Aggrappati a Skinner

L'assenza di Miller pesa sul nuovo assetto e sulle possibilità  playoffs di Sacramento

La stagione dei Kings ha subito un altro cambiamento traumatico: Brad Miller s'è rotto il perone della gamba sinistra provando un lay up in una sessione dell'allenamento precedente alla partita contro Houston. L'ex Indiana starà  fuori un mese, l'andamento della rieducazione determinerà  la possibilità  d'averlo sul campo per l'inizio dei playoffs.

Miller era già  fuori per un problema al polpaccio. La sua assenza tronca le ultime speranze di vedere il nuovo gruppo insieme prima della post season e allunga un'ulteriore ombra su quello che la squadra potrà  fare in post season. Il giocatore non ha voluto commentare l'accaduto. "Stava svolgendo - ha detto per lui Adelman - un normale esercizio di riscaldamento con la palla. Ovviamente è una perdita pesante per noi."

"Dobbiamo essere forti pure nelle difficoltà ", ha aggiunto Stojakovich. "E' un duro colpo - ha detto Brian Skinner che, a poche settimane dal suo arrivo, si ritrova titolare unico nel ruolo di centro. - ma dobbiamo cercare di far fronte. Per me è una sfida importante e un'occasione per mostrare il mio reale valore."

Solo qualche giorno prima, Petrie aveva ribadito la sua fiducia a patto " di avere tutti i giocatori in buona salute". Miller è giocatore chiave nella scacchiera dei Kings per la sua abilità  nel tiro dalla media, ma soprattutto per le sue capacità  di passatore dal gomito, posizione, lo abbiamo spiegato molte volte, fondamentale nello sviluppo della Princeton Offense voluta da Adelman e Carril. E' vero che nell'ultimo anno e mezzo il coachin' staff aveva apportato alcune modifiche, più che altro per venire incontro a Chris Webber; nondimeno, l'intero ambiente dei Kings ritiene il ritorno ai vecchi movimenti, decisivo per sfruttare al massimo le caratteristiche di Peja Stojakovich.

Se il buongiorno si vede dal mattino infatti, non ci siamo molto con il serbo: la brutta prova contro i Clippers, 6 punti con 1rimbalzo, è stata in parte riscattata, individualmente, con i 21 messi a segno contro i Rockets. Al di là  dei numeri, appare evidente la distanza fra il giocatore attuale e quello della passata stagione. Possibile che gli infortuni lo stiano condizionando. Ma l'anno scorso l'ex Paok giocò con una fastidiosa fascite che non gli impedì di fare quel che ha fatto.

"Deve riabituarsi - ha spiegato Pete Carril - a fare certe cose, mettere il corpo e andare a cercare il pallone con più insistenza. La squadra lo deve aiutare muovendo la palla in un certo modo." L'osservazione di Carril chiama in causa l'assenza, ma lo abbiamo già  detto tante volte, di Divac e Christie, che più di tutti lo coinvolgevano. E l'indole "di campo" del serbo che non sembra il giocatore più determinato e grintoso della Nba. "So che devo essere più aggressivo - ha riconosciuto l'ala dei Kings - specie nelle cose che sul campo implicano uno sforzo: rimbalzi e movimenti per andare a prendere la palla." Peja dovrebbe sentire la fiducia del gruppo e non la pressione di una dirigenza che sta valutando la sua vera dimensione da "prima punta".

Parallelamente appare sempre più chiaro come il vero leader del gruppo sia, in tutto e per tutto, Mike Bibby. L'ex Arizona ha regalato due vittorie al fotofinish contro Memphis e contro i Clippers, con due tiri dell'ultimo secondo. Contro i Grizzlies i cronometristi del tavolo dell'Arco Arena hanno avuto la prontezza dei vostri nel campionato di prima divisione. Mike Fratello s'è lamentato, Rick Adelman ha parlato di "risarcimento dopo molti fatti negativi", riferendosi alle famose stoppate contro Phoenix e Dallas.

Al di là  di tutto, Bibby s'è confermato uomo buono per finali incerti. Contro Memphis il play ha segnato 11 dei suoi 26 punti nel quarto periodo mentre i suoi compagni compilavano un orribile 0-9 dal campo. Memphis si è trovata sopra 85-84 con un parziale di 10-1 negli ultimi 5 minuti. Poi il tiro di Bibby. "Voglio la palla - ha commentato il giocatore - nei momenti caldi. Sento di poter fare il bene della squadra" "Cerchiamo di dar la palla al nostro uomo di riferimento - ha commentato polemicamente Adelman - non sono scemo come voi pensate."

Contro i Clippers stesso discorso: 28 punti, 10 negli ultimi 5 minuti di partita, e 12 assist. Prima del tiro decisivo. Che il giocatore avesse doti da "go-to-guy" era noto da gara5 della finale di conference del 2002 contro i Lakers.

Contro la seconda squadra di Los Angeles, Sacramento è riuscita a vincere una partita in cui ha concesso il 55.8% dal campo, perdendo il confronto a rimbalzo 40-30. La difesa continua a essere una nota dolente della squadra. Contro Houston, sconfitta 111-96, Sacramento ha di nuovo lasciato il 56.8% nel primo tempo, subendo un eloquente 66-52.

I fatti sono anche più impietosi dei numeri: quando, alla metà  del terzo quarto, i Kings sono tornati sul 74-69, gli uomini di Van Gundy hanno risposto con un 7-0. A 4' dalla fine della partita Sacramento s'è avvicinata 101-95. Un rimbalzo offensivo di Yao, e successivi due liberi, hanno avviato il parziale finale di 10-1 per i texani.

Se, nella vecchia versione, la scarsa difesa era il prezzo da pagare per il talento di C-Webb, ora non ci sono scuse: Sacramento è un jump-shottin' team che, per non dipendere del tutto dalle percentuali di tiro, per loro natura oscillanti, e tendenti naturalmente verso il basso nelle gare importanti, deve avere una difesa più solida di quella mostrata finora.
E' chiaro che la difesa dipende molto dalla conoscenza reciproca degli atleti che la giocano; questa squadra però ha un approccio troppo simile alla precedente. Se prima era pericoloso ora non se lo può più permettere.

Per la cronaca, il break di Houston è venuto con Yao, il più evidente mismatch sul campo, in panchina: il cinese è uscito sul 19-19 ed è rientrato sul 52-41. Sacramento ha tenuto botta grazie ai 22 punti di Corliss Williamson. Mike James e David Wesley erano stati i principale motori del parziale. "Abbiamo subito troppi punti nel primo tempo: 66 è inaccettabile", ha detto Adelman.

Già . Tanti punti e pochi "big stop" nei momenti importati. Siam qui a fare i soliti discorsi da mesi: dov'è la famosa versatilità  che i nuovi giocatori dovevano portare?

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