da colmarsi senza la propria ala grande titolare, senza una motivazione di squadra vera ed a scapito di franchigie ben più affamate di gloria e dal calendario decisamente più clemente.
Insomma, la stagione dei Lakers sarà un lungo cammino da oggi in avanti per capire come si evolveranno nel 2006 questi Lakers.
Le pagine dei media californiani già parlano di restaurazione (ritorno di Jackson?) o di ricostruzione da venire.
Di tempo per le ipotesi ce ne sarà a piacimento. La sostanza resta comunque quella di una squadra che ha lasciato Bryant da solo in modo disarmante nelle ultime gare.
Certo, la guardia all star ce la mette tutta per essere il solo protagonista, ma nell'ultimo periodo bisogna dargli atto di avere fatto il massimo per tenere a galla la barcona giallo viola e nonostante i numeri siano anche positivi, la realtà è che nessun giocatore di L.A. può dirsi autore di una stagione positiva.
Il meglio della settimana: a fronte di quanto sopra scritto e soprattutto di quanto sta succedendo in casa dei californiani, non si riesce a trovare molto materiale che possa rendere meno amara l'ora della resa.
E' chiaro che date le ultime dichiarazioni, fino a quando la matematica darà spazio a qualche possibilità , la squadra cercherà ufficialmente di recuperare e magari vendere cara la pelle in un ipotetico primo turno di post season.
Purtroppo nella realtà questa è già l'ora di decidere cosa fare. La tradizione e il prestigio della franchigia dovrebbero impedire di vedere i Lakers giocare a perdere per conquistarsi un posto appetibile in lotteria, ma questo dato non fa che accelerare e dare responsabilità alle scadenze che i manager della franchigia dovranno rispettare: trovare un nuovo allenatore (il cui curriculum collima molto con quello di Flip Saunders, insistere sull'asse Kobe - Lamar questa volta con un play-book accettabile per entrambi, scambiare il negativo Butler per un giocatore più ruvido, trovare un centro.
A consolare i tifosi o i semplici interessati c'è che con tutte queste incognite, non ci si potrà davvero annoiare.
Il peggio della settimana: avete mai visto una partita di Michael Stich? Cosa c'entra il lungagnone tedesco vincitore di Wimbledon nel 1991? C'entra. Questi Lakers ricordano molto la mentalità di quel gran bel campione.
Talento, capacità di divertire: queste doti c'erano tutte, ma nella giornata sbagliata, nella stagione sbagliata"
Ecco, il modo di perdere, lo schianto che i Lakers hanno subito in questi giorni, ricorda tanto quelli di un atleta di potenziale talento, che si rende conto tutto assieme di non avere sufficiente voglia, possibilità , palle"se mi passate il termine, per affrontare avversari che sarebbero comunque un po' più strutturati di loro al confronto.
Si tratta di una brutta sensazione, un sentirsi comunque impotenti e la prima reazione è quella di mollare.
Il capitano di L.A. avrà mille difetti ma la sua espressione all'uscita dopo la sconfitta con i Sonics o nel tiro a salve dell'ultimo quarto contro i Jazz era quella di qualcuno che avrebbe pagato per avere al fianco una "ciurma" motivata e pronta a spendersi almeno quanto lui.
E adesso?
Adesso si continua a giocare.
Il calendario è stato detto da molti è molto, molto pesante, ma fino a quando non si perderà l'ultimo treno i Lakers proveranno ad esserci.
E così la gara di domani contro Denver diventa già un must win game, soprattutto perché seguita da un filotto di tre gare altrettanto vitali contro Philadelphia, New York e Minnesota, tutte in casa.
Alla prossima"