Cleveland, cosa succede?

Tempi duri in arrivo per la squadra di LeBron?

A Cleveland si respira un'aria diversa da quando è arrivato LeBron James: la sua storia è ben conosciuta ed i Cavaliers, con la sua acquisizione grazie alla prima scelta assoluta del 2003 hanno cambiato il corso perdente della loro storia trasformandosi nuovamente in una squadra vincente per la prima volta dai tempi di Brad Daugherty, Mark Price e Craig Ehlo, quando il team faceva strada nei playoffs, salvo incappare in tale Michael Jordan ed essere puntualmente eliminati dalla corsa al titolo.

Dopo una stagione scorsa dove l'impatto di James è stato chiaro sin dalla prima palla a due, i Cavs hanno vissuto un'estate tormentata dal caso Boozer, che con LeBron aveva sviluppato una buona intesa sul campo ma che si era reso protagonista di una promessa non mantenuta, riguardante la firma di un nuovo contratto per Cleveland, fatto poi terminato con l'approdo del giocatore agli Utah Jazz.

La stagione corrente ha visto la squadra dell'Ohio partire benissimo e restare in testa alla propria division per qualche mese prima di farsi superare dai campioni in carica di Detroit, partiti in sordina ma in grado di recuperare tutto il terreno perso in una division, la Central, che è rimasta l'unica veramente competitiva della Eastern Conference in virtù anche della nuova versione dei rinati Bulls, detentori di un record vincente per la prima volta in 6 anni ed in piena corsa per un posto al sole. Se poi consideriamo anche la presenza dei decimati Pacers, abbiamo quella che sulla carta si presenta come la division più intricata ad Est, considerando che con Artest, O'Neal e Jackson sempre presenti staremmo facendo dei discorsi di calssifica un po' differenti.

La pausa per l'All Stars Game di Denver sembra avere portato scompiglio nella bella annata dei Cavs che prima di vincere contro Orlando hanno subito 6 sconfitte consecutive (prima di queste l'ultima vittoria è datata 23 febbraio) che hanno abbassato di netto il loro record, fatto che ha permesso ai Wizards di superarli nella griglia generale della Eastern ed ai Bulls di avvicinarli; la striscia li ha inoltre staccati dalla vetta della division senza poter approfittare dei due recenti passi falsi della capolista Detroit.

Come può avvenire all'improvviso un calo così netto in una squadra che ha un giocatore che tramuta in oro tutto ciò che tocca come LBJ, che ha in Eric Snow la guida spirituale ed esperta della compagnia, un Jeff McInnis con istinti di attaccante innati e due buoni rimbalzisti come Ilgauskas e Gooden?

Ebbene il cammino di Cleveland si è bloccato a causa di problemi che vanno dalle percentuali al tiro ai turnovers di massa ed ogni volta che la squadra è scesa in campo nella sua striscia negativa ogni difetto si è presentato singolarmente, per poi fare posto ad un altro nella partita successiva.

Va anzitutto precisato che il record positivo dei Cavs è merito delle belle prestazioni offerte tra le mura amiche (21-7), in quanto il bilancio in trasferta è perdente, con 10 vittorie a fronte di 19 sconfitte.

Nella prima partita analizzata i Cavs hanno fronteggiato i rivali divisionali di Indiana, perdendo il confronto per 106-82 dopo aver giocato bene solo nel primo quarto, per poi trovarsi sotto già  di 17 punti a metà  partita, assumendo un atteggiamento perlopiù rinunciatario: il resto della partita non è stato migliore e James, dopo un buon primo tempo, è stato costantemente raddoppiato con successo dagli avversari, vista anche la scarsa vena di Jeff McInnis e la battaglia persa di netto nel confronto tra le due panchine, con Austin Croshere protagonista di una buona partita venendo appunto dal pino.

