Lavori in corso

Michael Sweetney ha finalmente trovato posto nello starting five

Alla vigilia della trading deadline, i quotidiani nelle edicole erano ancora caldi ed il NY Post titolava: "Non aspettatevi mosse", quando la notizia che Isaiah Thomas aveva perfezionato due trades fece il giro dei siti web. Mai troppa sicurezza della carta stampata si è rivelata mal riposta e francamente c'era da aspettarselo quando si parla di Zeke. Il general manager, infatti, esattamente come un anno fa, si è mosso eccome.

Ricapitoliamo i fatti. I Knicks hanno ceduto agli Spurs Nazr Mohammed e Jamison Brewer per Malik Rose ed una prima scelta (pick appartenente ai Suns). Contemporaneamente, hanno spedito Vin Baker e Mookie Norris ai Rockets in cambio di Maurice Taylor più una prima scelta da utilizzarsi nel 2006.

Facile il calcolo economico/tecnico: New York si è messa in casa altri 25 milioni di dollari, cedendo l'unico centro in roster e tre giocatori che erano fuori dalla rotazione fin dall'inizio della stagione per due ali forti (di cui una ampiamente sottodimensionata, Rose).

Prematuro a nostro avviso giudicare in maniera netta e definitiva quello che Thomas ha fatto, tuttavia sono già  piovute più critiche che elogi. C'è chi ha accusato il GM di aver ancora di più ingolfato il cap; chi gli ha rinfacciato di aver ceduto l'unico pivot, merce rara nella Lega, per di più andando a rinforzare l'unico team che non necessitava di certo di favori del genere; chi lo ha sbertucciato perché i picks ricevuti saranno a fine primo giro, praticamente delle seconde scelte.

Zeke, invece, è comprensibilmente soddisfatto: "Siamo in lavori in corso. Non credevo di aver la possibilità  di scambiare Nazr per due prime scelte e mi piacciono i giocatori che ho ricevuto in cambio. Dobbiamo rifondare e provare a prendere giovani atletici: questo lo si fa con il draft. Nei prossimi due anni avremo così quattro prime scelte (due ricevute e due proprie, ndr). Mohammed ha fatto un grande lavoro, ma non è un centro vero e noi abbiamo bisogno di migliorare in quella posizione, non continuare ad opporre ali forti a dei centri, fino a trovare un uomo dominante nella zona pitturata, alla Shaq per intenderci. Oggi, inoltre, abbiamo migliorato il nostro team: non avremo incrementato i centimetri, ma ora abbiamo gente che può giocare".

A margine, il Daily News (testata comunque da prendere con le molle quando si parla di presunti scoop), ha pure scritto di una trade tentata all'ultimo minuto, con Kurt Thomas spedito a Cleveland in cambio di Drew Gooden e Ira Newble, in nome appunto di gioventù ed atletismo. I Cavs, però pare che abbiano declinato per via del contratto di Thomas.

Il GM, dunque, giudica positivo il fatto di avere quattro prime scelte in due anni, di cui due sicuramente a fine primo giro (Phoenix e San Antonio, viste le rispettive stagioni, faranno parecchia strada nei playoffs), così come l'aver inserito nel roster due panchinari di valore al posto di tre giocatori che non calcavano praticamente mai il parquet. L'unico vero scotto pagato è stato la cessione di Mohammed, ma ultimamente l'ex-Hawk stava giocando maluccio, sempre alle prese con problemi fisici e di falli, e in ogni caso anche lui non era di certo un centro fisicamente dominante.

Detto che il mercato dei Knicks si farà  in estate, quando i contrattoni di Tim Thomas e Penny Hardaway entreranno nell'ultimo anno, i quattro pick aprono diversi scenari. In primis, si potranno cedere i contratti in scadenza e tenersi le scelte (di cui una, la propria di quest'anno, si preannuncia alta, intorno alla cinque se si avrà  l'accortezza di perdere più partite possibili), fidandosi del fiuto per il talento che Thomas ha dimostrato di avere in questi anni, non ultima la scelta alla 44ma posizione di Trevor Ariza, ma prima di lui abbiamo gli esempi McGrady, Tinsley ed Harrington, tanto per citare il più noti nelle passate esperienze di Toronto ed Indiana.

