Stessa musica a Philadelphia

Buone le ultime prestazioni di Corliss Williamson

Tanto tempo fa, un mio carissimo amico, disse una frase che rimase indelebilmente impressa nella mia mente: “I tempi passano, le donne cambiano, ma i Metallica restano”.
Allora, sorvolando su un leggero difetto grammatico e logico, la stessa frase si può adattare e semplificare usandola nella nostra situazione, ovvero: “I tempi passano, ma i Philadelphia 76ers non cambiano”.

Una delle cose che odio di più al mondo è ripetermi, e in questa sede, ormai da parecchio tempo, mi ritrovo a doverlo fare mio malgrado, a causa delle ormai croniche prestazioni di Sixers, sempre impantanati nel loro (comunque alto) profilo di mediocrità . Ci risiamo, senza mezzi termini. Devo inchinarmi a quello che disse Riccardo Fogli tanto tempo fa in una sua canzone, “Niente è cambiato, niente cambierà “?

Per il momento si, i Philadelphia 76ers stanno continuando il loro anonimo tran-tran, tenuto di alto profilo solamente perchè stanno “combattendo” con i Celtics (e anche un pò con i Nets) per la leadership della Atlantic Division, arrabattandosi insieme ai biancoverdi intorno a quota 500 scarso, con la super allettante prospettiva di, se si vincesse la Division, di avere addirittura il numero tre nel ranking dei playoffs della Eastern, cosa sinceramente riprovevole, dato il reale valore dei Sixers e dei Celtics.

Sia chiaro, sono assolutamente convinto che una volta alla post season, o l' una o l' altra squadra (o forse entrambe, c' è disponibile anche l' ultimo posto al numero otto) faranno degli ottimi playoffs, perchè hanno tutte le carte in regola per essere una rivelazione, possono ritrovarsi outsiders ed esaltarsi in quel ruolo, ma obiettivamente, a tutt' oggi, le due squadre sembrano le più deboli del lotto-playoffs della Eastern.

E' dal 22-28 dicembre che i Sixers non vincono tre partite di fila (vittoria a Indianapolis, a Portland e Seattle), per di più durante quella lunga trasferta natalizia che aveva dato ottime indicazioni sulle potenzialità  di Philly, e che aveva lasciato intravedere che i Sixers potevano essere una buona squadra della Atlantic, capace di vincerla. Le ultime tre sconfitte consecutive invece sono venute tra il 7 e il 12 gennaio, a Minneapolis, in casa con Portland e a Chicago. Per il resto niente di nuovo e tutto di vecchio, si continua con discontinuità , e con molte perplessità .

Dopo la vittoria il 31 gennaio su Indiana (la prima di una striscia di quattro gare al Wachovia Center), un 89-88 che ha segnato il rientro di Iverson, bagnato con una tripla doppia sfiorata, 27 punti, 8 assists e 9 rimbalzi, è arrivata la sconfitta da parte dei caldissimi Rockets, un relativamente massacrante 95-118, con 27 punti di Iverson. Poi è venuta la vittoria sugli Hawks, 103-85 con cinque uomini in doppia cifra, Iverson 22 (e 13 assists), Korver 17 (con 5 su 8 da tre), Iguodala 14, Dalembert 12 e Williamson 12, in una semi-passeggiata.

Vittoria anche sui Clippers due sere dopo, un sofferto 106-104 che ha visto ancora una volta Philadelphia superare quota 100 punti, con ancora una volta cinque giocatori in doppia cifra, Iverson 28, Korver 16, Iguodala 15, Thomas 14 e Williamson 14. Back to back a East Rutheford 24 ore dopo, e sconfitta 97-107 al supplementare da parte dei Nets, con uno stratosferico Vince Carter da 43 punti, 14 rimbalzi e 3 stoppate. I Sixers erano senza The Answer a causa di postumi di influenza (?), e hanno avuto ancora una volta addirittura sei giocatori in double-figures, il top scorer Willie Green con 28 punti, Thomas con 21, Jackson con 12, Korver con 11 (con 10 rimbalzi ma con 3 su 10 da tre), Williamson con 11 e Dalembert con 10, in una sconfitta francamente evitabile.

Due giorni dopo altra sconfitta, stavolta casalinga, subita dai Grizzlies, 95-98 che ha visto il rientro di Iverson in grande stile, 38 punti e 13 assists, e francamente poco altro dagli altri, in sconfitta anche questa assolutamente evitabile. E' arrivata infine la vittoria all' Air Canada Centre, 106-91 in relativa scioltezza, con i Sixers sempre in controllo fin dal primo quarto. 30 punti di Iverson, 23 di Thomas, 16 di Iguodala, 13 di Dalembert e 10 di Williamson, per una boccata di ossigeno e per la speranza che finalmente la banda di O' Brien trovi la via giusta.

Già , Jim O' Brien. Sospetto. Non capisco cosa sta facendo.

Perchè Willie Green una sera non gioca per decisione dell' allenatore e la sera dopo gioca 43 minuti, con 28 punti e 10 su 15 dal campo, onde giocare 13 minuti la sera successiva, facendo comunque 8 punti? Perchè Marc Jackson, pietra miliare delle buone prove della trasferta natalizia, ora gioca circa 15 minuti a partita? Samuel Dalembert, evidentemente non apprezzato da O' Brien, sta giocando molti più minuti di quanti ne abbia giocati nella prima parte di stagione, solamente perchè è in procinto di essere ceduto, e deve essere “messo in mostra”? Domande senza risposta.

Sono state giocate 50 partite, ne mancano 32 alla fine della stagione, un coach del suo calibro dovrebbe già  avere le idee chiare sulla sua squadra, e non essere continuamente un cantiere aperto, con prove su prove e con esperimenti su esperimenti. Capisco gli innamoramenti cestistici, ma a questo punto della stagione bisogna puntare chiaramente su un gruppo, gruppo che deve anche avere fiducia in sè stesso, e giocatori come Jackson, Green e Dalembert (sempre che rimanga) sono troppo importanti nell' economia dei Sixers per averli scontenti in campo.

Chiaro e lampante che O' Brien avrà  i suoi buonissimi motivi per agire in questa maniera, e che negli spogliatoi del Wachovia Center ci sono loro e solamente loro, ma rimane il fatto che l' utilizzo discontinuo e frammentario del roster di certo rimane forse uno dei limiti maggiori dei Sixers.

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