L’Okafor che non ti aspetti

Okafor è il migliore dei Bobcats per punti e rimbalzi…

Adesso lo si può davvero dire"Quanto lontana è Atene!

Certamente in termini chilometrici la capitale della Grecia e sede dell'ultima edizione dei giochi olimpici è davvero lontana dagli Stati Uniti, da una città  come Charlotte ad esempio, ma non è questo a cui ci si riferisce in questo caso.

Atene appare sempre più distante dalle mappe di navigazione del carrozzone NBA perché a soli sei mesi di distanza da quella sfortunata spedizione olimpica, i verdetti espressi sembrano avere preso ben altre direzioni alla prova del campo professionistico.

Qualche esempio?

Presto detto.

Chi sono stati i migliori esponenti della spedizione? Azzardiamo un Carmelo Anthony? Se la risposta corrisponde a quanto avete pensato, bisogna ammettere che la stagione del secondo miglior rookie del 2003/04 non è stata fino ad oggi degna del suo ottimo primo anno.

Quali sono state le delusioni maggiori (fra le altre..)? In questo caso dovremmo parlare di Lebron James la cui attuale condizione non ha bisogno di essere commentata, di Amare Stoudemire che certamente non sta ancora in ambito da MVP, ma che sta dimostrando grinta e voglia sufficiente per essere nell'elite assoluta dei lunghi della lega e di Emeka Okaforche ad Atene ha svolto il ruolo di bella statuina e che ad oggi è semplicemente l'uomo simbolo degli Charlotte Bobcats.

Bisogna proprio ricredersi su questo ragazzo. Raramente un giocatore prima scelta NBA è stato preceduto nel suo salto verso quello che molti chiamano il piano di sopra, da così tanti dubbi e perplessità .

In fondo a vedere oggi la situazione non c'erano molti motivi per dubitare delle capacità  di questo numero 50.

L'università  dalla quale proviene è U Conn, non certo l'ultimo ateneo in fatto di programma di Basket. Questi signorini infatti, sotto la guida del soprascritto centro si sono infilati al dito il titolo di NCAA Champion del 2004, con tanto di prestazioni granitiche proprio di Emeka che gli sono valse il titolo di MVP e la conseguente copertina del videogioco NCAA March Madness 2004.

Con un pedigree del genere, è chiaro che quando coach Brown ha avuto bisogno di pescare dei lunghi per la sua selezione abbia pensato al fresco prodotto del Connecticut, ma proprio in terra ellenica sono cominciati suoi guai.

In nazionale Okafor ha subito giocato poco, complice un continuo e fastidioso risentimento alla schiena, suo dichiarato tallone d'Achille, ma anche per la concorrenza dei fratelli grandi che certamente non vedevano di buon occhio una sostituzione con un universitario taciturno e "magari" sopravvalutato.

E' così che sono cominciate le voci sulla mancanza di personalità  dell'atleta classe 1982 che, come spesso accade in una lega di superego sparsi un po' qua e po' là , è stato preso per un giocatore senza nerbo piuttosto che essere reputato semplicemente come un ragazzo molto ben educato, forse un po' timido, sicuramente dalla cultura di base superiore alla media.

Se a questo dato vogliamo aggiungere che al termine del percorso olimpico, la franchigia che aspettava le prestazioni di Okafor era una delle candidate ad essere la peggiore di sempre, ecco che non deve essere stato poi troppo tranquillo il periodo autunnale dell'ex Huskies.

Ma come si è ricordato prima, i verdetti di Atene 2004 non sono stati sempre attendibilissimi in chiave di futuri andamenti ed ecco che con l'inizio di stagione regolare si è visto da subito un Okafor un po' sopra le righe e sopra le previsioni, anche le più ottimistiche, di tanti e tanti scout.

Il numero 50 è stato schierato da coach Bernie Bickerstaff nel ruolo naturale di ala grande piuttosto che nello spot di numero 5, potendosi così dedicare al rimbalzo piuttosto che all'intimidazione pura.

Questa prima mossa ha dato immediatamente un grosso apporto alle speranze di questo giocatore, da subito scaricato da un compito fisicamente molto pressante.

In cambio, la risposta che il campo ha regalato alla dirigenza della neo nata 30esima squadra NBA è stata una continuità  di rendimento e una capacità  di strappare palloni sotto le plance davvero notevoli.

In poche partite, Okafor si è immediatamente inserito nella classifica degli specialisti della doppia doppia. In sostanza questo longilineo signore da 2.08 per qualcosa più di 113 chilogrammi ha trovato nel rimbalzo la sua vera ragione d'essere nella lega più difficile del mondo.

Nelle prime 37 partite della stagione fino ad oggi disputate dai Bobcats, Okafor è stato per 16 volte il miglior marcatore dei suoi, unendo ai punti che di media sono 15.3 a serata, la cifretta di 11.3 rimbalzi a partita.

Tanto per intendersi, Okafor segna molto per un giocatore della sua stazza e della sua tecnica (tutta da migliorare la meccanica di certi movimenti, ma su quale base!) perché va a rimbalzo come pochissimi altri sul campo.

Seconde occasioni vogliono dire punti più facili, per se stessi e per gli altri giocatori che vestono i medesimi colori.

Alle cifre sopra ricordate, vanno quindi aggiunte quelle più importanti: adesso come adesso, quest'ala grande è la prima nella NBA per rimbalzi d'attacco, 4.1 a serata, prima anche di Tim Duncan e prima di Kevin Garnett, gli unici che peraltro lo sovrastano come numero di doppie doppie (26 fino ad oggi).

Non si tratta quindi di cifre raccolte giocando solo per se, oppure di punti trovati ramazzando nella spazzatura delle partite. Okafor ad oggi è certamente uno dei fattori nel reparto lunghi della Eastern Conference, un go to guy di sostanza e dalla capacità  di leadership tutta da scoprire.

I suoi compagni guardano sempre più spesso a lui per migliorare ulteriormente un record di squadra che ad oggi parla di 8 vittorie e 29 sconfitte, tutto sommato neppure una caporetto se si va a guardare i giudizi che si esprimevano solo poche settimane fa, riguardo a questa franchigia.

Anche se non si chiama James o Anthony, quest'ala grande vincerà  senza difficoltà  il titolo di rookie dell'anno, è una previsione sulla quale si può anche azzardare un pronostico secco, perché è un giocatore fatto per piacere agli allenatori: piace la sua etica del lavoro, piace la sua attitudine in campo che tanto ricorda David Robinson piace il linguaggio del corpo che mette in area pitturata e la facilità  di trovarsi nel momento giusto al posto giusto, paragonabili a quelle dei Ben Wallace e degli Elton Brand.

Il futuro di Emeka Okafor è legato certamente a quanto resisterà  la sua schiena, a quanto crescerà  il valore dei suoi compagni e a quanto bene lavorerà  il suo agente. Non è da dimenticare infatti che probabilmente Okafor non sarà  un Bobcats a vita e le voci sul fatto che squadre come i Lakers, i Knicks o Portland lo osservino non senza un po' di bramosia sono già  circolate fra gli addetti ai lavori.

Per ora sono voci, ma se qualche squadra ha denaro da spendere e bisogno di rimbalzi, l'indirizzo al quale presentarsi è noto.

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