Top Five Suns

Steve Nash sta giocando una stagione da MVP

Arrivati alla metà  esatta della stagione Nba inevitabilmente si deve iniziare a tirare un paio di linee per capire quali franchigie realmente abbiano tutte le carte in regola per poter essere definite "squadre da battere"; ecco allora tutti con la mano alzata per dare la propria preferenza ai San Antonio Spurs cavalcando i corsi e ricorsi storici che nella storia della Lega hanno spesso visto trionfare squadre costruite sulla solidità  di una rigidissima organizzazione di gioco e delle risorse umane; franchigie spesso guidate da sergenti di ferro e santoni di ogni genere che senza badare alle bizze delle primedonne in campo tenevano saldamente in mano le redini del carro: gli esempi non si contano sulle dita di un solo corpo umano vedi Brown, Popovich, Riley, Auerbach, Jackson e chi più ne ha più ne metta.

Questo, a parere di chi vi scrive, potrebbe essere un anno molto speciale visto che dall'inizio una squadra si è posta al comando della Lega apparentemente senza averne alcun diritto e, secondo le previsioni degli addetti ai lavori, senza possibilità  di arrivare al traguardo di giugno.
Per quanto stupefacente e imprevedibile alla vigilia possa quindi essere stato l'andamento dei Suns, non sarebbe giusto ridimensionarli a tal punto dall'asserire che non hanno la minima chance di vittoria. Per tutta risposta proviamo a proporre non uno ma ben CINQUE motivi per cui Phoenix potrebbe quest anno arrivare fino in fondo, con buona pace dei sergenti, i santoni e i maestri vari di cui sopra.

1 - ATTUALE SITUAZIONE DELLA NBA

Quasi tutte le stagioni recenti sono state dominate dalle squadre favorite alla vigilia che il più delle volte rispettavano il pronostico arrivando alla vittoria finale; si prendano come esempio le grandi dinastie dei Lakers, dell'era Shaq e dello Showtime, dei Pistons versione Bad Boys e dei Bulls di MJ, sorpresa assoluta potrebbe definirsi solo il trionfo dei Pistons di Larry Brown dello scorso anno, vittoria che potrebbe rappresentare un esempio positivo proprio per i Suns.

Nella NBA di oggi non esiste una squadra che possa ammazzare il campionato e tanto meno far pensare all'inizio di una dinastia sul modello di quelle succitate.

Ad Ovest risiedono chiaramente gli avversari più insidiosi per i Suns, primi fra tutti gli Spurs, convincenti per organizzazione e talento ma più volte inspiegabilmente deludenti negli ultimi anni quando il gioco si faceva duro e bisognava dare una dimostrazione di forza, non azzardato pensare dunque ad un ripetersi della situazione. I Lakers pagano forse le decisioni estive e devono addirittura sperare di qualificarsi ai playoff, i frombolieri di Sacramento sembrano accusare il passare del tempo e l'impressione è che i californiani abbiano perso il treno per la vittoria anni fa. Minnesota fa i conti con l'ennesimo fallimento e dovrà  forse pensare più che al titolo a convincere Garnett a rimanere in assenza ormai totale di prospettive future, a Houston Yao non è ancora sufficientemente cattivo come del resto T-Mac, mentre Nowitzki non sembra ancora bastare agli eccentrici Mavs.

Il resto dei contendenti, Seattle, Memphis ecc non sembrano avere nulla più dei Suns, anzi.

Guardando ad Est, Shaq a Miami sembra poter capeggiare la Conference, ma non la postseason, in più la sua capacità  di dominare fisicamente qualsiasi avversario è stata messa molto in dubbio dai Pistons durante le ultime finali; gli stessi campioni in carica tra i rumors attorno a Larry Brown e una chimica di squadra che non sembra più magica come lo scorso anno non paiono in grado di dominare i pronostici, LeBron ha un potenziale assolutamente illimitato ma si dovrà  vedere in che misura potrà  essere appoggiato a livello di supporting cast, Orlando è ancora troppo lunatica e Indiana ha lasciato le sue grosse e legittime ambizioni sugli spalti di Auburn Hills.

Il quadro che ne esce è dunque molto strano: nessuno ha oggettivamente molto più dei Suns e forse a guardare i successivi punti il discorso si chiarirà  oltremodo.

2 - DIRIGENZA

Serietà , continuità  di risultati e organizzazione sono garantiti da anni ai Suns dalla salda proprietà  della famiglia Colangelo, capace di mantenere la franchigia a livelli costanti nel tempo senza pericolosi saliscendi. Questo significa che mai nei Suns si guarda prima al giocatore e poi alla squadra e i casi dei vari Barkley, Kidd, Marbury ecc testimoniano che si è sempre rinunciato ai problemi creati dalle superstar, precludendosi magari la possibilità  di competere fino in fondo ma senza dover rifondare tutto ogni anno. Il risultato è un programma sereno e sano che può contare da sempre su staff tecnici di gran livello e all'avanguardia, basti pensare che i Suns sono stati tra i primi ad affacciarsi all'Europa e in generale al fiorente mercato del basket non americano, per quanto riguarda non solo i giocatori ma anche gli allenatori, se a tutto questo si unisce la situazione salariale invidiabile e invidiata e la nota influenza della famiglia Colangelo all'interno degli ambienti più altolocati della NBA, si ha l'idea della bontà  di un progetto che potrebbe essere arrivato al suo culmine quest anno.

