Un uomo solo al comando: The Diesel !
Facciamo un passo indietro nel tempo, esattamente di un anno, quando il Commissioner David Stern annuncia che le division NBA passano da 4 a 6. Appena si viene a conoscenza della nuova composizione delle division 3 cose balzano subito all'occhio:
1) Povera New Orleans" a est poteva dire la sua, ma a Ovest e per di più nella durissima Southwest division è condannata a morte certa(cosa poi puntualmente verificatasi")
2) La crema dell'Est è tutta nella Central Division (e anche questa si è poi puntualmente verificata")
3) La Southeast Division purtroppo dovrà dare per forza una squadra ai playoff, e avrà pure la testa di serie numero 3! Che ingiustizia, magari resta fuori una squadra come Chicago e New Jersey per far posto a una della Division più derelitta della Lega"
E qui ci si è sbagliati, e di grosso anche!
Certamente queste considerazioni avevano una base: questa division comprendeva le squadre con i peggiori record della scorsa stagione, vale a dire Washington, Orlando e Atlanta; la new entry Charlotte che per questo motivo e per la scelta di non puntare su grossi nomi dall'altrettanto grosso salario ed età nell'expansion draft (erano disponibili Houston e Walker, tanto per citarne due") e un'unica piacevole sorpresa della scorsa stagione, ovvero i Miami Heat di Odom, Butler e di un Rookie scelto alla 5 poco pubblicizzato ma che dimostrerà quanto il pick n.5 non gli abbia reso giustizia, Dwyane Wade.
Ma l'estate ha sconvolto totalmente queste previsioni e ha cambiato le carte in tavola.
Orlando ha sì dato via una delle tre migliori guardie dell'NBA, Tracy McGrady, ma se lo è fatto pagare profumatamente ottenendo in pratica mezzo quintetto con Francis, Mobley e Cato. Aggiungiamoci poi la firma di un Free Agent in cerca di rivincite come il Justin Timberlake del Bosforo, meglio noto come Hedo Turkoglu ed un draft ottimo dal quale sono arrivati un liceale affamato di rimbalzi come Dwight Howard e un produttore di punti dalla panca come Jameer Nelson.
Mescolate bene con un Grant Hill finalmente recuperato sul serio ed ecco a voi serviti i nuovi Orlando Magic, non più la squadra materasso della Lega ma formazione capace di togliersi parecchie soddisfazioni e a meno di crolli imprevisti nel finale di qualificarsi ai Playoffs in carrozza.
A Miami è sbarcato Most Dominant Ever, scusate se è poco. Poco importa se per contare sui suoi servigi la franchigia della Florida ha dovuto smembrare la bella squadra faticosamente costruita lo scorso anno: via Odom, Brian Grant e Caron Butler, dentro Shaqzilla e pedalare.
All'inizio desta non pochi dubbi la scelta di puntare tutto sulla combo Wade-Shaq e un manipolo di tiratori dalla media e dalla lunga distanza come Doleac, Laettner, Damon ed Eddie Jones, dubbi che verranno spazzati dai fatti.
Washington invece decide di scambiare il suo miglior realizzatore ma mai integratosi sul serio nella capitale, Stackhouse, per ottenere un lungo atipico come Jamison che a Est può dire la sua. Si ricrea un trio già visto a Golden State con Arenas e Hughes, ma con risultati che nella Baia hanno solo intravisto.
Charlotte invece riusciva a pescare al Draft la pietra angolare su cui costruire il proprio futuro: Emeka Okafor, grosso e arcigno centro forse un po' basso ma animale da rimbalzo.
Dall'expansion draft arriva gente in cerca di riscatto come Jason Hart, Brevin Knight e Primoz Brezec che in un sistema come quello dei Bobcats si esprimono al meglio, a livelli mai raggiunti prima.
In Georgia nella stagione 2004 si è puntato dritti alla Lottery sperando di poter pescare l'idolo locale Dwight Howard, ma la Dea bendata ha deciso che "questo matrimonio non s'ha da fare" e allora si è ripiegato su Josh Childress, filiforme tuttofare da Stanford e su un'esplosiva ala tutto atletismo come Josh Smith.
Il G.M. poi non è stato con le mani in mano durante il mercato ed è riuscito a portarsi in casa Antoine Walker e il talentuoso Al Harrington in luogo rispettivamente di Jason Terry e Stephen Jackson.Una squadra nuova di zecca che sulla carta avrebbe dovuto dire la sua.