Dopo aver perso contro i Nets senza aver mai combattuto, i Cavs sono stati sconfitti dai Sonics in una partita che ha messo in evidenza un altro problema della squadra di LeBron, ovvero il tiro da tre punti. I bombers di Seattle hanno tirato con un grande 58% dall'arco in quella partita, mentre Cleveland si è confermata, nonostante la buona prestazione dalla distanza (5/7) proprio di James, come una delle peggiori squadre Nba in termini di percentuale del tiro da tre punti.

Nonostante i 32 punti di King James, la partita è stata in parte decisa ancora dalle panchine: privi di Luciuos Harris e del prezioso Anderson Varejao, i Cavaliers hanno segnato solamente 8 punti con i non titolari, ovvero lo stesso ammontare di punti segnato dal solo Danny Fortson in quell'occasione. Come se non bastasse, Vladimir Radmanovic ha distrutto gli avversari con 19 punti e 5/8 da tre punti, arrivando proprio dal pino, causando la quarta sconfitta in serie con il profilarsi all'orizzonte della sfida contro la nuova Philadelphia di Iverson e di Chris Webber.

Contro i 76ers sono arrivati altri 34 punti (dei quali 23 nel secondo tempo) di The King, conditi da 7 assists, 7 rimbalzi e 4 palloni recuperati, ma l'ennesima prova offensivamente superlativa del ragazzo prodigio non è servita ad evitare la sconfitta numero cinque nelle ultime sei partite disputate. Il problema manifestatosi è stato quello dei turnovers in questa occasione ed i Cavs, con 27 palloni persi, hanno registrato la loro peggior prestazione stagionale.

Paul Silas ha provato a mischiare le carte ed ha inserito Tractor Traylor in quintetto al posto di Drew Golden nela speranza che quest'ultimo desse sostanza entrando a partita in corso; i due, combinati, hanno prodotto 15 punti e 17 rimbalzi, ma non sono riusciti a marcare efficientemente Chris Webber nei momenti decisivi della partita. C-Webb ha infilato due jumper decisivi che hanno staccato definitivamente le due squadre nel punteggio e la sua marcatura non è stata l'unica difficoltosa da affrontare: Allen Iverson ha segnato 31 punti ed ha fatto ammattire Jeff McInnis, che a sua volta ha tirato con il 30% dal campo ed ha collezionato più turnovers che assist.

Il confronto infine con i Miami Heat ha sancito la sesta sconfitta della serie con altri 20 punti di scarto. Il 102-82 finale ha frustrato coach Silas, che ha dichiarato alla stampa:"Ogni sera abbiamo un problema diverso come la difesa sul pick'n'roll avversario, i turnovers, i rimbalzi o qualcos'altro. Dobbiamo semplicemente fare gruppo e ricominciare tutto daccapo lavorando come si deve; ammetto che siamo in un momento di difficoltà ".

I dati che emergono dalle partite sopracitate sono questi: la prima considerazione è che il quintetto è molto produttivo in questa serie di partite, in quanto LeBron James ha prodotto più di 25 punti di media con oltre 7 rimbalzi e 7 assist; Ilgauskas ha avuto una media di 20 punti ed oltre 10 rimbalzi ad incontro; Drew Gooden ha siglato o è andato vicino alla doppia doppia in ognuno di questi match.

I Cavs dunque soffrono di produzione che arrivi a partita cominciata visti i confronti analizzati prima, non ci sono giocatori attualmente in grado di cambiare ritmo alla partita al momento di entrare in campo in quanto nessun elemento della panchina produce più di 6 punti a partita di media. Il nuovo arrivato Jiri Welsch non ha mostrato ancora segni di adattamento e le sue prime partite non hanno avuto buon esito, con prestazioni povere al tiro e con minutaggio comprensibilmente limitato.

La seconda considerazione è che appunto i Cavs sono poco precisi dall'arco dei tre punti e le migliori percentuali di squadra sono detenute da James e da McInnis, i quali tirano entrambi dalla distanza con il 36% e non c'è un vero tiratore costante da fuori. I Cavs pensavano di avere trovato la soluzione al problema in Luke Jackson, prima scelta dello scorso draft, ma finora il prodotto di Oregon ha giocato solamente 10 partite a causa di un'operazione chirurgica alla schiena e rimandando la verifica delle sue effettive potenzialità  alla stagione ventura.

