Steve Nash sta guidando i Suns verso la terra promessa dei Playoffs
1) Phoenix Suns
I Suns sono la vera storia della stagione e tanti addetti ai lavori li avevano pronosticati fuori dai playoffs nei pronostici di preseason.
Il nucleo della squadra è lo stesso dello scorso anno, con l'aggiunta di un devastante Steve Nash che si è rivelato indispensabile per gli equilibri della squadra di D'Antoni visto lo 0-5 patito in assenza del playmaker.
Nash è uno dei quattro giocatori dei Suns che segnano almeno 16 punti di media, e la squadra è prima in tutta la lega con 110 punti segnati ad incontro; il canadese sta facendo divertire tutti i suoi compagni di squadra, i quali beneficiano a turno dei suoi 11.3 assist di media, non a caso la migliore di categoria nella Nba.
L'annata di Phoenix è grande merito anche di Amare Stoudemire, letteralmente esploso come giocatore atleticamente devastante e terminale preferito dei contropiedi targati Nash. Il terzo anno di Phoenix si sta rivelando la migliore scelta effettuata nella storia dela franchigia come ha detto di lui Jerry Colangelo, ed è quarto marcatore della lega con 26 punti di media; ha infatti segnato il suo career high di punti con un bel cinquantello e sta prendendo 8.6 rimbalzi, molti dei quali offensivi con conseguente tap-in in schiacciata.
Shawn Marion sta giocando la sua migliore pallacanestro di sempre dopo la deludente annata scorsa, collezionando una doppia doppia di media con 19 punti e ad un soffio dagli 11 rimbalzi oltre ad avere accumulato 107 palloni rubati, risultando nelle ultime due categorie il migliore dei suoi.
Le bocche di fuoco non sono terminate qui, perché anche Joe Johnson e Quentin Richardson stanno facendo la voce grossa nella campagna vincente del loro team. Johnson era stato oggetto di discussioni di trade vista la necessità di Phoenix di un big man da mettere in zona pitturata ma non se n'è fatto nulla ed i Suns non se ne pentiranno.
Il ragazzo ha buonissime statistiche da quando è in Arizona e sta sviluppando quella crescita cestistica che gli era stata impedita a Boston che lo ha mandato via troppo presto; da registrare ci sono 16.4 punti, 5.2 rimbalzi ed eccellenti percentuali al tiro, ovvero un 44.8% da due e soprattutto un 46% da tre che lo vede punire costantemente l'avversario sugli scarichi in transizione e che rappresenta la miglior percentuale assoluta del campionato.
L'uomo chiamato Q non è da meno: ennesimo giocatore fuggito dai Clippers, si è integrato alla perfezione nel gioco veloce di Mike D'Antoni ed anche se è meno preciso di Johnson da dietro l'arco, ma ha uguale capacità di metterla sullo scarico in contropiede. Recentemente hanno raggiunto la compagnia anche Walter McCarthy, specialista da tre punti e buon difensore, ed il journeyman Jim Jackson, all'ennesima tappa della sua carriera.
Favoriti per arrivare almeno in finale di Conference, vinceranno a division visto l'abisso creatosi dalla seconda posizione.
2) Sacramento Kings
Revolution is on the way. A Sacramento è successo veramente di tutto in questa prima parte di stagione, in primis lo scambio di cui sappiamo già tutto che ha visto l'addio alla squadra del suo miglior marcatore e rimbalzista, C-Webb.
Già attivi sul mercato con la trade Christie-Mobley, i Kings hanno aggiunto al reparto ali anche Corliss Williamson (che è di passaggio per la seconda volta) e della riserva Brian Skinner, per cui il quintetto rispetto allo scorso anno è radicalmente cambiato.
Il trio da seguire sarà ora composto da Bibby, Stojakovic e Brad Miller: Bibby sta giocando un'ottima stagione consacrando le sue doti di leader con una pallacanestro pulita, talvolta spettacolare ma molto precisa. Peja Stojakovic può avere ora tutti i palloni che desidera, in assenza dei quali si era lamentato lo scorso anno. Se vuole la leadership nei momenti che scottano dovrà dimostrare qualcosa nelle partite di playoffs, in qualche gara 7 decisiva, da cui si è assentato troppo spesso nella storia recente dei Kings nel mese di maggio, restando comunque un giocatore straordinario.
