Minnesota Madness

Kevin McHale sulla panchina dei Wolves. Che succederà  adesso?

All'inizio della stagione i Minnesota Timberwolves erano ritenuti i più probabili contenders per la finale della Western Conference, mentre per l'altra finalista un lotto di ambiziose favorite (Sacramento su tutte) si contendevano il posto.

Si tratta di un organico con tre stelle di prima grandezza, Garnett, Spreewell e Cassell, affiancate da ottimi giocatori, come Troy Hudson e Wally Szczerbiak e buoni comprimari, come Hassel e il sette piedi Michael Olowokandi, croce e delizia dei Wolves ; alla guida di questa talentuosa pattuglia poi da quasi dieci anni si trova un ottimo allenatore ed un eccellente motivatore come Flip Saunders .

Dopo la sfortunata serie di playoff 2004, terminata con la eliminazione in sei partite ad opera della premiata ditta Kobe & Shaq, tra mille attenuanti (fuori i playmakers Cassell e Hudson), questo pareva l'anno buono per i ragazzi del Minnesota ; squadra esperta, giocatori insieme da diversi anni, gerarchie e meccanismi collaudati, un ambiente tranquillo e una star, la solita superstar, quel KG sempre presente nei sogni dei Wolves e negli incubi di tutti gli altri"ma soprattutto la grande coppia di Los Angeles, Shaq e Kobe, divisa per sempre, con gli Angelini a vivere la complessa ricostruzione": strada più o meno spianata per la finale di Conference, insomma, e poi chissà ?

Il Vice Presidente Kevin McHale, si proprio lui, l'ex "buco nero" col numero 32 dei Celtics campioni negli anni '80, poteva dirsi orgoglioso del proprio lavoro di management ; aver messo insieme in pochi anni tanti campioni, un po' brontoloni ma talentuosi in maniera spaventosa, “Sam-I-Am” e “Spree” su tutti, e aver trovato il coach adatto per tenerli a bada e al contempo permettere loro di esprimersi al massimo.

Poi" poi è giunto il mese di novembre e con esso l'inizio della stagione 2004-2005; nelle prime dieci partite il bilancio non è esaltante: 6 vinte a fronte di 4 sconfitte, di cui due casalinghe con i Pacers e con la rivelazione Seattle; il mese si conclude con un bilancio di 8-5.

Una partenza in sordina per una big: tengono banco le polemiche dichiarazioni di Spreewell. Il talento uscito dall'Università  di Alabama reclama alla non più verde età  di 34 anni un trattamento contrattuale principesco, incontrando le ovvie perplessità  della dirigenza.

A dicembre le cose, dopo un avvio promettente (11-5 con una striscia di 5 vittorie consecutive), rimangono però invariate e man mano la crisi tecnica della squadra si acuisce, anche per le indecenti prestazioni che Spreewell e Cassell iniziano ad offrire : 12 punti e 2 assist di media il primo, nettamente al di sotto della sua media in carriera ; 14 punti e quasi 6 assist di media il secondo, anche lui sotto la propria media in carriera ; il mese si conclude col bilancio totale di 16 vinte e 11 perse.

Il Capodanno per i Wolves è da dimenticare, con una striscia perdente che arriva a 4 gare (a New York, poi in casa con Phoenix e Memphis e infine a Charlotte !!!); il 19 gennaio, colla sconfitta patita allo Staples ad opera dei Lakers, si giunge a un bilancio di parità  : 19-19. Cassell e Spreewell alternano quasi svogliatamente prestazioni all'altezza con altre (molte di più, in verità ) assolutamente indecenti e il solo Garnett pare in grado di tenere in piedi la baracca con prestazioni sempre costanti.

Ma è a cavallo tra gennaio e febbraio che la situazione precipita ; dopo 4 vittorie di fila, ecco una seconda striscia perdente di 5 partite di cui tre casalinghe con Phoenix (ancora !) Houston e Boston.

Il giorno 8 febbraio, a seguito della sconfitta a Memphis, i Wolves si ritrovano in passivo dopo tanto, tantissimo tempo ed è il panico ; McHale, dopo aver sussurrato per diverso tempo all'orecchio di Saunders suggerimenti più o meno sensati su come dirigere la squadra, alza di qualche tacca il volume della radio e il coach peraltro mostra di gradire molto poco la cosa ; con lo spogliatoio in piena burrasca, ove le voci del dissenso vengono proprio da quei giocatori che meno stanno rendendo al momento, pur essendo capaci di ben altre prestazioni, si giunge alla fine della settimana ; è venerdì 11 e Minnesota è di scena a Salt Lake City contro i Jazz.

E' una nuova sconfitta ed ora i suggerimenti di McHale diventano grida e così Saunders, seccatissimo, risponde per le rime all'ex 32 biancoverde, dicendogli che se ci tiene può scegliersi un altro, anche se lui, Saunders, non essendosi mai dimesso in 19 anni come capo allenatore in NBA, non conta di farlo neppure stavolta.