Alternativamente, si potranno aggiungere ai contratti, le scelte, andando così a caccia di una superstar presso una franchigia che magari inizia una smobilitazione, come potrebbe essere per esempio Minnesota se le cose dovessero di nuovo andare male ai Wolves.

In mezzo altre possibilità : cedere i pick come indennizzo per qualche coach sotto contratto come Larry Brown, strada seguita da Houston per arrivare a Jeff Van Gundy quando l'allenatore aveva rassegnato le dimissioni ma era ancora sotto contratto con i Knicks, o ancora cercare di scalare il draft per arrivare ad una delle prime tre scelte. Reduce da dieci giorni di scouting in giro per l'europa, poi, non è detto che Isaiah non abbia scoperto qualche giovane talento e che sia sicuro che non sarà  scelto se non da lui a fine primo giro.

La maggior parte dei tifosi è tuttavia sul piede di guerra. Ci si chiede soprattutto perché Vince Carter, Chris Webber e Baron Davis hanno cambiato casacca praticamente per nulla in cambio, mentre New York non ha portato a casa nessuno di questi tre.

Onestamente, su questo ci schieriamo apertamente e fin da subito a fianco di Thomas. I Knicks non potevano correre altri rischi con infortunati più o meno cronici. Vi immaginate i 63 milioni di dollari in tre anni di Webber, che sta giocando su una gamba sola da un anno, in borghese e a fianco degli altri bigliettoni elargiti ad Allan Houston, altro spettatore non pagante ma anzi retribuito?

Le rispettive franchigie hanno fatto sui tre giocatori sopra elencati una scommessa che i Knicks, ripetiamo, non potevano permettersi di correre. Il fatto che poi le uniche superstar che si sono mosse prima della deadline siano tutte non in salute, vuol dire già  di per se molto su come si ricostruisca in NBA, oggi, ed in questo Zeke, lette le dichiarazioni, non ha tutti i torti.

New York si è pure mossa alla ricerca di giovani talenti all'interno delle leghe minori, come in altri report avevamo auspicato. E' stato infatti messo sotto contratto il 19enne Jackie Butler, centro di 6'10'' impredicato di andare al college a Tennessee (lo stesso di Allan Houston) ma, consigliato da un agente, si era invece presentato allo scorso draft, dove nessuno lo aveva chiamato. Licenziato l'agente ed andato in CBA, stava viaggiando a 18 punti e quasi 11 rimbalzi. Nessun decadale per lui ma subito firma fino a fine stagione.

Mark Aguirre, fedelissimo di Zeke che ha trasformato Jermaine O'Neal in quello che è oggi dopo le vacche magre di Portland, ha indicato in Bulter la sua nuova sfida: "Corre bene, ha delle buone mani ed ama i contatti. Soprattutto quest'ultima cosa è quella che cercavamo e in più ha un bel gancio, con un buon tocco. Ovviamente è acerbo e ci sono delle cose che non conosce, ma il talento c'è. E' la mia nuova sfida, ma non dobbiamo mettergli pressione".

Altro giocatore firmato, questa volta però con un contratto da 10 giorni, è Jermaine Jackson, pure lui pescato dalla CBA dopo sfortunate esperienze nella NBA a Detroit, Toronto ed Atlanta. Play-guardia, coprirà  un eventuale buco nel settore piccoli.

Con la firma di Bulter, sembrano finiti i tempi in cui i giovani, Patrick Ewing a parte ma stiamo parlando del paleolitico, non erano neppure presi in considerazione nella Grande Mela. Ora non solo si scelgono al draft, ma si cercano pure giovani altrove. Una svolta che oseremmo definire "epocale" nella città  del "tutto-e-subito", in cui si vogliono giocatori fatti e finiti che ti dovrebbero far vincere immediatamente. L'NBA è cambiata e questa teoria, nella maggior parte dei casi, è ormai obsoleta.

