Perdere e… perderemo (!?!)

Spike Lee al Garden, nel suo posto da migliaia di dollari: ci crederà  ancora, lui?

Ultimi nell'Atlantic Division con 29 gare da giocare e solamente un 20-9 come unica possibilità  di riportare il record al 50%… ma quanto davvero i Knicks vogliono tentare l'assalto all'ultimo posto disponibile per i Playoffs?

Da più parti si sente parlare di Isaiah Thomas come del nuovo presidente della Longobarda. Ricordate quel vecchio film "L'allenatore nel pallone" con Lino Banfi nei panni dell'allenaotre Oronzo Canà ? Bene, a fine campionato il suo presidente gli intimava di perdere apposta per tornare in serie B, dato che la massima serie era troppo costosa per le sue tasche. Trasferite tutto nell'ottica NBA di una pescata al Draft al posto della retrocessione ed il gioco è fatto.

Ovviamente non si era partiti affinché la situazione finisse così, ma di buone intenzioni è lastricata la strada per l'inferno e chi ha seguito i nostri report sa benissimo i come ed i perché si è arrivati a questo punto, quindi è inutile ripetersi.

Dal nostro ultimo appuntamento datato ormai inizio febbraio, dunque, i Knicks uscivano dal peggior mese della loro storia, terminato con 2 vittorie e 13 sconfitte. Da allora, il record è stato 3-6, con più di una recriminazione per il tifoso che ancora crede che un'atleta professionista non abbia nel proprio DNA il codice genetico per la sconfitta voluta.

Senza entrare nello specifico di tutte le gare di febbraio fin qui disputate, fatte salve le nette sconfitte a Denver, Boston e Philadelphia, vale la pena analizzare quelle a Sacramento e Phoenix, nonché a domicilio con Miami e pure la vittoria a Salt Lake City.

Contro i Kings, privi di Mike Bibby, Cuttino Mobley e Chris Webber, New York è avanti di 11 a tre minuti più spiccioli dalla fine, ma poi concede addirittura 9 punti in 48 secondi e i padroni di casa vincono in volata 116-115. Emblematiche le ultime due azioni offensive dei newyokesi: nella prima, Penny Hardaway regala palla su una rimessa a Bibby, che tranquillamente ne mette due; nella seconda, ossia l'ultima giocata della partita, Penny è raddoppiato sulla linea di fondo ed invece di scaricare all'uomo libero, mette palla a terra e se la fa portare via.

Ora, che Hardaway sia ormai un quasi ex-atleta è cosa nota, ma da qui a commettere due errori che neppure un rookie pescato con un decadale da una lega minore farebbe, ce ne passa. La sensazione, of course, è che questi errori siano voluti. Si può dire tutto ed il contrario di tutto, certo, ma a certi livelli non si può davvero perdere tirando con il 61% dal campo e contro un team senza 3/5 del quintetto base, suvvia.

La gara, al di là  delle presunzioni, vede comunque una sfida clamorosa tra Bibby e Stephon Marbury, con il playmaker locale che mette 40 punti, mentre Steph termina con 37 frutto di un clamoroso 15/19 dal campo, neppure fosse un centro alla Shaq che tira da 30 centimetri!

In casa dei Suns, invece, la sconfitta ovviamente ci sta tutta, ma è giusto rimarcare che i Knicks restano avanti praticamente per tutta la gara, salvo crollare nel finale. Nettamente battuti a rimbalzo i padroni di casa, con il career-high a quota 21 per Kurt Thomas, che al termine del primo tempo era a quota 9, ossia tanti quanti presi in totale dai Soli.

Marbury, quando mancano 3 minuti alla fine, commette un fallaccio su Steve Nash, spingendolo alle spalle mentre sta per depositare sottomano la palla dentro il canestro. Gli arbitri non fischiano l'antisportivo, così ci pensa il pubblico, fischiando l'avversario ad ogni successivo possesso.

Marbury alla fine nega categoricamente che volesse far male a Nash: "Assolutamente no, non è di certo il mio modo di giocare quello di voler infortunare un mio avversario. I fischi del pubblico? È un tipo di reazione normale, fosse successo a New York, le cose sarebbero andate allo stesso modo". Ovviamente tutti leggono dietro a questo fallaccio la frustrazione del prodotto di Coney Island per la fantastica stagione di Phoenx coincisa per l'ennesima volta l'anno seguente alla sua cessione.

Clamoroso quello successo contro i Jazz: nessuna delle due squadre pareva voler vincere e tutto è rimandato ad un overtime dominato da Starbury. Kurt Thomas, alla faccia di tutti i pettegolezzi sulle sue presunte liti con il proprio play, dice: "La palla sembrava telecomandata e continuava ad entrare quando usciva dalle mani di Steph".