Detto fatto. Nella giornata di sabato, McHale e il proprietario degli Wolves, Glen Taylor, rendono nota la loro decisione di sollevare Saunders dall'incarico di capo allenatore, dicendosi forzati dagli eventi.

A Saunders, che per bocca di Taylor è affrancato da qualsiasi colpa nella situazione venutasi a creare, viene garantito un altro incarico nel Front Office, e viene annunciato al contempo che sarà  proprio McHale a ricoprire il ruolo di coach per il resto della stagione.

Subito una valanga di opinioni sul licenziamento di Flip Saunders si sollevano ; lo stesso Garnett, intervistato, afferma che nessuno lo ha voluto informare di questi sviluppi e dice che :

"Dispiace quando un uomo maturo perde il proprio lavoro, che ha detenuto per quasi tutta la mia carriera. Non è una cosa buona".

Parole di stima e di interessamento piovono a Saunders un po' da tutti gli States, particolarmente dalla Grande Mela, dove un suo arrivo ai malconci Knicks sarebbe dato già  per imminente, con la benedizione di nientepopodimeno che la stella Stephon Marbury, a.k.a. "Starbury".

Molti sollevano poi dei dubbi sulla scelta di Taylor di porre McHale nel ruolo di Capo Allenatore perchè, non essendo stato uno stacanovista della palestra neppure da giocatore (incontrando spesso le ire di "Larry Legend" Bird, che gli rimproverava la scarsa dedizione al lavoro e la poca voglia di migliorarsi), non sarebbe l'ideale per disciplinare un gruppo che pare ultimamente aver perso l'etica lavorativa assieme alla propria identità .

Dan Shaughnessy, giornalista che curava i Celtics per conto del Boston Globe negli anni ottanta, ha rilasciato nei giorni scorsi un commento sulla nomina di Kevin che tradotto dice :

"Kevin come coach? Wow !!! Interessante, perché nessuno era meno disciplinato e rispettoso di Kevin come giocatore ; in particolar modo nei confronti di Fitch (Bill, allenatore di Boston fino al 1984, n.d.t.) ; se Fitch diceva a Kevin di andare a sinistra lui andava a destra"

Shaughnessy, mettendo ancora in risalto la mancanza di rispetto di Kevin verso il ruolo di coach, racconta poi un aneddoto a proposito della decisione di Fitch di chiudere alla stampa la palestra dove i Celtics si allenavano in quel tempo.

"Kevin aveva pensato bene di commentare poi che Fitch aveva così voluto evitare che la stampa potesse vedere i sette vecchi giochi d'attacco che i Celtics stavano usando ormai da trentacinque anni"

Lo stesso Bill Fitch, intervistato in proposito, ha fatto sapere che non vede bene McHale in questo ruolo, proprio perché, a suo dire, si tratta di un giocherellone, amante del divertimento, che considera l'allenamento alla stregua di un male necessario.

Pare comunque trattarsi di un interinato che avrà  termine alla fine della stagione e si parla già  dell'arrivo del Maestro Zen Phil Jackson nel Minnesota, come pure di Eric Musselman, che a Minnesota aveva già  ricoperto il ruolo di assistente anni fa, ma si tratta di rumors ancora molto meno fondati di quelli che vogliono insistentemente Saunders a New York, ma anche, secondo qualcuno, allo Staples Center per fare dei Lakers una squadra vera.

Peraltro non sembra che lo stesso McHale fosse entusiasta di prendere in mano la lavagnetta e solo la mancanza di un'alternativa (l'assistente anziano Sam Mitchell è andato a guidare i Raptors, mentre Randy Wittman appare ancora troppo inesperto per il ruolo), assieme alle insistenze del proprietario Glen Taylor lo avrebbero deciso a questo passo.

L'esordio di McHale in panchina è avvenuto a Chicago nella serata di domenica 13, con una sconfitta (83-87), in cui però Spreewell ha segnato 26 punti, mentre Garnett pare sarà  costretto a fermarsi per qualche gara a causa del peggioramento di un dolore al ginocchio e comunque a ridimensionare il proprio minutaggio nel corso della stagione.

E senza il suo uomo più rappresentativo, ma anche il più continuo e soprattutto più ascoltato e rispettato nello spogliatoio, potrebbe non essere facile per McHale migliorare il deficitario bilancio attuale di 25-27 e quindi centrare i playoffs, viste le outsiders (principalmente Phoenix e Seattle) che stanno andando a gonfie vele a Ovest e la classifica che mette al momento Minnesota fuori dai playoffs.

E pensare che l'accesso ai playoffs è un traguardo che, 6 mesi fa, solo un pazzo avrebbe messo in dubbio per Minnesota.

Ma c'è qualcosa di pazzesco in quanto è capitato finora da queste parti"e molto in quello che sta succedendo in questi giorni ; e forse non tutto è compiuto nella regione dei lupi selvatici.

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