Shaq affronta Yao: negli ultimi anni i suoi avversari nel ruolo sono sempre arrivati da fuori degli USA
E' un personaggio dei fumetti; la sua "bat mobile" è una Bentley con la S di Shaq, o Superman la sua ossessione, i cerchioni roteanti e l'acquario nel bagagliaio: "Solo Shaq - disse una volta Phil Jackson - ha questo cattivo gusto così particolare per dissacrare i simboli."
Il mix di abilità che sta alla base del dominio di Shaquille O'Neal sulla Nba testimonia della sua grandezza. Che è fatta di sostanza, cui bisogna guardare, una volta dissipata la sua immagine di "big comedian".
Nell'ultima partita contro New Orleans, Shaq ha ricevuto palla in post basso, due passi dall'area sul lato sinistro, ha incartato la palla con la sua mano destra come nemmeno Darryl Dawkins avrebbe potuto fare; si è avvicinato all'area affrontato da PJ Brown. Ruotando a velocità folle su se stesso, ha appoggiato sull'altro lato del canestro, lasciando di stucco tutti i presenti. "E' stato un movimento velocissimo - ha commentato un esterrefatto Michael Doleac - Non c'è nessuno con quella velocità di piedi e quella tecnica di palleggio. Nessuno."
Dopo la partita Shaq ha ammiccato, lasciandosi sfuggire un "avete visto, eh?". Di sicuro ha visto Bob Mc Adoo: "La gente pensa solo alle sue schiacciate - ha detto il grande Bob - ma il suo gioco nasce dall'agilità che è tipica di un uomo 15-20 centimetri più basso che pesa 30 chili in meno."
Fin dall'inizio della sua carriera Shaq ha dovuto combattere con il pregiudizio di chi, osservandone la stazza, ha sempre pensato che tutto fosse dovuto. "Nessuno ama golia" commentò un giorno Wiltus Chamberlain, il giocatore cui O'Neal fu avvicinato a inizio carriera; "Se fossi 1.80cm sarei un grande giocatore di 1.80cm", rispose Shaq ad un giornalista particolarmente insistente.
"Gardatelo giocare per tre partite consecutive - afferma oggi Pete Newell, il santone americano che ogni estate tiene un camp specifico per i pivot - e notate la varietà di movimenti con cui Shaq può segnare. Non credo possiate vedere un altro lungo con la stessa ricchezza di movimenti." Qui si parla di tecnica, di coordinazione. Non della potenza debordante che ha contraddistinto i suoi migliori anni ai Lakers e che, paradossalmente, ha nascosto le sue doti tecniche.
"Quando arrivò a LSU - spiega Dale Brown, suo coach al college- era solo uno schiacciatore devastante; Shaq ha sviluppato il suo lavoro di piedi giorno per giorno, lavorando e ponendo l'accento su tutti quegli esercizi che ne avrebbero migliorato la velocità ." Lunghe ore di salto con la corda, tanto tempo speso a fare il pugile per velocizzare la parte bassa del corpo.
"Ho cominciato presto a sviluppare quest'aspetto - dice Shaq che non si smentisce mai - perché da piccolo ero un grande break dancer. Poi ho fatto di tutto: ho pattinato e giocato a hockey. Sul campo da basket ho sempre cercato di fare quello che facevano i ragazzi più piccoli. Anche per essere simile a Doctor J." Con l'obiettivo di zittire chi lo giudicava solo in base allo stereotipo dell'altezza.
"Quando in allenamento - commentò un giorno Phil Jackson - Shaq prova a fare l'esterno, la sua posizione e i suoi fondamentali sono assolutamente perfetti." E' un aspetto del suo gioco che, come lo stesso O'Neal disse un giorno, noi comuni mortali non vedremo mai. Se non, per qualche raro scampolo, negli All Star Game. O quando gli capita di prendere il rimbalzo e farsi tutto il campo in palleggio per andare a schiacciare.
