“White men can't jump” è la storia di due ragazzi, il nero sbruffone e il biondino sicuro di sè.
WHITE MEN CANT' JUMP
Titolo originale: White men can't jump
Anno: 1992
Genere: Commedia/Drammatico
Regista: Ron Shelton
Attori: Wesley Snipes, Woody Harrelson, Rosie Perez, Tyra Ferrell, Marques Johnson
L'asfalto rovente di Venice Beach, poetico nome di una delle più belle spiagge di Los Angeles, non è lo sfondo di questo film. Non lo è perché quel piano di cemento è il vero protagonista di White Men Can't Jump, forse l'unico film mai scritto sul basket nel quale sono i personaggi a girare intorno al gioco e non il contrario.
E quale gioco se non lo streetball, quello primitivo rispetto all'ondata fashion della And1 e quindi ancora più vero, più crudo, più duro.
Sidney Deane, interpretato dal fantastico Wesley Snipes con la visiera alzata "Colnago", è uno sbruffone nero metropolitano che pensa sinceramente che non vi sia in città qualcuno che lo possa battere. Un bel giorno però arriva al campo Billy, un bianco che il cappellino da baseball lo indossa invece con la visiera indietro.
Sidney lo sfida, lo ricopre di trash talking, ma il bianco infila un jump shot dietro l'altro e vince incredibilmente la sfida di tiro. Come ? Un bianco che batte un nero su un campo da basket ? L'orgoglio del nero battuto lascerà però presto il posto alla più pragmatica necessità di soldi che mancano certo al nero ma pure al biondino, inseguito da due feroci usurai.
La strana coppia allora comincia la propria truffa. E' semplice, complici i pregiudizi razziali, non solo legati al gioco del basket : Sidney si presenta da solo per un due contro due e nel momento di scegliere il proprio compagno lascia tale onere ai propri avversari. "Scegliete voi". I neri dei ghetti fanno un rapido giro di volti ma il bianco impacciato che scende le scale è qualcosa di troppo ghiotto.
Vittoria facile, vero ? Peccato che il bianco (e molti altri con il colore della sua pelle) a questo gioco se la cava, non fosse altro per quel tiro alla JJ Redick.
La storia prosegue tra le alterne vicende dei due, compresa la contro-truffa di Sidney che si divide il bottino con gli avversari suoi complici. Sono diverse le gemme del film, oltre alle sequenze del gioco davvero spettacolari, fatte di passaggi dietro la schiena, lay-up rovesciati e one on one un po' romanzati ma dal sicuro fascino cinematografico.
Ma la storia tra i due ragazzi amanti, anzi folli del gioco che roba è ? Si beccano, si prendono in giro chiamando in causa le proprie genti, prima si odiano, poi si amano, poi si odiano ancora ma sul campo dal basket non c'è n'è, perché l'atletismo di Sidney bacia perfettamente il jumper del biondino fidanzato con una intrigante mulatta.
Già l'atletismo"perché è vero che chi non salta bianco è ? Il biondino ha il vizio di scommettere sempre perché si dice sicuro del proprio talento però schiacciare sembra proprio non essere una cosa da bianchi. Tanti verdoni nelle mani dell'amico di Crenshaw sarà l'ovvia conseguenza. Venice Beach però non è troppo lontano da Hollywood.
Tanti saluti alla miseria con l'alleyoop schiacciato su passaggio del berrettino alzato "Colnago" nel torneo finale e tutti a casa.
White men can't jump è un bel film, uno dei migliori del suo genere ma unico e ineguagliabile set cinematografico sul mondo dello streetball. Le alterne fortune dei due ragazzi porteranno prima il biondino a chiedere aiuto al suo amichetto sbruffone e poi viceversa. E' soprattutto qui la sua bellezza.
L'amicizia tra il nero e il bianco vale più di un behind the back pass e commuove, perché si rinforza dopo tradimenti e incomprensioni, perché abbatte le iniziali barriere dei pregiudizi razziali, perché è tenuta insieme dalla comune grande passione per il gioco.
"Tu non puoi sentire Jimi Hendrix, tu lo ascolti, solo noi possiamo sentirlo", dice l'afro-americano di Crenshaw. E' vero ? E per il basket ? Può un bianco "feels the game", sentire l'essenza del gioco nei suoi aspetti più profondi, quelli che rimbalzano sul cemento ?
Forse sì amici, anzi sicuramente sì ed è questo il messaggio del film. Gli afro-americani ne sono i più grandi interpreti e sempre lo saranno ma per "sentire" il gioco basta amarlo, anche a costo di spendere tutti i tuoi soldi non per smentire i pregiudizi ma per affermare te stesso e la tua voglia di emergere.