Walker è il miglior giocatore di Atlanta in questa stagione…
Quando si parla di Atlanta Hawks ci si trova di fronte una squadra in continua trasformazione negli ultimi anni, priva però di quella continuità di risultati che manca ormai dalla dipartita di Lenny Wilkens; il passato recente degli Hawks è fatto di stagioni deludenti, di star di passaggio, di pubblico assente e di sconfitte, tante sconfitte.
Dalla stagione 1999/2000 il record di Atlanta è sempre stato perdente ed i playoffs sono stati una specie di miraggio irraggiungibile, con il succedersi in panchina di tre allenatori fino ad arrivare ad oggi, dove le cose non stanno andando certo meglio…
Lon Kruger, che aveva allenato per 18 nei college, arrivò nella stagione 2000/2001 plasmando una squadra data in mano al secondo anno Jason Terry, salvo poi stravolgerla a metà stagione scambiando Dikembe Mutombo per Theo Ratliff, poi infortunatosi al polso, Toni Kukoc e Nazr Mohammed; tutto questo sfociò in un pessimo record di sconfitte, ben 57.
L'anno successivo a causa anche di tanti infortuni (Ratliff giocò sole 3 partite) non andò molto meglio. Il giorno del draft del 2001 gli Hawks acquisirono il gioiellino di casa Shareef Abdur Rahim e scelsero la promessa DeMarr Johnson, portando a casa quelli che pensavano fossero due ottimi punti di ripartenza per costruire basi solide per le annate a venire.
Le prestazioni individuali non mancarono, con Rahim a guadagnarsi la convocazione per l'All Stars Game e Terry a tenere una media di oltre 19 punti a partita per il secondo anno consecutivo, ma non servirono ad evitare un 33-49 deludente, ma comunque supportato da una seconda metà di stagione in crescita, fatto che lasciava sperare bene per l'anno successivo.
Le aspettative erano dunque altissime per il 2002/2003 visto che il roster poteva anche contare su Glenn Robinson, arrivato in agosto in una trade, e proprio per questo motivo Lon Kruger pagò con il licenziamento una partenza fatta di 11 vittorie e 16 sconfitte, lasciando il posto a Terry Stotts.
L'assistant coach partì però con un misero 3-11, chiudendo un'altra volta in anticipo la stagione nonostante tre potenziali All Stars come Big Dog, Terry e Rahim che a fine anno registrarono insieme 57.9 punti segnati a partita.
Siccome la squadra era andata discretamente dopo la pausa All-Stars, evento ospitato proprio dalla Philips Arena, le aspettative raggiunsero livelli nuovamente troppo alti per la stagione scorsa, 2003/2004. Il management, dopo l'ennesima scoraggiante partenza, decise di fare piazza pulita mandando via Ratliff, Rahim e Robinson, lasciando la squadra in mano a Terry ed al nuovo arrivato Stephen Jackson, firmato nel frattempo come free agent dopo l'esperienza vincente di San Antonio.
La campagna terminò con un 28-54 irritante, accompagnata dalla vana speranza di accaparrarsi il talento locale Dwight Howard con la prima scelta assoluta, fortuna toccata invece ad Orlando.
Ed arriviamo ai nostri giorni.
In estate il programma di ristrutturazione è partito assumendo un nuovo coach, Mike Woodson, ex assistente ai Pistons di Larry Brown, lasciando andare anche l'ultimo reduce della vecchia guardia, Jason Terry, in direzione Dallas per avere in cambio Antoine Walker e scambiando Stephen Jackson con Al Harrington.
Il draft dello scorso giugno ha portato quattro nuovi giocatori al roster, ovvero Josh Childress, Josh Smith, Dunta Smith e Royal Ivey.
L'ennesima brutta stagione degli Hawks parla di sole 9 vittorie a fronte di 37 sconfitte, il tutto senza riuscire mai a vincere due partite consecutivamente ed avvicinandosi pericolosamente al peggior record ogni epoca della franchigia prima del break All-Star. La quinta ed ultima posizione nella Southeast Division li pone dietro anche ai neonati Bobcats ed il record è il secondo peggiore di tutta la Nba dietro ai New Orleans Hornets.