Sotto canestro rimane ora solo Brad Miller che si trova particolarmente a suo agio nel sistema di Adelman e che ora dovrà sobbarcarsi del lavoro in più vista la dipartita di Webber. Miller sta segnando 15.6 punti con 9.3 rimbalzi e l'alternativa a lui è Greg Ostertag, preso sul mercato dei free agent ma deludente dal punto di vista della produzione ed utilizzato solo 9.7 minuti per gara. Qualche minuto di energia lo potrà dare Brian Skinner, un'ala grande che può adattarsi a marcare anche dei centri vista la buona difesa e la grande volontà applicativa.
Il settore guardie è completato da The Cat, Cuttino Mobley che come detto si è aggregato alla comitiva non molto tempo fa nel tentativo dei Kings di svecchiare un po' il roster. L'ex Rocket sta segnando con continuità e fornisce un contributo maggiore in termini di atleticità rispetto a Christie, ma non potrà mai essere efficace come questi in fase difensiva.
La panchina è il tallone d'Achille della squadra, perché Bobby Jackson ha giocato finora 24 partite e dopo i vari infortuni patiti negli ultimi anni rischia di non avere più lo stesso impatto di una volta e per il resto si può contare sul gioco in post di Corliss Williamson e su Darius Songaila che può fornire qualche minuto di quantità e qualità . La scarsa profondità della panchina potrebbe essere deleteria in fase playoffs, quando è necessario dare fondo a tutte le proprie energie per non restare a casa a vedere gli altri giocare.
I Kings restano una squadra divertentissima da vedere, ma il posizionamento che avranno nei playoffs è ancora incerto in virtù del poco distacco che hanno dalle inseguitrici. La risalita di Houston (ultimamente in crisi)e Memphis potrebbe mettere in difficoltà Sacramento viste anche le ultime serie di sconfitte, e rimane l'impressione che con San Antonio e Phoenix in mezzo al cammino, del titolo se ne debba riparlare a data da destinarsi visto che il punto più alto del ciclo sembra essere stato toccato in quella maledetta gara7 contro i Lakers.
3) Los Angeles Lakers
Sono la telenovela più seguita d'America, con alla guida il giocatore tra i più spietati e capricciosi di tutti i tempi che finalmente ha il proscenio tutto per sé.
Kobe Bryant si è preso la leadership dei Lakers essendo finalmente riuscito a sbarazzarsi di Shaq e legittimandola con 27.8 punti a partita e la solita cattiveria agonistica ma il record parla molto chiaramente, siamo quasi in pareggio e con il fiatone per l'ottavo posto ad Ovest.
L'annata si è rivelata tormentata e piena di colpi di scena, con l'infortunio che ha tolto lo stesso Kobe di mezzo per un po' ma soprattutto con l'addio di Rudy T, stressatosi troppo presto del suo tentativo di riesumare una carriera di allenatore già finita tempo fa. Con l'assistente Frank Hamblen in panchina la squadra sta vivacchiando cercando un posto nei playoffs e la convivenza tra Bryant e Lamar Odom non ha prodotto un granchè. Bryant, comunque grandissimo, è un accentratore che offusca il talento di Odom, meraviglioso con 15 punti e 10 rimbalzi, costringendolo ad un gioco di attesa al di fuori dell'area, e così come Caron Butler che non riesce a sfruttare la sua velocità ed il suo atletismo in un gioco troppo statico e monodimensionale; chi invece ne sta veramente beneficiando è Chucky Atkins che infila gran parte degli scarichi di Kobe e sta tenendo una media di 13.7 punti a partita.
Ci sono problemi sotto canestro in quanto nessuno riesce a riempire nemmeno lontanamente il vuoto lasciato dal signor O'Neal: a disposizione ci sono il veterano Brian Grant, sempre grande nell'impegno ma limitato dagli acciacchi, Chris Mihm, miglioratissimo ma non certo un colosso del ruolo, mentre Vlade Divac, perennemente infortunato, non ha praticamente visto il campo.
La situazione non è rosea perchè c'è un allenatore che non ha futuro nei programmi della dirigenza e non si sa chi possa mettersi al timone di questa squadra dovendo gestire Kobe.
Di sicuro ci vuole un allenatore giovane e di presenza, che sappia farsi rispettare e che possa portare avanti un programma ambizioso che riporti in alto presto i Lakers. E ciò dovrà accadere presto perché né il pubblico né Jerry Buss hanno la pazienza di sopportare ancora tante sconfitte.
I playoffs sono imprevedibili ma difficile pensare che Kobe seppur immenso possa fare tutto da sé.
4) Los Angeles Clippers
Il buon inizio di campionato aveva fatto sperare bene, ma i Clippers si sono rivelati essere la solita squadra in difficoltà . Il record è ancora una volta perdente e Donald Sterling ha vinto anche quest'anno il campionato dei risparmiatori sugli ingaggi dei giocatori.
