Maurice Taylor, un pericolo in post basso che ai Knicks mancava da tanto tempo
Da jump-shooting team a squadra con una parvenza di gioco in post: ecco l'ennesima metamorfosi voluta da Isaiah Thomas per i suoi Knicks. E la cosa sembra funzionare, se è vero che, dalle trades che hanno portato Nazr Mohammed in Texas e Maurice Taylor più Malik Rose nella Grande Mela, la compagine newyorkese ha vinto cinque partite, perdendone solamente una.
Chiariamo subito un concetto: con la maglia bluarancio non gioca un novello Hakeem Olajuwon, per carità , ma Taylor sta garantendo punti nella zona pitturata che lo ha trasformato in un pericolo per gli avversari, costretti a più riprese al raddoppio in vernice, liberando così un knickerbocker per la ricezione del passaggio fuori dell'ex-Rocket.
"Se dal post riesco a farmi raddoppiare, vuol dire che ci sarà un compagno libero per un facile tiro" dice proprio 'Mo e non ha di certo scoperto l'acqua calda. In fondo, questa dovrebbe essere un principio base nel gioco del basket, ma per troppo tempo sotto la statua della libertà ci si era scordato cosa volessero dire concetti come "post" e "gioco spalle a canestro".
Alla fine, dunque, la cessione di Mohammed è stata indolore, nonostante le fin troppe perplessità avanzate dai più. Perché se sulla carta il nuovo Sperone (subito in injured list, tra l'altro) era l'unico centro a New York, è anche vero che non era poi così grosso e gli assistenti di Zeke non sono riusciti ad intravedere in lui un minimo miglioramento nel gioco offensivo in un anno intero. Meglio quindi affidarsi per adesso alla coppia Taylor e Sweetney (delizioso il suo tiro in fade away che sta migliorando a vista d'occhio) senza troppi rimpianti, con Rose pronto a portare difesa ed agonismo e stare dunque con Marbury quando dice molto realisticamente: "Non è che abbiamo ceduto Patrick Ewing, ok?".
Prima di analizzare le gare degli ultimi sette giorni, torniamo per un attimo alla partita vinta contro i Lakers. Sono uscite delle indiscrezioni su un diverbio tra Penny Hardaway e Tim Thomas. Il primo, durante il supplementare, ha accusato il secondo di non difendere con la giusta intensità (da che pulpito, verrebbe da dire" ndr) ed i due sono quasi venuti alle mani prima che i compagni e coaching staff sedassero la lite.
Penny alla fine ha ammesso tutto: "Gli ho solo detto quello che pensavo, cioè che non stava difendendo bene in quel momento. Dobbiamo essere in grado di accettare le critiche, siamo professionisti". Anche Herb Williams ha detto la sua a microfoni accesi: "C'è un aspetto positivo tutte le volte che succede una cosa del genere, perché vuol dire che c'è voglia di far bene e migliorarsi. Hanno litigato, sono rientrati in campo ed hanno vinto. Non c'è problema".
Non è però la prima volta quest'anno che si scatena un battibecco in casa Knicks. Ci sarà la "giusta" tensione come dice il coach, ma francamente pare che si esageri, anche se ovviamente la stampa locale ingigantisce qualsiasi cosa, fatti magari che normalmente ed in altre città neppure vengono riportati. Però queste continue scaramucce interne potrebbero anche essere lette come la mancanza di una solida guida al timone, cosa che Williams, proprio perché coach ad iterim, di certo non può evitare vista la posizione di precario tra i precari.
Non ultimo è arrivato in allenamento un duro contatto tra il nuovo Jackie Butler e Sweetney, con quest'ultimo scaraventato a terra dal rookie durante un contropiede. Mike non ha fatto polemiche ed i giornalisti presenti hanno ironizzato sulla caduta dell'ex-Georgetown, qualcosa di simile ad un pachiderma abbattuto. Anche qui, alla fine, è il solito Herb a chiudere bonariamente la questione: "Il suo peso non è un problema. Se per voi lo è, non so cosa dirvi. Corre, salta, si muove bene ed è rapido".
Passando appunto alle gare, ecco arrivare la prima sconfitta del dopo-trades: 89-111 ad Orlando. Magic sempre in controllo, male un po' tutti i Knicks, se si eccettuano i 12 punti a testa per Rose e Trevor Ariza dalla panchina.
Pronto il riscatto contro Golden State al Garden. 115-99 tirando con il 61% dal campo. Marbury, grazie al ritrovato gioco in post dei suoi, smazza facilmente 16 assists a cui aggiunge 26 punti. Le prime 6 assistenze, tra l'altro, arrivano in concomitanza dei primi sei canestri dei compagni. Ma a sorprendere ancor di più è Sweetney che parte con un 9/9 da panico. Per la vittoria è decisivo un allungo nel quarto periodo in cui i Knicks piazzano un 21-1, con i Warriors tenuti senza segnare per tutti i 7:21 finali.
