Duncan contro il suo acerrimo rivale: Shaq !
L'All Stars Game di Denver è in archivio, come pure la prima metà di stagione.
Come previsto, una delle squadre più forti di tutta la lega sono risultati i San Antonio Spurs, che hanno confermato il ruolo di favoriti per la vittoria finale ed hanno superato da poco i sorprendenti Suns nella detenzione del miglior record stagionale, fatto ha permesso a Greg Popovich di sedere sulla panchina della Western Conference.
Insieme a lui, come sempre da titolare, è sceso in campo l'uomo che ha cambiato i destini della franchigia nero argento.
Tim Duncan, caraibico di St. Croix, deve la sua passione per il basket ad un"tornado. Nuotatore di eccellenti qualità , si ritrovò un bel giorno con la piscina distrutta da uno dei consueti uragani che si manifestano nella zona, e decise di avventurarsi alla scoperta della palla arancione. La sua bravura nel nuovo gioco, supportata da un'intelligenza e da una velocità di apprendimento fuori dal comune lo portò negli States alla corte di coach Odom in quel di Wake Forest, dove in quattro anni diventò il prospetto numero uno ambito da qualsiasi squadra professionista.
Il draft del 1997 vide i San Antonio Spurs possessori della prima scelta assoluta, e nonostante le asfissianti richieste di Rick Pitino (che offrì tutti i Celtics in cambio di quella prima scelta) i texani decisero di fare di Duncan l'elemento di ricostruzione della squadra. Dopo il pessimo record della stagione 96/97, a causa soprattutto dell'infortunio che aveva tolto di scena David Robinson, gli Spurs tornarono subito ai playoffs nel campionato successivo e Duncan venne chiamato per la partita delle stelle di New York ed eletto rookie dell'anno in virtù di ottime statistiche quali 21 punti di media, quasi 12 rimbalzi e 2.5 stoppate ad uscita.
La combinazione con Robinson portò alla formazione delle Twin Towers, con i quali gli Spurs vinsero due titoli, nel 1999 e nel 2003; quest'ultimo coincise con il ritiro dell'Ammiraglio.
Oltre ai due titoli, Duncan ha collezionò due premi di Mvp delle finali nonché due trofei di Mvp in due anni consecutivi nelle stagioni 2001/2002 e 2002/2003, oltre a sette partecipazioni all'All Stars Game, manifestazione del quale venne votato miglior giocatore nel 2000 ad Oakland assieme a Shaq.
Conosciuto per la sua nota calma, per la sua espressione sempre uguale, sia che si vinca, sia che si perda, sia che segni l'ultimo tiro della partita, Tim è un amante degli scherzi e dei giochetti mentali a cui sottopone di tanto in tanto qualche giornalista. Memorabile la volta in cui, descrivendo l'efficacia del suo classico tiro in sospensione contro il tabellone, ha dichiarato di averlo imparato esclusivamente allenandosi con la Playstation…
Per capire l'impatto dato dal giocatore alla sua franchigia, basti pensare che San Antonio è la squadra che ha conseguito il maggior numero di vittorie dal 1997 ad oggi (strana coincidenza, no?) e che Duncan è il giocatore che dal suo esordio è colui che ha registrato il maggior numero di doppie doppie grazie alla sua costanza nel segnare e nell'andare a rimbalzo. Oltre a questo, è il secondo giocatore della storia ad essere nominato nel quintetto ideale ed in quello difensivo della Nba in ciascuna delle sue prime sette stagioni disputate.
Quest'anno Popovich lo sta utilizzando per 35 minuti ad incontro, che rappresenta la media più bassa della carriera del giocatore, perché si rende conto del fatto che il suo asso ha risentito dei quasi due anni di attività ininterrotta con tornei preolimpici ed olimpiadi vere e proprie a togliergli ulteriori energie fisiche e mentali. La scelta del coach è stata dunque quella di farlo giocare esclusivamente quando necessario, e nei match già acquisiti Tim può arrivare a giocare anche soli 25-30 minuti senza dover restare in campo inutilmente ad incontro abbondantemente archiviato.
Grazie al supporting cast di cui dispongono gli Spurs, con Ginobili a sostituirlo quando serve come opzione primaria di squadra, Duncan si è potuto permettere anche partite sotto tono e periodi altalenanti se si considerano le medie punti mensili prese singolarmente, ma nel complesso la sua produzione abituale di carriera è stata mantenuta anche quest'anno in virtù di 21.2 punti a partita abbinati a 11.8 rimbalzi; si è inoltre confermato giocatore molto versatile e recentemente ha anche sfiorato la tripla doppia nella partita vinta contro i Nets, registrando 15 punti, 16 rimbalzi e 9 assist.