Sono però i tempi regolamentari a instillare ancora il tarlo del dubbio, dato che i Knicks sono a +13 a 7 minuti dalla fine, poi da lì mettono solo un canestro dal campo e fanno 1/8 dai liberi. Cifre allucinanti che non possono non far pensare"

Analizzando altresì la gara con gli Heat si vede che New York ha recuperato 9 punti nel finale, andando anche a +2 e gasando il Garden come non mai quest'anno. Poi però i soliti errori ai liberi non hanno chiuso la partita che si è così protratta ai supplementari dove Dwayne Wade è autore della giocata decisiva per il 116-110 finale.

Questi match analizzati sono stati all'insegna di un "vorrei ma non posso" che ha praticamente ammesso questa ricerca della lottery. Spesso, infatti, si è arrivati ad un passo dalla vittoria, o con recuperi o con vantaggi accumulati nei primi tre quarti, salvo poi alzare bandiera bianca. Perché va bene non essere in grado di gestire i finali, ma si sarebbe davvero superato il limite della decenza e francamente le tonnellate di liberi sbagliati da gente che veleggia tranquillamente oltre quota 80-85% o le palle clamorosamente perse da veterani che hanno giocato mille battaglie, sono segni inequivocabili, un linguaggio del corpo che dice "guardateci, potremmo ma" non vogliamo".

Giusto o sbagliato che sia e al di là  delle dichiarazioni all'insegna del "noi ci crediamo ancora" dei protagonisti, la storia NBA è piena di franchigie che hanno perso apposta per garantirsi pick alti. E' successo, succede e succederà  ancora. Quello che verrebbe da dire è che a New York sta finalmente succedendo.

Isaiah Thomas è tornato intanto a farsi sentire, dopo una decina di giorni spesi nel vecchio continente per un lavoro di scouting: "Qualsiasi cosa dovremo fare, la faremo questa estate e comunque non so se faremo qualcosa. Quel che è certo è che proveremo a prendere dei giovani. Il processo per la svolta definitiva, lo preannuncio, sarà  lungo, lento e noioso". Parole chiare, suffragate dall'assenza di Zeke a Denver in occasione dell'All-Star Game, appuntamento dove da sempre si organizza più di uno scambio di mercato a ridosso della deadline di fine febbraio.

Tornando a quanto si diceva in apertura, i Knicks dovrebbero vincere 20 delle restanti 29 gare per riportare il record al 50%. Visto però che la prospettiva in ottica vincente è tutto fuorché realistica (visti pure i continui infortuni ed acciacchi vari), quello che i giornali newyorkesi si auspicano è che si cerchi fin da ora di far chiarezza sul futuro.

In primis, continuare con l'esperimento di avere un co-playmaker. Marbury ha viaggiato spesso oltre quota 30 punti in questa prima metà  di febbraio, aiutato da Penny schierato per circa 20 minuti a gara come point forward. Dato però che in futuro di Lamar Odom in giro dalle parti della Statua della Libertà  non se ne dovrebbero purtroppo vedere, coach Herb Williams sta provando pure Jamal Crawford in cabina di regia. Dimostrazione ne è stata la vittoria casalinga contro i Bucks, in cui Crawford era in campo come PM mentre Steph era addirittura in panchina. Risultato: parziale 28-14 e doppia v incamerata.

Il calo di Nazr Mohammed, mostruoso in novembre e dicembre ma disastroso ultimamente anche per un leggero stiramento all'inguine, dovrebbe in linea di massima favorire finalmente la promozione di Mike Sweetney in quintetto. E' l'unico knickerbocker con un minimo di movimenti in post (insegnatogli tra l'altro proprio da coach Herb) e va valutato in chiave futura. Cicciotello o meno, urge un giudizio definitivo su di lui.

Va avanti pure la pantomima con protagonista Allan Houston. Dopo l'ennesimo stop, si parla di rientro a metà  marzo. Zeke gli ha chiesto 10 minuti in tranquillità , non 30 come il giocatore sembra aver preteso nel precedente ritorno, così da rientrare più gradualmente rispetto a prima e togliere 10 minuti alle sciagure del duo Norris/Brewer.

Alla ripresa delle ostilità  dopo la tregua dell'All-Star Game, ci saranno 7 gare casalinghe delle prime 10 per i Knicks, compresa una trasferta ad Atlanta. I fautori del "crediamoci" possono sbizzarrirsi in calcoli e tabelle, ma si annunciano tempi duri contro Detroit, Indiana e Lakers seppure entro le mura amiche.

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