L'ultima considerazione è la difesa: nella partita persa contro i Nets la squadra ha denunciato un calo di volontà  e di energie imbarazzante e lo stesso LeBron ha messo in luce problemi di concentrazione nelle marcature assegnateli, restando in alcune occasioni completamente fermo a guardare l'avversario che penetrava a canestro o che attirava degli aiuti verso di sé, spianando la strada ad un canestro facile di qualche compagno.
A causa di questa tendenza, accomunata ad un evidente periodo di stress fisico e psicologico, i Cavs hanno guidato le partite che hanno perso al massimo per un quarto o due, per poi vedersi seppellire di punti dall'avversario di turno subendo dei break troppo pesanti per essere recuperati.

King James è però un ragazzo più avanti della sua effettiva età , ed è pronto a mettersi la squadra sulle spalle:

"Abbiamo passato periodi peggiori di questo nel mio anno da rookie, conosco il sapore della sconfitta e non intendo assaggiarlo spesso; quest'anno sono gli altri che ci devono rincorrere, mentre l'anno scorso eravamo noi a rincorrere tutti. Possiamo comunque migliorare e sono sicuro che ci riusciremo."

La vittoria di martedì 8 marzo ha fortunatamente fermato l'emorragia ed ora i Cavs possono contare su un calendario che li ha visti scendere in campo la dopo 4 giorni di riposo che hanno permesso al team di ricaricare le batterie, recuperare le energie perdute in vista di una postseason impegnativa, e di continuare a lavorare su quei tre-quattro difettucci che sono stati precedentemente analizzati. La partita di domenica sera contro i Pacers è stata forse la conferma che il periodo buio è passato in quanto la squadra ha vinto bene, LeBron James ha segnato 35 punti ed ha giocato da dominatore e in tutto il team ha commesso solo 5 turnovers, segnale che se i Cavs limitano i loro difetti le partite si vincono.

Per quanto riguarda il futuro, nel proseguio del mese i Cavs avranno l'occasione di dimostrare di che stoffa sono fatti in quanto dovranno affrontare i Pistons in casa per poi partire per una gita ad Ovest che li vedrà  impegnati sui campi di Houston e Dallas in due partite consecutive; aprile invece comincerà  con una tripla sfida molto importante, che vedrà  la franchigia opposta a Sacramento, nuovamente a Dallas ed infine New Jersey.

Comunque vada, lo sviluppo graduale della squadra della città  denominata The Mistake on the Lake sta procedendo in quanto Cleveland, dopo anni totalmente bui, ha trovato il suo uomo simbolo per almeno un decennio ed il roster, almeno per quanto riguarda lo starting five, è stato bene assemblato digerendo anche la perdita di elementi come Carlos Boozer, che è stato sostanzialmente sostituito da Gooden, il quale spera che anche a questo management non venga prima o poi l'idea di scambiarlo ancora una volta.

Il palcoscenico da quest'anno si ingrandirà  per King James vista la sua sicura prima partecipazione ai playoffs e non vediamo dunque l'ora di vederlo all'opera anche nella postseason, dove il rendimento di un campione deve essere raddoppiato, dove i possessi scottano e la leadership fa la differenza.

Lui, che leader ci è nato ed è troppo avanti con il cervello per avere solo quegli anni, sembra essere pronto ed avrà  il compito di migliorare se stesso ed i compagni e motivarli a non commettere quegli errori che hanno portato giù la squadra nelle ultime due settimane.

Se LeBron vuole fare collezione di titoli, la strada della perseveranza è l'unica da percorrere in quanto sa che, per quanto brutto questo concetto sia, un giocatore immenso come lui verrà  un domani giudicato soprattutto dal numero di trofei vinti.

Appuntamento a maggio per il primo responso.

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