Qualche infortunio di troppo si è messo di mezzo e gente come Jaric, Livingston, Kaman e Kittles sono stati limitati od impossibilitati a dare il loro contributo; il playmaker in particolare è in scadenza di contratto ed il suo destino sarà deciso dal proprietario più tirchio del mondo.
La lieta novella è che Corey Maggette è diventato un giocatore importante a cui affidare l'ultimo pallone della partita ed ha superato le aspettative che non erano così alte quando molti lo criticavano per essere arrivato immaturo nella Nba; Elton Brand che dà il solito contributo di punti e rimbalzi ed è nettamente il miglior stoppatore della squadra ma avrà sempre quel problema di centimetri che non sempre può essere parzialmente dimenticato grazie ad un fisico da toro. La sorpresa è Bobby Simmons, che sta tirando con il 48% e sta mettendo il career high di punti con 16.3 a partita ai quali aggiunge più di 6 rimbalzi di media.
Manca sempre un big man consistente e continuo perché Chris Kaman, che come detto ha perso delle partite per infortunio, non è progredito molto dall'anno scorso, dove aveva sorpreso per padronanza dei fondamentali e per la presenza a rimbalzo ed è stato quasi soppiantato da Chris Wilcox.
Mentre molte sono le delusioni con l'inutile acquisizione di Kerry Kittles, in fase discendente e perennemente acciaccato, e Shaun Livingston che ha giocato solo 11 partite e resta un bel progetto da sviluppare l'anno prossimo.
Il presente purtroppo dice solo una cosa: anche quest'anno niente playoffs.
5) Golden State Warriors
L'ennesima annata deludente dei Warriors potrebbe avere una svolta positiva dopo lo scambio che ha visto l'arrivo in città di Baron Davis. Per averlo Golden State ha ceduto Dale Davis e Speedy Claxton, due giocatori che non stavano certo entusiasmando dalle parti di Oakland, mentre l'altro scambio che ha coinvolto la franchigia ha visto la partenza di Najera per Rodney White e Tsikishvili, interessante per il maggiore spazio che potrebbe conquistarsi nella baia.
La squadra ha diverse lacune, sembra impegnarsi ma non vince ed ha per l'ennesima volta un coach, Montgomery, che non ha il polso necessario per farsi rispettare dallo spogliatoio.
Gli arrivi di Davis e di Tskitishvili andranno a modificare gli equilibri di una squadra attualmente guidata, nelle marcature, da Jason Richardson. Al suo quarto anno tra i pro, J-Rich sta segnando 22 punti a partita ed è il solito atleta straordinario, ma la pessima chimica di squadra, veramente male assemblata, non gli ha permesso in questi anni di registrare numerose vittorie in carriera.
Troy Murphy è l'altro punto di forza della squadra: il combattente da Notre Dame sembra avere superato i problemi al piede che lo hanno allontanato dai campi di gioco lo scorso anno e sta dando il consueto contributo in termini di doppie doppie ed a suon di gomitate, sudore e sacrifici.
Le note dolenti arrivano da Mike Dunleavy Jr. e dal reparto ali/centri. Il figlio dell'allenatore dei Clippers sta segnando 12.3 punti di media, non ha fatto i progressi sperati e rappresenta l'ennesima scelta errata su cui la dirigenza aveva riposto le speranze; il settore lunghi non ha un rimbalzista affidabile che possa dare una mano a Murphy perchè la perdita di Dampier ha dato pesanti conseguenze ed il suo sostituto è stato individuato in Adonal Foyle, una delle tante scelte buttate dai Warriors in questi anni. Quella della scorsa estate, Andris Biedrins, si è rivelata un'altra bufala ed è la dimostrazione di come il management valuti i giocatori da scegliere nel draft, visto che le ghiotte occasioni perse sono ormai innumerevoli in virtù del fatto che da un decennio Golden State possiede delle scelte di lotteria prontamente sprecate.
Il futuro è ancora incerto e rischioso e l'acquisizione di Davis è audace. Chris Mullin sembra aver programmato una squadra ancora senza futuro, in eterna ricostruzione; il rischio Barone può cambiare in positivo l'avvenire oppure rappresentare l'ennesimo contratto pesante sul groppone della franchigia, molto dipenderà da come reagirà la schiena del giocatore.
Il futuro è ancora oscuro, a meno che Mullin non scelga finalmente qualcuno che possa veramente cambiare le sorti negative di questa bistrattata franchigia. A giugno avremo la risposta al quesito.