Haslem lotta per un rimbalzo: il supportin' cast è cresciuto rispetto all'inizio della stagione
Quattro partite in cinque giorni sono uno scoglio notevole per ogni squadra Nba; ancora di più se con quattro viaggi di mezzo. Eppure nulla sembra turbare la tranquillità di una squadra che ha vinto 13 delle ultime 15 partite, subendo le due sconfitte al supplementare, in back-to-back in trasferta, senza l'uomo di riferimento.
Gli Heat si sono goduti il giorno di riposo completo, concesso da Van Gundy allo scoccare della 62esima partita, in un clima di assoluta armonia. Lo si era notato già 3 sere prima a Cleveland, in uno spogliatoio rilassato al termine di una partita vinta 102-82. Eppure le difficoltà non sono mancate: Shaq O'Neal, in campo nel giorno del suo 33esimo compleanno, ha avuto notevoli problemi di falli e ha giocato solo 19 minuti nei primi tre quarti. Il suo contributo si è fatto sentire in un secondo quarto con 11 punti in cui gli Heat hanno costruito il loro vantaggio decisivo.
La musica non è cambiata col pivot seduto in panchina: Eddie Jones ha segnato 19 punti, Haslem 18, come Wade. All'inizio del quarto periodo tre bombe consecutive di Dooling e dei due Jones hanno portato Miami sul + 22. "In questo momento - ha spiegato a fine gara Eddie Jones - abbiamo grande fiducia in noi stessi. Non dobbiamo lasciare che questa fiducia si trasformi in autocompiacimento. Sappiamo che siamo efficaci solo se giochiamo con grande energia."
La stessa opinione di coach Van Gundy: "Il nostro approccio - ha spiegato - è cambiato, siamo una squadra molto più matura. In questo momento abbiamo una rotazione definita che funziona."
Prendiamo Dwyane Wade: con Shaq infortunato l'ex Marquette ha segnato di più non dimenticando di tenere coinvolti i compagni. Con il rientro dell'ex Lakers Wade ha scelto il terzo periodo per lasciare il segno sulla gara.
Alle Meadowlands, contro i Nets, l'esterno ha segnato 12 dei suoi 23 punti nella terza frazione in cui la sua squadra ha deciso la partita. Il suo contributo non si limita a questo: con New Jersey ha aggiunto 7 rimbalzi e 7 assist. A Cleveland ha preso 10 rimbalzi, decisivi, assieme a quelli di Haslem, con O'Neal seduto in panchina. "L'unico rischio con lui - ha detto Van Gundy - è di dare per scontate certe prestazioni" In realtà Wade, alla seconda stagione della lega, sta dimostrando d'essere efficace al di là dei punti segnati.
"Ogni sera - spiega - devi metterti alla prova perché dall'altra parte c'è un Iverson o un Kidd da affrontare. E' una grande sfida." "E' sempre stato questo tipo di giocatore - aggiunge Shaq - aveva solo bisogno che qualcuno glielo facesse notare. E' quello che sto facendo."
Contro Philadelphia, 108-100, il duo ha segnato 57 punti. Shaq ha segnato 15 dei suoi 25 punti nel terzo quarto "per ricordare alla gente la mia presenza." Wade ne ha messi 32. La squadra ha dato l'impressione di poter vincere col pilota automatico innestato e, con un vantaggio di 8 partite su Detroit per il primo posto della Eastern, di potersi concentrare sulla preparazione ai playoffs.
"La gente pensa - ha spiegato Van Gundy - che questo significhi far riposare le stelle. In realtà il discorso è diverso: è una combinazione di mentalità da partita e allenamento difficile da cogliere dall'esterno" Il dato di fatto è che Wade, con 39 minuti, è l'unico giocatore degli Heat fra i top 20 della classifica dei più utilizzati. L'altro giocatore fra i primi 50 è Eddie Jones con 35. O'Neal si sta amministrando in campo, 34 minuti, e in allenamento dove spesso sostituisce il lavoro prescritto ai compagni con sessioni di "ellittico".
L'unico punto di domanda della squadra è il ruolo dei due veterani, Alonzo Mourning e Steve Smith: quest'ultimo ha passato le prime cinque partite in lista infortunati. Contro Philadelphia è apparso cambiato in panchina. "Steve ha grande esperienza - ha detto Van Gundy - è un giocatore che può essere efficace in qualsiasi tipo di pressione" Tradotto: se nei playoffs tremeranno le mani dei tiratori il "piano B" sarà fare entrare l'ex Portland.
Più complessa la questione Mourning: Zo ha giocato 2 minuti contro New Jersey, 3 contro Sacramento, dopo le invocazione del pubblico lungo tutto il terzo quarto, e 4 nella partita con Phila in cui ha trovato il modo di farsi espellere, doppio tecnico per un litigio con Samuel Dalembert.
"Siamo una squadra che ha vinto 46 partite - dice il coach - non possiamo cambiare sottovalutando il contributo di Doleac e Laettner. Alonzo sta lavorando, sono sicuro che già adesso potrebbe essere efficace per 10 minuti. Non so se ne potrebbe giocare 20".
Quindi al momento attuale Van Gundy non lo ritiene pronto dal punto di vista fisico ed è soddisfatto di altri giocatori. "Per me è un regalo -ha spiegato l'ex Nets - anche solo potermi cambiare." Sul suo caso ha speso qualche parola Bill Walton, campione Nba con Portland che a fine carriera scelse di fare il sesto uomo ai Celtics. "E' una grande chance per lui - ha spiegato - coprire le spalle a Bird e Mc Hale mi allungò la carriera e mi diede la possibilità di stare al massimo livello."
Il rosso fu il miglior sesto uomo della stagione '84-85 con 8 punti e 7 rimbalzi in 19 minuti. Agli Heat non sembra ci siano tutti questi minuti: Haslem ne gioca 30, nelle ultime gare Doleac e Laettner se ne sono divisi altri 30. Nei playoffs Shaq giocherà di più. Al momento Mourning sembra il decimo uomo in rotazione. "Di sicuro - ha aggiunto il giocatore - sei ansioso di dare un contributo reale alla tua squadra. Ma l'importante alla fine è la vittoria."
Nel 1981 Bob Mc Adoo, tre volte miglior marcatore della lega, scelse un ruolo da comprimario per vincere il titolo con in Los Angeles Lakers: "A 30 anni - spiega l'assistente allenatore di Miami - presi una decisione che non avrei mai accettato a 26 perché avevo ottenuto tutto dal punto di vista individuale ed ero frustrato per i brutti risultati della mia squadra. Volevo vincere il titolo." Mc Adoo segnò poco meno di 10 punti a partita in 18 minuti. "Dovetti accettare l'idea - dice Bob - di essere il cambio di Rumbis, un giocatore molto meno forte di me."
Mourning ha 35 anni e, fatte le proporzioni, non è il Mc Adoo della situazione. Può aspirare a 15 minuti a gara. Ma dovrà conquistarseli. E soprattutto dovrà far cambiare idea a Van Gundy che, al di là del valore assoluto dei suoi giocatori, apprezza tantissimo la combinazione fra il "muscolare" Shaq e il "tiratore" Doleac. E' una soluzione che consente di aprire il campo per gli esterni e variare il ventaglio delle possibilità offensive. Al momento l'ex Georgetown sembra uno sfizio.