Ai nastri di partenza della stagione 2004-2005 dunque la Southeast Division si mostrava come più interessante del previsto e i fatti hanno confermato le parole.
Come da pronostico la parte del leone la sta facendo Miami: finora negli incontri con le squadre della propria conference non ha mai perso(11-0) e comanda autorevolmente la Division e la Conference. Il motivo non pesa 165 kg ma solo 95: Big Aristotele ha dato il suo contributo notevole ma il salto di qualità di Dwyane Wade è stao decisivo, è stato l'elemento che ha fatto scattare la reazione di esplosione in Florida. Sono sempre di più coloro che lo preferiscono a Carmelo Anthony, sta prendendo sempre più per mano i suoi Heat e insieme a Shaq l'ha condotta a essere considerata una seria contender per il titolo.
Da non sottovalutare l'importante apporto nel sistema di Miami di un tiratore puro come Damon Jones e di Eddie Jones, che finora veniva pagato uno sproposito per deludere puntualmente,il ruolo di terzo violino gli calza a pennello. Udonis Haslem era partito benissimo a inizio stagione per poi calare alla distanza ma ha mostrato grandi miglioramenti.
Ed eccoci a Shaq: da solo terrorizza i lunghi avversari, ha dei piedi da ballerino per quella stazza ma ha un'arma in più rispetto agli altri anni, una determinazione feroce di vincere il titolo senza Kobe. Ha poi una capacità incredibile di migliorare i compagni, basta chiedere ad Haslem e Wade per informazioni.
Un aneddoto sintetizza meglio di tutto il concetto appena espresso: racconta Haslem che il primo giorno di allenamento Godzilla era intento a spiegare dove e come desiderava ricevere la palla: "Vedete, se ricevo qui voi dovete farvi trovare pronti lì perché così se la difesa non raddoppia con la mia potenza sono 2 punti facili e voi avrete realizzato un assist, se sbaglio sarete in buona posizione per prendere un rimbalzo. Se la difesa raddoppia io ve la scarico e per voi sono 2 punti facili. Così le vostre statistiche saliranno e quando dovrete rinegoziare i vostri contratti potrete battere cassa."
Inimitabile Shaq"
Anche sul mercato la dirigenza Heat si è mossa bene portando tanti tiratori,tra cui un cavallo di ritorno come Steve Smith che anche verso la quarantina qualche minuto di qualità lo garantisce sempre e ha nelle ultime ore rifirmato un altro grande ex, Alonzo Mourning come backup di Shaq.
Costruiti per vincere"
Orlando invece a inizio stagione sembrava avere più rebus da risolvere di un numero della "Settimana Enigmistica": Francis saprà adattarsi o vorrà essere ceduto?
Dwight Howard alla 1 è stata la scelta giusta visto che si poteva avere il più pronto Okafor?
Saprà l'inesperto Davis trovare subito la giusta chimica di una squadra rinnovata per 9/12?
Steve&Cuttino, due che a Houston non passavano la palla nemmeno sotto tortura,sapranno coinvolgere i compagni?
Ma soprattutto: Grant Hill è tornato per davvero?
A tutti questi dubbi la risposta è stata:
SÃŒ! Stevie Wonder ha saputo prendere per mano gli orfani di T-Mac nei momenti chiave insieme al recuperatissimo Grant Hill,che ha scritto una delle favole più belle degli ultimi anni e ha avuto come dimostrazione d'affetto la partenza in quintetto all'ASG di Denver.
Dwight Howard ha mostrato grandi potenzialità oltre a un contributo tangibile di quasi 9 Rodman a partita. Al momento Okafor gli è superiore ma negli anni a venire chissà "
Coach Johnny Davis invece è riuscito a miscelare subito un roster pieno di talento ma completamente rinnovato rispetto alla scorsa fallimentare stagione e di qualità anche in panchina,ritagliando per Hedo Turkoglu un ruolo di sesto uomo di lusso insieme al positivo Jameer Nelson.
Steve&Cuttino quel poco che hanno giocato insieme lo hanno fatto bene, poi The Cat è stato ceduto a Sacramento per il non più giovanissimo specialista difensivo Christie (in grado di far male comunque sugli scarichi) ed è stato così risolto il problema alla radice.
