Kenny Thomas ha il difficile compito di far dimenticare Chris Webber
Come si fa a giudicare una squadra che, appena messa assieme, è partita per un viaggio, andata e ritorno da Sacramento, di sette partite in undici giorni? E che per di più ha fatto a meno, qua e là , di Stojakovic, Brad Miller e Cuttino Mobley. La battuta di Shaq sulla rivalità con Sacramento è un modo come un altro per farci capire gli unici reduci della serie che infiammò i playoffs 2002 al momento sono Bibby e il tiratore serbo.
E' difficile prevedere il futuro a breve termine di questa squadra che, solo ora, potrà cominciare ad allenarsi e assemblare il nuovo personale. La dirigenza stessa dev'essere conscia d'aver sacrificato il futuro immediato: difficile trovare coesione e familiarità in un mese, ai ritmi della stagione regolare.
Più facile intravedere le caratteristiche di un gruppo più articolato che offre possibilità diverse al suo allenatore: "Si tratta solo - ha detto Rick Adelman dopo la partita contro Miami - di metterci a lavorare e conoscerci. Sappiamo che ci vuole del tempo. Ma possiamo migliorare molto."
Contro gli Heat, sconfitta 104-83, non ce n'è stata. "Abbiamo giocato - ha spiegato il coach - con l'energia che avevamo." Sacramento, dopo esser ritornata sul 48-47 ad inizio terzo periodo, ha concesso a Miami il 56.4% dal campo. Non solo: in una gara in cui Shaq è stato normale gli uomini di Van Gundy hanno segnato 40 (a 22) punti in area.
L'impressione è quella di una front line di ottimi giocatori che giocano tutti sotto il ferro. Ne ha approfittato Dwight Howard che ha segnato 20 punti con 16 rimbalzi. Orlando ha vinto quella partita 114-111. Stojakovich ha avuto la tripla per pareggiare allo scadere, dopo che Sacramento aveva concesso 67 punti nel primo tempo. "Non possiamo pretendere di migliorare come squadra - ha detto Adelman - se ogni giocatore, come singolo, non mette più impegno in quello che fa."
In assenza di Miller e Songaila, Brian Skinner è partito titolare, segnando 15 punti con 16 rimbalzi, ma dimostrando di essere più adatto a fare a sportellate in post basso che a fermare avversari in grado di saltare più volte nei pressi del canestro. Alcuni dubbi vengono anche dopo la vittoria 100-85 con Detroit, la miglior prestazione degli ultimi tempi.
I Pistons hanno giocato a corrente alternata, Sacramento ne ha approfittato. Darius Songaila, 14 punti con 7 su 9, Kenny Thomas, 19 punti e 10 rimbalzi, e Skinner, 12 punti con 12 rimbalzi, sono stati decisiva in una serata da 11 su 32 al tiro per Bibby e Stojakovich. Nella realtà questi giocatori hanno dimostrato di avere un affidabile tiro frontale fra i quattro e i sei metri. Ma sotto il canestro, al di là di qualche episodio, i due Wallace, con atteggiamento polemico nei confronti della loro panchina, hanno chiaramente oscurato ogni orizzonte ai lunghi dei Kings nei momenti in cui si sono impegnati.
Di certo la qualità del gioco migliorerà . Succederà a breve con il rientro di Brad Miller nella decisiva posizione del gomito, dalla quale l'attacco continua a partire. E in maniera più evidente quando, sulle improvvisazioni in palleggio di Bibby, i compagni avranno capito meglio dove mettersi per sfruttare gli scarichi. "Siamo una squadra di tiratori perimetrali", ha detto Adelman.
Anche perché, aggiungiamo noi, la gran parte della pallacanestro offensiva di Stojakovich arriva fra i 4 e i 6 metri. Mike Bibby e Maurice Evans, seppur con diverse caratteristiche, sono i giocatori che attaccano maggiormente il canestro. Non solo: l'ex Arizona è chiaramente il leader del gruppo. Non Stojakovich.
"Mi sto sforzando - ha spiegato l'ex Vancouver - di farmi sentire sia in campo che fuori." Nella metà campo offensiva, seppur meno appariscente, Bibby non è molto lontano dall'osannato Steve Nash e ha già dimostrato di essere il "go-to-guy" naturale di questa squadra. In difesa però fatica a contenere le penetrazioni. Un cocktail di un play in difficoltà sul perimetro e di giocatori che, sotto il canestro, non danno grande intimidazione, può essere indigesto.
Gli 85 punti segnati da Detroit sono il minimo concesso a un'avversaria dagli 84 punti lasciati a Minnesota il 30 gennaio. Detroit ha tirato col 39.1% dal campo, ma era al termine di un estenuante viaggio a ovest, reduce dalle sconfitte di Phoenix e Seattle. "Abbiamo battuto i campioni del mondo di Detroit - ha affermato un raggiante Gavin Maloof - senza due titolari con una grande prova di intensità , contestando tutti i tiri e andando a rimbalzo."
Per ora va bene così. Ma attendiamo la squadra a più probanti verifiche.