3 - L'IDEA D'ANTONI

Mike D'Antoni potrebbe rivelarsi l'acquisizione più azzeccata degli ultimi dieci anni per una franchigia NBA. Mattatore in Europa e in Italia ma sconosciuto in patria, ha portato in Arizona ciò che potrebbe contare più dello strapotere di uno Shaq, la conoscenza del gioco e di tutto ciò che mette in crisi il modello standard del modo di giocare a basket in America oggi. Le recenti edizioni di Mondiali e Olimpiadi ci hanno fatto inequivocabilmente capire che il modello di basket USA tutto muscoli e balzi non può più portare alla vittoria a nessun livello, l'Europa e il suo modo di giocare privilegiando gli aspetti tattici può contare su giocatori ormai vicini come potenziale e capacità  atletiche a quelli americani e inequivocabilmente migliori dal punto di vista dei fondamentali; uniamo pure le grandi capacità  dei tecnici formatisi nel vecchio continente, superiori come preparazione alla media dei coach americani. Probabilmente l'idea dei Colangelo nel portare D'Antoni a capo dei Suns era proprio questa: affidare la squadra ad un uomo che conosca il gioco in ogni suo aspetto, date le molteplici esperienze, che possa creare qualcosa di mai visto prima, un sistema di gioco che unisca lo spettacolo a stelle e strisce alla solidità  e complessità  tattica europea, portando nella NBA quei principi che hanno costretto i supereroi di Team USA alle ben note figuracce olimpiche, perché risulta chiaro che i titoli d'ora in poi si conquisteranno più con la tattica che con la forza bruta.
Il caro Mike sta riuscendo in quest'impresa con un successo che forse nemmeno sognava, il bello è che nessuno dei suoi colleghi sembra dare molto peso alla cosa catalogando il tutto sotto la voce "solita sorpresa stagionale", un fastidioso male di stagione come l'influenza.
Ma non era successo lo stesso ad Indianapolis e ad Atene"?

4 - LA SQUADRA

I giocatori protagonisti di questa squadra – Frankenstein naturalmente rimangono i protagonisti di questa irresistibile ascesa dato che sembrano esplosi contemporaneamente come per magia fino a raggiungere l'apice della carriera.

Un giocatore come Marion nel sistema dei Suns è chiamato a fare sostanzialmente un lavoro indefinito, a metà  tra l'ala piccola e l'ala forte, cosa che esalta le sue doti "ibride" di saltatore e rimbalzista irreale e tiratore alterno ma migliorato che lo avevano relegato fra quei giocatori senza un ruolo preciso, caratteristica facilmente individuabile anche in Quentin Richardson, miglior tiratore rispetto a Marion e rimbalzista fantastico, specie in attacco che ai Clippers sembrava un doppione di almeno altri tre compagni e nulla più.

Joe Johnson è uno swingman ancora troppo giovane per essere giudicato ma senz'altro un ottimo giocatore, unico difetto"indovinate, ruolo indefinito. Questo potrebbe essere uno dei più importanti segreti di Pulcinella di D'Antoni: creare una squadra di atipici, difficili da marcare, che mettano in crisi qualunque difesa giocando a mettere un canestro in più degli avversari.
A proposito di atipici"

5 - NASH E STOUDAMIRE

Come ogni squadra da titolo che si rispetti i Suns hanno la loro coppia di stelle e quando le stelle vengono schierate in posizione di play e ala grande il pensiero va subito alla coppia per eccellenza: Stockton e Malone.
Steve e Amare non sono ancora lontanamente paragonabili al duo di Utah ma le analogie e, perché no, i risultati finali, potrebbero essere paragonabili se non paradossalmente migliori. Il dominio del duo di Phoenix sulla NBA di oggi è sicuramente analogo a quello esercitato dalla coppia più famosa di sempre con la differenza che non ci sono i Bulls di MJ a contrastarli. Amare è oggi, visto il sistema di gioco e la latitanza di Garnett, l'ala forte più dominante della Lega con le sue caterve di punti e rimbalzi, sprigiona un atletismo mai visto ed è al suo terzo anno di NBA dopo l'High School. Roba da leccarsi i baffi pensando al futuro"

Nash invece è semplicemente il giocatore più determinante della NBA perché solo con lui Phoenix è la squadra più forte della Lega. Il rendimento del canadese non ha paragoni nella storia per quel che riguarda un play con i suoi mezzi fisici e i suoi compagni. Qualcosa di simile si è forse visto con i Nets di Jason Kidd due volte finalisti nel recente passato: stessa capacità  di migliorare a dismisura un gruppo di giocatori che non si erano mai espressi a livelli così elevati, con la differenza che Nash non ha di fronte i Lakers di Shaq e Kobe e i Suns sono una delle migliori squadre della Lega grazie agli altri quattro motivi di cui sopra .

Se la stagione finisse oggi Nash sarebbe l'incontrastabile MVP e Phoenix campione NBA, ma la stagione finisce a giugno e l'impresa resta difficile ma rimane fuori discussione il fatto che Phoenix dovrebbe oggi godere di un credito molto, molto maggiore rispetto a quanto accada oggi.
Per cinque ottimi motivi"

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