Il leader statistico della franchigia attualmente è Walker, che ha la miglior media punti con 19.9 e la miglior media rimbalzi con 9.4. In cerca di riscatto dopo una stagione da comprimario a Dallas, Antoine potrebbe addirittura essere utilizzato come merce di scambio prima del 24 febbraio dato il suo status di free agent alla fine di questa stagione, oppure potrebbe essere tenuto fino in fondo lasciando che il suo contratto scada e liberi consistente spazio sotto il salary cap. Il leader designato per il futuro nei programmi di Atlanta è invece Al Harrington, finalmente libero di esprimersi dopo non aver trovato spazio con continuità ai Pacers, e protagonista di una stagione i crescita con 17 punti e 7 rimbalzi a partita, cifre che cominciano a diventare interessanti nonostante la mediocrità della squadra.
L'unica fonte di speranza, oltre ad Harrington, sembra essere quella della gioventù. Ovviamente i ragazzi scelti quest'anno rappresentano dei lavori in corso, ma se sviluppati adeguatamente, due di loro possono essere dei giocatori fondamentali per il futuro degli Hawks.
Josh Smith, che finora si è messo maggiormente in evidenza, è un giocatore dall'atletismo devastante, capace di tuonanti schiacciate e già leader nelle stoppate, con 1.70 a partita e con un massimo di ben 10 affibbiate a Dallas il 18 dicembre scorso. L'altro Josh, Childress, è un prospetto molto interessante per il trattamento di palla abbinato ai 2.03, ma è ancora molto grezzo e deve senz'altro irrobustire il suo fisico magro magro per reggere meglio i contatti.
Se imparerà ad attaccare di più il canestro, potrebbe tornare utile anche Boris Diaw, che al suo secondo anno non ha ottenuto i progressi ed il minutaggio sperati, segno che deve ancora lavorare parecchio.
Il regista titolare è ad oggi Tony Delk, autentico journeyman della Nba, che porta i suoi 10 punti a partita e la sua esperienza, oltre alla voglia di sentirsi fiducia addosso viste le sue continue peregrinazioni da un team all'altro. Altrettanti punti li segna il suo cambio, Tyronne Lue, arrivato da Houston in cambio di Jon Barry; l'ex Laker è anche il miglior produttore di passaggi della squadra da quando è arrivato anche se i suoi 4.6 assist a partita non sono numeri da urlo. Kenny Anderson completa il reparto e prima di infortunarsi stava dando un contributo limitato di 5 punti e 2.6 assist ad incontro.
Se la posizione di play non ha ancora un aspetto definitivo, quella di centro è quasi completamente assente: Jason Collier è grande e grosso ma non è certo un combattente, mentre non è futuribile Kevin Willis, tornato probabilmente agli Hawks solo per ritirarsi con quella maglia a fine anno. Da aggiungere alla lista ci sarebbe anche Pregdrag Drobnjak, giocatore che però preferisce girare al largo dall'area verniciata ed ottimo tiratore da dietro l'arco.
Il calderone sopra descritto è in mano a Mike Woodson, come già detto fresco vincitore del titolo come assistente a Detroit, il quale ha accettato questa scommessa, che lui prevede di portare a termine in maniera vincente, ovviamente non da subito.
"Quest'anno si sta solo verificando quello che avevo previsto", ha dichiarato, "E' tutto nuovo; abbiamo una nuova proprietà , nove facce nuove nel roster, un nuovo coaching staff. Dobbiamo solamente crescere. Stiamo pagando l'inesperienza dei giovani, che mi stanno tra l'altro soddisfando, perché giocando si divertono, spesso si trovano avanti nel punteggio ma non sono ancora capaci di mantenerlo. Sono comunque fiducioso perché stiamo giocando meglio rispetto ai primi mesi di regular season."
Woodso, nonostante il brutto record, non è pentito della scelta fatta: "Billy Knight (il presidente della squadra) mi ha dato tutte le assicurazioni necessarie in fase di accettazione dell'incarico, che senza di esse non avrei preso in considerazione. C'è modo di lavorare con tranquillità ed io mi sento a mio agio, abbiamo spazio abbondante sotto il salary cap quest'estate e credo che riusciremo ad invertire i trend perdenti delle ultime stagioni."
Riusciranno dunque i nostri eroi a far arrivare il pubblico alla Philips Arena? Riusciranno a costruire una squadra che non tradisca ancora una volta le aspettative e che giochi bene non solo l'ultima parte del campionato? Riusciranno i giovani Smith, Childress e a sviluppare il proprio talento ed a diventare le pietre angolari della rifondazione, facendo tornare il team come ai tempi di Dominique Wilkins?
Mike Woodson è atteso a dare una risposta a tutte queste domande.
L'unica cosa certa che anche lui sa, è che tutto questo non sarà una passeggiata.