Il giocatore cui O'Neal ha sempre chiaramente ammesso di essersi ispirato è Hakeem Olajuwon: il centro nigeriano furoreggiava ai Rockets quando Shaq, al seguito del sergente Harrison, frequentava un liceo di San Antonio. "Non è l'unico – commenta il pivot di Miami - cui ho cercato di rubare qualcosa." Dale Brown confessa che, lavorando allo sviluppo di Shaq, aveva messo nel mirino giocatori come Kareem Abdul Jabbar e Bill Walton.
I suoi prodigiosi piedi fanno la differenza, in passato altri giocatori hanno avuto la tazza del pivot di Miami senza nemmeno immaginare di poter fare certe cose, ma non sono l'unica arma di questo giocatore irripetibile. Shaq ha una forza fisica devastante. Nel 2000 i Lakers, al primo anno della cura Phil Jackson, nel pieno di una serie di sconfitte in serie, persero una gara a San Antonio: O'Neal, frustrato per la direzione degli arbitri, in un eccesso di ira, scardinò la pesante porta d'acciaio degli spogliatoi. Phil Jackson, impressionato, lo multò perché riteneva che questo lato del suo carattere lo limitasse notevolmente.
Rimane la forza.pura che nella storia del gioco ha un solo precedente: Artis Gilmore, centro di Chicago, San Antonio e, a fine carriera, della Fortitudo Bologna. "In realtà - ha confessato il giocatore dopo una recente partita a Seattle - adopero la forza dei miei avversari contro di loro. Quando mi spingono per mantenere la posizione e tenermi lontano dal canestro, io mantengo semplicemente l'equilibrio. Quando ricevo il pallone i difensori hanno il baricentro sbilanciato e il mio lavoro è semplice." Forza, stazza, c'è tutto. Incredibile in un mondo di super uomini.
E poi la sua potenza. "Non è in grado - ha detto recentemente il suo nemico Danny Fortson - di mettere un tiro da più di tre metri di distanza."
Qualcuno a inizio carriera lo criticò per quest'aspetto e sostenne la superiore completezza di Alonzo Mourning, stessa annata al draft. Nulla di più sbagliato: "Shaq è un giocatore - spiegava Nate Thurmond nel 2001 all'indomani di due partita consecutive con almeno 40 punti e 20 rimbalzi contro i Kings - che non ha eguali nel passato. Chamberlain faceva molti tiri in allontanamento, il gancio di Jabbar era immarcabile ma lo toglieva dalla lotta per il rimbalzo. O'Neal è sempre in avvicinamento e mette una pressione insostenibile per qualsiasi difesa."
Continua Shaq: "Non ho voluto essere un giocatore che tira da fuori, l'ho sempre trovato noioso. Ho sfidato i miei avversari a livello fisico come se stessimo giocando a football, il mio primo amore." Eccome, no. Al contrario proprio Mourning si dimostrò giocatore abbastanza limitato quando, dopo il suo problema ai reni, la sua grande forza fisica, "con cui - dice Mc Adoo - brutalizzava gli avversari", è venuta meno.
Proprio Bob Mc Adoo sta aiutando Shaq ha migliorare il suo movimento di gancio in corsa. Pete Newel individua nella tecnica della mano sinistra il solo piccolo punto debole del giocatore. Tiri liberi a parte. "Nessuno - conclude Dale Brown - è migliorato come Shaq nel corso della carriera, anno dopo anno."
Non esiste un altro giocatore che nella Nba di oggi preoccupi le difese come succede con Shaq. "Fin dai tempi del liceo - dice il pivot - ho fronteggiato ogni tipo di raddoppio; spesso mi hanno triplicato. La Nba ha varato nuove regole che permettono ad un secondo difensore di disinteressarsi del suo uomo per guardare me. Per me non fa differenza: prendo i miei tiri, altrimenti do la palla ai miei compagni."
In un recente sondaggio fra i redattori di ESPN, l'unica squadra che ha ottenuto il voto unanime per la finale nella sua conference è Miami. Nessuno però ritiene che gli Heat possano raggiungere la finale assoluta. Chiara la valutazione: Shaq da solo nella Estern vale la finale. Poi contano anche gli altri, in particolare il quarto, quinto e sesto giocatore della squadra.
Shaquille sta lavorando per smentirli. Scommettereste contro di lui?