Vista l'uscita di scena di Mohammed, si è aperto un buco in quintetto, colmato da Michael Sweetney con lo spostamento di Kurt Thomas nello spot di centro. Finalmente l'ex-georgetown potrà  essere valorizzato e valutato in chiave futura, così da poter definitivamente dire se i centimetri che gli mancano sono compensati da altre qualità  che lo rendono determinante ad alti livelli.

L'onda lunga di una trade che a livelli di risultati non avrebbe dovuto portare vantaggi immediati sul campo ha invece prodotto risultati insperati, anche se accolti con scetticismo più che giustificato da chi si aspetta più sconfitte possibili in vista lotteria.

Tre vittorie nelle altrettante gare disputate dopo la trading deadline.

La prima, contro Philadelphia, per 113-101 con le squadre ridotte a otto giocatori attivi, il minimo per poter scendere in campo secondo le regole NBA. Tutto il quintetto dei Knicks finisce in doppia cifra, dove decisivi sono i due Thomas: Tim chiude con 27 punti, Kurt ocn 21 punti (10/11 dal campo!) e 12 rimbalzi. Il punteggio è altalenante per tre quarti, con i 76ers anche a +10, ma poi nel finale Tim fa 3/3 da oltre l'arco dei tre punti e Kurt fa 6/6.

La prova del Thomas con la maglia numero 5 è di quelle che te lo fanno odiare ancora di più: devastante in avvicinamento a canestro e pure da fuori, sono queste le prestazioni che ci fanno scrivere che il vero "colpevole" delle disgrazie newyorkesi è lui, dato che di talento per dominare ne avrebbe fin troppo. Se investi su uno così e non esplode per l'ennesima volta, è chiaro che il buco nella posizione in cui gioca diventa una voragine.

Ariza, scatenato dalla panchina, è autore di due identiche "monster action": stoppata in difesa e volata dall'altra parte dove conclude di persona. Un'elettricità  che al Garden mancava da quando un certo Latrell Sprewell calcava questo proscenio.

Nella successiva partita finalmente New York fa vedere intravedere miglioramenti in difesa: 90-79 contro Indiana, priva di Jamal Tinsley e Jeff Foster. Pochissimi minuti per i due nuovi arrivati, ma Rose in 9' fa tempo a tirare giù 8 rimbalzi di cui 4 offensivi: "Ero un po' nervoso e non volevo commettere troppi errori davanti ai miei nuovi tifosi" dirà  alla fine l'ex beniamino non solo degli Spurs, uomo squadra se ce n'è uno, ma anche dell'intera città  di San Antonio.

E' ancora Kurt Thomas a dominare grazie a fantastiche percentuali al tiro (Shaq lo ha definito "il miglior jump shot dai 5 metri di un lungo, oggi") e New York entra nell'ultimo quarto avanti di 13, amministrando per una volta in maniera oculata.

Arriva pure la vittoria consecutiva numero tre, migliore striscia stagionale eguagliata: 117-115 contro i Lakers dopo un supplementare. Questa volta i Knicks lapidano, come da abitudine, 10 punti in 48 secondi. Poi nel supplementare è Los Angeles ad avere un black out realizzativo per 2:45 e New York "deve" vincere.

Altra gara maledetta di Tim Thomas: 35 punti e rimpianti a quota mille. Career-high di Sweetney, 19 punti a cui aggiunge 12 rimbalzi ed i problemi di falli palesati in troppe occasioni sembrano ultimamente superati. Anche Kurt in doppia doppia, mentre brutte le percentuali al tiro di Jamal Crawford e Stephon Marbury, ma quando la front line gioca così, si ci può anche prendere una pausa.

Ora però basta, si deve perdere a più non posso. Nonostante questa striscia vincente, si resta ultimi nell'Atlantic Division a 5 vittorie da Boston, è inutile cercare l'aggancio con il risultato di non accedere comunque in post season riducendo contemporaneamente le palline nell'urna delle lotterie. Anche in caso di Playoffs, poi, la strada sarebbe troppo corta e l'anno prossimo si sarebbe da capo.

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