Brad Miller fatica come tutti i Kings nel peggior periodo della loro storia recente
La situazione non è allegra per i Kings e non è allegra per il vostro cronista che, nelle seguenti righe, proverà a riarragiare una musica stra-ascoltata. Una manciata di squadre con un buon record e in un periodo positivo è bastato: Sacramento si è squagliata come un gelato nella terra del fuoco. Sei sconfitte nelle ultime sette gare fotografano una situazione che era ampiamente ipotizzabile: una crisi ben più profonda dello 0-3 di inizio stagione che, puntuale, ricompare negli incubi dei tifosi.
Portland, Phoenix, Dallas, Seattle, Chicago e New Jersey: queste le avversarie che hanno battuto i Kings negli ultimi 10 giorni. Boston, la miglior rappresentante della serie B della Nba, ha concesso un'unica vittoria 104-100. Sarà la sindrome di febbraio: il 1° del mese i Kings, ancora decimati dagli infortuni, persero in casa contro Seattle 106-101. Da quel giorno partì una striscia di 9 partite in cui Sacramento ha subito almeno 100 punti.
La striscia si è interrotta stanotte contro New Jersey, comunque vittoriosa 95-86. In quelle 9 partite troviamo due vittorie contro Golden State e New York, nella più profonda crisi degli ultimi anni.
La fotografia del momento è arrivata contro Chicago: un quarto periodo dominato da Ben Gordon, e dall'energia dei giovani Bulls, Sacramento che subisce il 53% dal campo e un parziale di 12-4 a rimbalzo. Altra statistica impressionante: Chicago 48 volte in lunetta.
Rick Adelman nel dopo partita è apparso insolitamente scontroso. Gli spogliatoi dei Kings sono rimasti chiusi per 20 minuti, il doppio del tempo concesso dalla Nba. Interrogato dai giornalisti sull'argomento l'ex coach di Portland ha detto: "Seguo le regole esattamente come gli arbitri lo fanno sul campo."
La rabbia di Sacramento è generata da un probabile blocco in movimento di Nocioni capovolto in un fallo di Miller. Che però non avrebbe fatto troppo scalpore senza i precedenti di Phoenix e Dallas. Polemiche in "stile Corbelli" a parte: rimane il problema di una squadra che, nel già citato mese di febbraio, ha concesso 109 punti a partita. Un numero che fa impallidire ogni possibile discorso sul talento degli Webber e dei Bibby, sulla loro rabbia per non essere stati convocati all'All Star Game. Subendo 109 punti a partita non si va da nessuna parte.
"Subiamo troppo - ha spiegato il coach - le penetrazioni all'interno dell'area. Questo ci mette in cattiva posizione a rimbalzo, specie contro chi arriva da dietro." Un'analisi sentita più volte che chiama in causa difficoltà strutturali da parte della squadra: Chris Webber non ha mai sviluppato una tecnica di taglia fuori, fidandosi del suo istinto e del suo tempismo. Dall'infortunio al ginocchio è anche diventato meno mobile. Miller è più tosto ma ha una "verticalità " normale per gli standard della Nba. Stojakovic aiuta poco. Sacramento è andata sotto 48-37 anche alle Meadowlands, New Jersey non è esattamente una squadra di mastini.
Il resto è occasionale: non ci si può certo fidare su base continuativa dell'atletismo di un Mobley o di un Evans. Il recente paragone con gli Stoudamire e Marion dei Suns e con Danny Fortson è stato imbarazzante. E scusate se questa l'avete già sentita.
Altro discorso già affrontato ma fondamentale: i Kings sono 5 vinte 8 perse contro le leader delle altre division. Estendendo il concetto, escludendo cioè le due vittorie contro la leader della Atlantic, la famosa serie B dalle Nba, e la vittoria con Cleveland, rimane un bilancio di 2 e 8 contro le leader della Western Conference: Sacramento ha battuto una volta Phoenix e una volta San Antonio. E' stata sconfitta 3 volte dai texani 3 volte da Seattle e una dai Suns. I Kings sono 0-2 contro Dallas e l'unica vittoria contro Minnesota, all'inizio considerata una corazzata, è venuta con i T-Wolves sono già in crisi.
Questi sono numeri pesanti e una grossa preoccupazione per Geoff Petrie che, recentemente ha ottenuto l'estensione contrattuale fino al 2010, e viene quotidianamente tirato per la giacca da stampa e tifosi perché faccia qualcosa. Sul Sacramento Bee sono fiorite le ipotesi più fantasiose per portare Marbury, oppure Carmelo Antony in maglia viola. Si tratterebbe di cambiare rotta repentinamente. E rinunciare a parte della squadra che ha tirato la carretta negli ultimi anni. In molti casi non c'è nulla: solo la somma di un paio di salari e la necessità di parlare di qualcosa.
"Sono un ex giocatore - ha detto Petrie - e so quanto fastidio danno questi discorsi. Non sottoporrò i miei giocatori a questo gioco psicologico al massacro." "E' fatto così - l'ha difeso la moglie - Ricordo che ai tempi di Portland i giornalisti si indispettivano quando dicevo loro di non sapere nulla. In realtà Geoff non parla con nessuno di queste cose."
Di certo fa un certo effetto vedere sul giornale cittadino un'ipotesi di trade che manda Chris Webber a New York. La grande mela e C-Webb dovrebbero ricordare qualcosa. Difficile che accada qualcosa prima della scadenza del mercato. Dovesse succedere potremo sempre dire che nemmeno la moglie sapeva.
La pausa per l'All Star Game arriva al momento giusto. Alla ripresa subito una cicloturistica contro Atlanta. Poi si parte per un viaggio di 6 partite in 9 giorni: prima tappa Dallas, ultima Miami. In mezzo Philadelphia e Washington e Orlando. Solo Charlotte viene incontro a una squadra che deve vincere e deve assicurarsi un posto uno dei primi quattro posti nella griglia dei playoffs.
Scommettereste su Sacramento in un primo turno contro Dallas con il vantaggio del fattore campo?