Anche Tim Thomas è protagonista spalle a canestro, ma è Taylor a far brillare gli occhi dei fans: 63-41 il parziale con lui in campo.
Anche Washington paga dazio in casa dei ritrovati newyorkesi, con il Garden che diventa di nuovo un fortino inespugnabile come ai bei tempi: settima vittoria consecutiva, 93-83 contro i Wizards privi di Antwan Jamison (dopo 384 gare consecutive disputate).
Highlight della serata, la rivisitazione di Jamal Crawford della schiacciata "Remix" inventata da Tracy McGrady ed imitata dal cugino Vince Carter all'ultimo All-Star Game. L'ex-Bull entra a centro area, parte in terzo tempo ma non trova un compagno libero e neppure può concludere, chiuso dagli avversari. Così decide di tirare la palla contro il tabellone e riprenderla, schiacciando. Pubblico in standing ovation ed elettricità per tutti. Ai fini del risultato è decisivo un 15-0 tra il terzo ed il secondo quarto. I Wizards provano a rientrare, ma sul -7 Taylor piazza due punti e nella successiva azione ruba la palla che dà il là ad un minibreak che mette la vittoria in ghiaccio.
Remix a parte, gara brutta con pessime percentuali al tiro ma punti uniformemente distribuiti tra tutti, neppure fossimo nell'era Red Holzman.
La visita della squadra della Capitale ha aperto interessanti discorsi di mercato. Thomas starebbe infatti pensando di tentare l'assalto a Kwane Brown e Larry Hughes, entrambi in scadenza di contratto.
Brown, 23 anni, è il prototipo di giovane lungo che i Knicks vanno cercando. Sta giocando poco e non benissimo dopo un infortunio. I suoi dirigenti si sono impegnati a lungo termine con Ethan Thomas e Brendan Haywood, quindi potrebbero lasciarlo libero. Addirittura, Zeke spera di portarlo a casa con l'eccezione salariale da 5 milioni di dollari. I Wizards, essendo il giocatore un restricted free agent, potranno comunque pareggiare l'offerta, ma difficilmente si terranno nel roster un giocatore scontento ed in chiara crisi tecnica. Il GM ha ben più di una speranza di recuperarlo ed anzi migliorarlo grazie al suo fedelissimo esperto di lunghi Mark Aguirre.
Per Hughes il discorso si complica. Sta giocando la sua miglior stagione in carriera e si è trovato benissimo con Gilbert Arenas. Qui una sign-and-trade è d'obbligo, ma difficile che qui i Wizards accettino, soprattutto con i pochi assets in mano a Zeke. Pure lui, comunque, è il tipo di giocatore che i Knicks cercheranno in estate, uno swingman giovane ed atletico.
Notizie pure sul fronte societario. Circola già da parecchio la voce che vuole James Dolan licenziato dalla Cablevision dal posto di presidente dei Knicks. L'ulteriore appesantimento del monte salari non ha di certo deposto a favore di Dolan ed i suoi quattro posti a ridosso del bordo campo sono risultati vuoti all'ultima gara casalinga. Non solo: pare che la Cablevision metterà sul mercato la franchigia per 2 bilioni di dollari. Interessati all'acquisto, un duo composto da Woody Johson, proprietario dei NY Jets, e Leo Hindery, ex proprietario della Yes Network.
Siamo comunque ancora alla fase dei "si dice", ma l'assetto dirigenziale sarà molto importante quando il GM Thomas dovrà sedersi al tavolo per convincere un allenatore come Phil Jackson a sedersi sulla sua panchina. In caso di incertezze assortite, infatti, non crediamo che Jackson o un altro allenatore di grido accetterà il nuovo incarico senza le necessarie garanzie.
Togliamoci l'ennesimo dente e spendiamo due parole su Allan Houston. Thomas è sempre più chiaro: "La squadra deve organizzarsi come se Allan non giocasse mai più. Se tornerà , bene, ma io mi devo muovere come se non lo facesse". Houston, di rimando: "Questa è New York, non Orlando, dove possono aspettare 3 anni per riavere un loro giocatore".
Analizziamo infine il futuro. Queste vittorie non fanno che allontanare i Knicks dalla lotteria e francamente non capiamo perché non si siano mollati gli ormeggi. Ad oggi, l'ultimo posto buono per i playoffs è occupato da Indiana. Facendo due rapidi calcoli, se i Pacers fanno 11-11 da qui alla fine, Marbury e compagni devo per forza fare un 15-7 con 12 gare fuori casa: una tabella di marcia improponibile. Perché dunque continuare a vincere e presentarsi al draft con il solito pick dal 10 al 15, una scelta con cui difficilmente scegli un giocatore che sposta gli equilibri (nel lungo, figurarsi nel breve termine) e neppure appetibile da altri in caso la si volesse inserire in qualche scambio?
E' questo, più di altro, che Zeke ed i suoi ci dovrebbero spiegare.