Il tallone d'Achille rimane sempre lo stesso, ossia i tiri liberi, la cui percentuale si è assestata sul 65.8% dopo il 59.9% dello scorso campionato, sua peggior prestazione di sempre in materia. La percentuale al tiro è scesa un battito di ciglio sotto il 50%, ma nè i compagni e nè il coach vedono questo come un problema, in quanto la cosa più importante per tutti è che Duncan sia sufficientemente fresco per il mese di maggio quando le partite contano davvero, approfittando del fatto che i Lakers versione Phil Jackson non ci sono più, nonché del ritiro appena annunciato da Karl Malone (ipotizzato agli Spurs prima del congedo), ovvero l'unico avversario che Duncan abbia veramente patito in questi anni.
Dopo la cocente eliminazione dello scorso anno ad opera soprattutto di quel tiro impossibile di Derek Fisher, gli Spurs sono tornati per vincere in questa stagione. La squadra sta viaggiando forte verso la postseason e finora hanno perso una sola partita al SBC Center, compilando la miglior prestazione della storia della franchigia prima della pausa All Star avendo già ottenuto 40 vittorie a fronte di sole 12 sconfitte.
Nonostante l'aumento di punti segnati registrato quest'anno in tutta la lega, quella di San Antonio resta la migliore difesa della Nba con 86.0 punti concessi a partita, ben undici in meno di quanti ne vengono segnati in attacco. Di recente gli Spurs hanno intrapreso il consueto viaggio annuale prolungato fuori da casa, a causa del rodeo in pieno svolgimento in città . Durante questa lunga trasferta, che di solito occupa 6-7 partite, la squadra ha sempre avuto trend positivi e quest'anno la storia non è cambiata, con un 4-2 di record parziale.
Merito di tutto questo, oltre che di Duncan, è riconducibile alla crescita esponenziale di Manu Ginobili (che sarà anche lui meritatamente di scena a Denver) nonché alla maturazione del suo grande amico Tony Parker, sempre più imprendibile nelle sue gite in penetrazione dell'area avversaria. Se si escludono tre sole partite, il trio Duncan -Ginobili – Parker ha messo la firma più pesante, visto che i tre sono risultati i migliori marcatori nel resto delle altre gare, con prestazioni superlative quali i 48 punti di Manu contro Phoenix o i 39 di Tim, massimo stagionale, contro i Sonics.
Ottimi supporti sono dati anche da Brent Barry, che ha finalmente ritrovato la precisione da dietro l'arco dei tre punti dopo un inizio disastroso, il solito Robert Horry, che quando accende la luce è uno dei giocatori più determinanti di sempre, e Devin Brown, prodotto locale messosi in evidenza già nello scorso campionato. Il quadro è completato dalla presenza di Malik Rose, mai nelle grazie del coach ma in grado di contribuire con punti e rimbalzi, e dal rookie Beno Udrih che produce 5.5 punti in 14 minuti di utilizzo.
Dunque, dopo la pausa di Denver, gli Spurs riprenderanno il loro cammino verso la posizione più alta della griglia della Western Conference, con il chiaro ed unico obbiettivo di arrivare in finale e vincere il titolo. Gli ostacoli saranno molteplici da superare, e più di qualche squadra potrebbe dar loro fastidio. Già si parla di una finale di conference ad alto voltaggio contro i Phoenix Suns, autori di una stagione superlativa grazie alla coppia Nash/Stoudemire, mentre nell'ipotetica serie finale gli Spurs potrebbero ritrovarsi davanti i campioni in carica di Detroit della ditta Wallace & Wallace oppure i Miami Heat, evento che provocherebbe l'ennesimo scontro tra Duncan e Shaquille O'Neal ed indici d'ascolto probabilmente alle stelle.
Comunque vadano le cose, chiunque sia l'avversario, si dovranno fare i conti con Tim Duncan ed i suoi tiri precisi contro il tabellone, i suoi movimenti in post, le sue finte, la sua immarcabilità , la sua difesa ed i suoi mind games. E nella selvaggia Western Conference la strada per la Finale passa ancora per San Antonio.