Uno scambio che si fa fatica a capire in ogni caso. Il G.M. Weisbrod ha spiegato che Mobley il prossimo anno avrebbe chiesto uno sproposito per rimanere e quindi si è preferito cederlo per non rimanere il prossimo anno con un pugno di mosche ma francamente si poteva ottenere di meglio"
In ogni caso: applausi"
A Washington invece""Come si fa a non essere ottimisti!"direbbe Tonino Guerra.
Finalmente una squadra quadrata, che fa divertire e che soprattutto vince.
Artefici principali sono stati il trio delle meraviglie Arenas-Hughes-Jamison. Il backcourt in particolare si sta rivelando uno dei più forti della lega:Hughes e Arenas stanno mettendo insieme numeri paurosi, in particolare Gilberto perde meno palloni rispetto al recente passato e sta viaggiando a colpi di trentelli e si è guadagnato la convocazione all'ASG mentre Hughes ha dimostrato di essere non solo un ottimo realizzatore ma anche un eccellente difensore issandosi al comando della graduatoria delle palle rubate.
Jamison sfrutta la sua condizione di ala atipica e sta anche lui mettendo insieme discreti numerelli, la panchina poi offre un Juan Dixon capace di fornire tanti punti in pochi minuti e l'unica nota lieta della scorsa stagione, Jarvis Hayes, che sembra comunque soffrire di questa condizione da pino.
Se Kwame Brown, di recente tornato sul parquet, e Haywood mettessero a frutto un po' più spesso quanto Madre Natura gli ha dato questi sarebbero capaci di tutto, anche se obiettivamente per raggiungere la finale non sembrano comunque attrezzati"
Menzione d'onore per il coach Eddie Jordan, finora sempre capitato in franchigie perdenti, capace di far capire ad Arenas e Hughes che il pallone può anche essere passato ottenendo così i risultati migliori per il bene della squadra.
Mina vagante"
Charlotte era partita come la vittima sacrificale dell'NBA,con l'obiettivo di far crescere i giovani in roster. Scopo raggiunto si direbbe visto che Okafor è ormai considerato uno dei migliori centri della Lega,si migliorasse anche un po'nella fase offensiva sarebbe perfetto.
Da sottolineare anche la stagione di Jason Hart e Brevin Knight che stanno vivendo una buonissima stagione in un sistema che favorisce evidentemente i play. Non inganni il record non eccezionale: un po' è dovuto all'inesperienza e un po' alla sfortuna nei momenti caldi. Si sono rivelati per tutti avversari più duri del previsto e il prossimo anno possono solo migliorare,magari firmando qualche FA importante visto il tantissimo spazio salariale.
Ossi duri"
Ancora dura la vita invece in Georgia. Non è il talento che manca ad Atlanta con gente come Al Harrington e Antoine Walker, poi ceduto a Boston oltre ai due Josh Smith e Childress, ma la testa.
Al Harrington aveva lasciato vedere a Indiana lampi purissimi di classe che si pensava si confermassero in una squadra come Atlanta pronta a dargli minuti e spazio. Non che Al stia giocando male (16+7 di media) ma ci si aspettava un po' di più, chiaramente non alla voce "Palle perse" dove invece sono troppe.
Walker poi è stato ceduto per niente praticamente visto che Payton ha fatto capire chiaro e tondo di non voler indossare la canotta degli Hawks, ma quel poco che è stato in campo ha dato grandi numeri e poco altro, vista la grande confidenza con i turnover e i molti tiri tentati da distanze siderali.
Ed eccoci alle note liete:gli infortuni di Josh Smith e di Al Harrington hanno portato alla ribalta Josh Childress, fino agli infortuni di cui sopra abbastanza deludente. Si è dimostrato come tuttofare imprescindibile per questi Hawks, capace di mettere lo zampino sia in fase realizzativa sia sotto le tabelle e guadagnandosi il posto staile in quintetto.
Josh Smith invece è limitato da un tiro non letale ma ha più elettricità in corpo di un filo dell'alta tensione. Salta e stoppa che è un piacere, ma ancora non ha sviluppato un tiro affidabile da lunga e media distanza. Dovesse aggiungere questa arma al suo arsenale diventerebbe automaticamente uno delle migliori ali piccole della conference.Attenti comunque a questi due,che in un futuro neanche troppo remoto potrebbero diventare il nucleo portante degli Hawks.
Nonostante i due rookie: delusione"