Coraggio Allen, sono in arrivo rinforzi…
Tante cose sono successe nella Philadelphia cestistica in queste ultime due settimane, cose che, alcune certamente nel bene e magari altre nel male, rimarranno indelebilmente scritte nella storia della Città dell' Amore Fraterno.
Andiamo in ordine cronologico: il 12 febbraio Allen Iverson è stato protagonista di una magistrale prestazione, segnando 60 punti (17 su 36 al tiro, 24 su 27 dalla lunetta, 6 assists, 5 recuperi e 1 stoppata), suo massimo in carriera e massimo stagionale per la Nba, nella vittoria dei Sixers 112 a 99 sui Magic.
Dopo la vittoria casalinga a fil di sirena sui New York Knicks il 14 febbraio, 106 a 105 all' ultimo secondo, con un canestro da sotto di Marc Jackson, imbeccato da un Iverson (38 punti e 10 assists) rigorosamente triplicato, e la sconfitta, sempre al Wachovia Center, subìta da parte dei campioni in carica dei Detroit Pistons, un netto 75 a 93 con un esito finale della gara mai in discussione e con una scialba prova offensiva dei Sixers, si è arrivati alla riflessiva pausa per l' All Star Game. Le voci che riguardavano i Sixers erano molteplici, soprattutto su Samuel Dalembert, mai completamente apprezzato da O' Brien e sempre inserito in potenziali trades.
Si era addirittura (erroneamente) parlato di uno scambio che coinvolgeva Allen Iverson, che secondo alcune voci di corridoio era stanco della poca competitività dei Sixers e dello stallo del roster in parziale ricostruzione (non mi sembrava comunque che la cessione di Eric Snow, unico movimento di mercato degno di nota nella estate scorsa, potesse essere considerata “ricostruzione”).
Niente di vero, tutto il polverone mediatico è nato semplicemente per alcune esternazioni “poco amichevoli” fatte da The Answer a riguardo della presenza agli allenamenti di Chris Ford, allenatore ad interim la scorsa stagione dei bianco-rosso-blu (e ora scout dei Sixers), e che non ha esattamente avuto un rapporto idilliaco con Iverson.
Quindi sono fioccate le conferenze stampa di spiegazione, dove The Answer ha ribadito il suo amore per i Sixers, per i tifosi e per la città . Un pezzo dei Sixers va a Denver per l' All Star Weekend, bene si comportano Andre Iguodala e Kyle Korver (7 su 10 da 3 punti) nel Rookie Challenge, e lo stesso Korver sfiora la vittoria nella finale della Gara di tiro da Tre, battuto di un punto all' ultimo canestro da Quentin Richardson, mentre nella All Star Game della domenica, quella dei “grandi”, The Answer conquista il suo secondo titolo di Most Valuable Player, bissando il trofeo vinto nel 2001 a Washington, dopo una entusiasmante rimonta di cui fu assoluto protagonista insieme a Stephon Marbury.
La vittoria di quest' anno di The Answer è stata meno strabiliante (in una partita già di per sè meno strabiliante), è venuta grazie all' equilibrio di gioco, alla continuità e alla concretezza (10 assists) soprattutto in regia. Al momento della consegna del premio The Answer ha ringraziato i suoi compagni di squadra e il suo coach di Philly, segnale forte di una forte volontà di Iverson di essere con i Sixers nel futuro.
Si arriva stancamente al giorno prima della chiusura del mercato, e nessun accordo tra nessuna delle 30 squadre è stato siglato. All' improvviso, un fulmine a ciel sereno squarcia l' orizzonte: è ufficiale, Billy King dà l' annuncio: i Sixers hanno ceduto ai Sacramento Kings Brian Skinner, Corliss Williamson e Kenny Thomas, in cambio di Matt Barnes, Michael Bradley e….. Chris Webber.
La persona che mi ha dato la notizia (un “noto” giornalista cestistico italiano) si è sentita stringere fortissimo il braccio dalla mia mano, chiusa e stretta dalla esaltazione creata da questa notizia. Ho spesso criticato i movimenti di mercato e la attitudine generale di Billy King (Larry Hughes, Raja Bell, Kedrik Brown, Matt Harpring e Greg Buckner docet), ma questa volta devo dire che ha agito in maniera perfetta.
E' riuscito a salvaguardare il patrimonio giovane dei Sixers, riuscendo a non intaccare il blocco giocatori prospetti come Kyle Korver, Samuel Dalembert, Willie Green e ovviamente Andre Iguodala, e soprattutto è riuscito a tenere buono The Answer portando in maglia Sixers un All Star, con una voglia di vincere pari a quella di Iverson.
Ciliegina sulla torta, venuta poche ore dopo la operazione-Webber, è stata la cessione agli Hornets di Glenn Robinson in cambio di Jamal Mashburn e di Rodney Rogers. Niente di speciale, perchè anche Mashburn è fisicamente ai minimi termini, ma almeno è stato risolto (a malincuore per me, considero Big Dog uno dei più grandi talenti ancora oggi in circolazione) il lodo-Robinson, acquisendo un giocatore di peso fisico e di esperienza come Rogers, anche se la sua caratteristica principale è il tiro da tre.
Ci siamo, il momento è arrivato. Non ci sono più scappatoie, scusanti o attenuanti. In questa stagione, e perlomeno nella prossima, i Sixers devono puntare al titolo, le carte in regola ce le hanno tutte. Scrivo volutamente questo Report prima che i nuovi Sixers mettano piede in campo, per fare una analisi puramente teorica e a tavolino, analizzando le premesse senza vedere nulla di giocato, proprio come ha fatto Billy King.
Giovani in crescita talentuosi offensivamente e difensivamente, e due stelle di prima grandezza che hanno ancora un paio di anni ad altissimo livello da spendere (forse Iverson anche di più).
Qui però, allo stesso tempo possono cominciare anche i problemi e le incognite: può Chris Webber coesistere con Allen Iverson? Riuscirà Jim O' Brien a gestire bene le due stelle? Quanto influiranno gli infortuni cronici di C-Web sul suo rendimento?
Chi vivrà vedrà , al momento c' è un grandissimo entusiasmo per le potenzialità di questi nuovi Sixers, magari un pò leggerini in zona pitturata, ma con un Iverson al suo massimo in carriera in fatto di assists, e con un nuovo compagno di “talento” al quale destinare i suoi passaggi, senza dimenticare la propria vena realizzativa.
La panchina è bene o male rimpinguata da Rodney Rogers e da Matt Barnes (per Michale Bradley si preannuncia un ruolo di ultimo-penultimo uomo o injured-list), anche se rimane un pochino corta, a meno che non arrivi il momento di Jamal Mashburn, storicamente però poco propenso ad accettare ruoli di secondo piano.
Insomma, sulla carta tutto è possibile, sia una esaltante presenza in post season sia anche un fallimento. Solo il campo parlerà per Philadelphia, nel bene e nel male.